Archive for category Viaggi
Montagna diversa
“Se sei in cerca di angeli o in fuga dai demoni, vai in montagna”
(J. Rasley)
Per me Val Rendena significa soprattutto accesso al Brenta, una delle montagne più ricorrenti della mia esistenza. Sul Brenta ho fatto la prima escursione alpina con Francesca (ancora mi odia per quei mille metri di dislivello), sul Brenta ho percorso le splendide Bocchette, sul Brenta ricordo un’epica ed agognata salita parrocchiale al Croz dell’Altissimo organizzata, si fa per dire, dal mitico Ceschino.
Quest’anno niente Brenta, ma un breve soggiorno nella più mondana Madonna Di Campiglio, ammirando da lontano le cime spigolose e granitiche, raccontando a mio figlio le gesta eroiche dall’arrampicatore che fui. Un po’ come i vecchi quando incontrano i nipoti e li ammorbano con le storie della guerra.
È stata l’occasione per vivere la montagna in una dimensione diversa, pascolando tra laghetti e torrenti, coltivando l’entusiasmo per la cabinovia, inventando favole che ingannassero le salite o progettando picnic a base di panini.
Tra gli itinerari da annotare per la famiglia, segnalo il giro alle cascate di Vallesinella e l’ascesa al Lago Ritort.
Provenza e Camarga
“Il viola è nato un giorno di primavera in un campo di lavanda.
Deve aver cercato a lungo un luogo come questo dove i filari vanno dritti verso l’orizzonte come se fossero invitati a un ballo con l’infinito”
(F. Caramagna)
Nel mio immaginario la Provenza è sempre stata lavanda, bagnoschiuma e detersivi per le lenzuola. Invece c’è qualcosa di più. Panorami impressionisti, piccoli paesini usciti dai quadri, acque cristalline, calanques da cartolina, colline vivaci ed eleganti cittadine. E vicino alla Provenza c’è la Camargue, luogo selvaggio, dove natura e tradizioni popolari creano un microambiente unico e tutto da scoprire.
Le abbiamo girate per bene, concedendoci un po’ di mare, ma soprattutto assaporando questi luoghi insoliti, permeati di tranquillità e armonia. Un tour denso, ma a ritmi blandi, che ci ha permesso di scoprire territori nuovi ed affascinanti.
Lasciando perdere la Costa Azzurra, troppo caotica e stipata per i miei gusti, annoto alcuni luoghi che ci sono piaciuti.
Le Gole di Verdon è il canyon più profondo d’Europa. Nulla da invidiare alle moltissime forre delle nostre Alpi, ma impressiona per la sua vastità ed estensione: oltre venti chilometri, con precipizi fino a settecento metri. Il canyon termina nel lago balneabile di Santa Croce. Ci sono decine di percorsi, ma due indicazioni per visitarlo sono la salita a piedi al Point Sublime, oppure la strada panoramica da fare in auto, la Route de Cretes.
L’ancestrale Avignone, città dei papi, con i suoi edifici storici ed il suo centro vivace, mi seduce per la sua tranquilla eleganza.
L’arena di Arles è la sineddoche stessa di Arles. In alcune immagini sembra di vedere Verona e viene il sospetto che oltre all’anfiteatro romano non ci sia altro da vedere. Invece la piccola città offre una bellissima passeggiata attorno alle mura che fiancheggiano il Rodano e tante piccole piazze stipate di locali.
Gordes è un minuscolo borgo arroccato, una piccola Matera français (si dirà così?), che affascina da lontano e che si esaurisce presto quando arrivi vicino. A pochi chilometri da questo villaggio completamente costruito in pietra, sorge l’Abbazia di Senanque, icona culto per i campi di lavanda.
Roussillon è invece il villaggio rosso, interamente consacrato all’ocra. Ed oltre al piccolo borgo, proprio il sentiero dell’ocra merita di essere percorso e contemplato al tramonto.
Aigues Mortes è la cittadina fortificata simbolo della Camargue. Una perla alla foce del Rodano, alla quale si arriva dopo una strada sterminata tra lagune, prati selvaggi, mandrie di cavalli bianchi tipo Badedas e fenicotteri rosa. Dalle mura della città s’intravedono le stupende saline rosa.
Eza, sulle Alpi Marittime e sul tragitto nei pressi del confine, è un piccolo villaggio abbarbicato tra mare e montagna. Minuscole viuzze medievali che conducono ad un giardino di enormi piante grasse sulla sommità del cucuzzolo.
La nostra base è stata al mare, a Ensuès la Redonne, nella zona protetta delle clanques, vicino a Marsiglia. Acque fresche, pulite, ideali.
Tra vento e mare
“La costa della Cornovaglia gareggia in bellezza con la Costa Azzurra.
Manifestai questa convinzione all’amico Hercule Poirot, e mi sentii rispondere:
«Le tue asserzioni sono poco originali, caro Hastings»”
(A.Christie)
Abbiamo trascorso due settimane di agosto in una parte d’Inghilterra generalmente poco nota. Devon, Dorset, Cornovaglia… insomma tutti posti dove il trambusto delle grandi città è sconosciuto, dove sono le maree a scandire i ritmi del tempo, dove la frenesia lascia il posto alla meditazione, dove le colline ospitano foreste inviolate e le falesie abbracciano prepotentemente il mare.
Una vacanza strepitosa, seppur accompagnata spesso dal vento e dalla pioggia. Ma l’Inghilterra è soprattutto questa: il sole che lascia d’improvviso il posto all’acquazzone, oppure la schiarita che dirada le nubi e riscalda inaspettatamente la giornata.
Bath. Il nostro viaggio inizia poco a sud di Bristol, a Bath. Le terme romane sono la principale attrazione di questa graziosa cittadina, atipicamente inglese. Il Pulteney Bridge, che sormonta il fiume Avon, ricorda vagamente il Ponte Vecchio di Firenze. Una città georgiana, dove si respira un vento di storia italiana.
Stonehenge. L’abusata espressione “cerchio magico” assume tra questi megaliti un significato appropriato e pragmatico. Il sito neolitico si trova in mezzo al nulla assoluto, generando mistero nel mistero. Non è un monumento strabiliante, ma è uno di quei posti che sarebbe un peccato ignorare.
Salisbury. Una maestosa cattedrale di architettura medievale, con la torre campanaria più alta della Gran Bretagna e il secondo orologio funzionante più antico del mondo. Il primo è a… Chioggia.
Swanage – Old Harry Rocks. Raggiunta finalmente la Jurassic Coast sulla Manica, le Old Harry Rocks rappresentano uno dei luoghi più imponenti ed emozionanti di tutto il viaggio. Una scogliera di gesso bianco, che fa ben intendere il significato di “Perfida Albione”, appare così imponente da togliere ogni parola. Ci sono due leggende riguardanti il nome. La prima sostiene che il diavolo, storicamente ed eufemisticamente chiamato “Old Harry”, abbia dormito su queste rocce. La seconda attribuisce il nome ad Harry Paye, celebre pirata della zona che qui nascondeva la sua refurtiva.
Sul pendio in bilico, il vento ed il mare sono una cosa sola. Si prova una delle sensazioni più appaganti della vita: guardare l’orizzonte sterminato, respirare l’odore del mare e sentire il vento violento che schiaffeggia il viso.
Per arrivare alla scogliera si percorre un sentiero di circa venti minuti. All’inizio del sentiero, nascosta nella direzione opposta, c’è la fattoria Manor Farm che offre qualche ottimo piatto frugale. Ho mangiato un toast strepitoso con brie e marmellata di mirtilli.
Weymouth. È una nota città di villeggiatura, ricca di locali e lunghe spiagge. Attraverso un lungo ponte si può raggiungere l’isola di Portland, col suo imponente e caratteristico faro. Qui inizia la Chesil Beach, una distesa di sabbia e pietre, lunga quasi trenta chilometri. La zona del porto è un angolo di Maine in terra inglese.
In caso di bambini al seguito, a Weymouth c’è un sealife meraviglioso e ben curato.
Abbotsbury. Nelle immediate vicinanze di Weymouth, su una collina che domina la Chesil Beach, c’è un gioiello del quattordicesimo secolo, la St Catherine’s Chapel. Si erge sulla sommità del colle completamente isolata, costruita interamente con calcare giallo locale. Basta vederla da lontano per capire perché i monaci l’avessero costruita per i loro pellegrinaggi e meditazioni.
Prima di arrivarci, una signora del posto ci dice che l’acustica all’interno è fantastica e che vale la pena cantare. Improvviso l’Ave Maria di Shubert in latino, tanto non mi conosce nessuno. Un successo.
Poco più a ovest, la Spiaggia di Burton Bradstock, ospita l’Hive Beach Cafe, dove si possono gustare ottimi piatti a base di granchio.
Exeter. Per raggiungere la città percorriamo la lunga A395, attraverso il Parco Nazionale di Dartmoor. Non solo coste, ma anche foresta dunque. A causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, la storia di Exeter è riassunta unicamente nell’enorme cattedrale gotica. Anche qui, in caso di bambini al seguito, il grande zoo può rappresentare una valida alternativa nelle giornate più uggiose.
Newquay. È il paradiso dei surfisti. La cittadina sovrasta tre distinte scogliere che terminano su tre spiagge arate dalle onde. Pullulano i locali, tra cui segnalo il Fort Inn per la spettacolare terrazza sul mare e la qualità dei piatti sopra la media.
Marazion. Dall’altra parte del Canale della Manica rispetto a Mont Saint Michel, c’è St Michael Mount. Proprio così… è la versione inglese dell’omonima abbazia francese. Un altro monastero dedicato a San Michele e costruito sempre dai Benedettini, su un’isola raggiungibile a piedi dalla terraferma con la bassa marea. Ho scoperto che dovrebbe simboleggiare il rapporto dicotomico della religione: bene e male che continuamente uniscono e dividono Dio e l’uomo.
Botallack. La punta estrema della Cornovaglia ospita anche le storiche miniere di stagno, in uno scenario sconfinato e silenzioso. I ruderi ed i comignoli delle fabbriche d’estrazione sormontano i prati a picco sul mare. Proprio qui (in particolare a Wheal Owles) è stata girata la serie tv Poldark, che ha reso celebre la zona.
Padstow. È un bellissimo villaggio di pescatori che ancora una volta ricorda i porti e le baie del Maine. Molti negozi e ristoranti ne fanno una meta turistica ormai nota.
Lynton e Lynmouth. Uno, anzi due, dei villaggi più strani di questa vacanza. Lynton raggruppa una manciata di case sopra una rupe in mezzo ai boschi. L’impressione è di stare in alta montagna. La funicolare ad acqua Cliff Railway collega Lynton a Lynmouth, il villaggio sul mare.
Tintagel. Il castello medioevale è noto per aver dato origine alla leggenda di Mago Merlino. Le rovine che sovrastano un promontorio sul mare sono raggiungibili attraverso uno spettacolare ponte tibetano. Il vento dell’oceano soffia violentemente sui ruderi, rendendo il luogo ancor più suggestivo e affascinante.
Dunster. È una piccola cittadina a pochi chilometri da Bristol, nota per il suo castello che domina il villaggio. Vale decisamente una sosta.
Cleeve Abbey. Ultimo appuntamento prima di concludere il nostro tour ad anello. Questa abbazia cistercense si trova nel mezzo della campagna inglese e risale al XII secolo.
Sardegna per tutti
“In Sardegna, tra gente rimasta appartata e quasi isolata dal resto del mondo, si prolunga,
più che nelle altre regioni, una facoltà primitiva di mescolare la realtà alla leggenda e al sogno”
(G. Piovene)
La Sardegna sta al mare come il Roland Garros sta al tennis, come il tartufo bianco ai tuberi, come Chiellini all’arte del ferro battuto. È la regina incontrastata delle vacanze nel Mediterraneo, isola aspra e accogliente, carica di contrasti, di venti e di ottimo pesce.
Abbiamo raggiunto spiagge bellissime ed affollate, come Cala Luna, Cala Sisine, Cala Goloritzè, Cala Mariolu. Ma anche luoghi più schivi e pregni di mistero, ignorati dal turismo estivo e dimenticati dalle grandi rotte. Su tutti la cittadina di Posada, con le sue ripide viuzze e la sua rocca millenaria.
Luoghi magnifici, forse un po’ troppo ingombri di gente in estate. Ma la Sardegna si sa adattare ad ogni esigenza, coniugando insieme anche le richieste più diverse.
In camper con papà
“Da bambino andai in un campeggio estivo per bambini di tutte le religioni. Così fui picchiato da bambini di tutte le religioni”
(W. Allen)
Nella filmografia americana sono numerosi gli incipit in cui due padri, senza mogli e con un weekend davanti, se ne vanno in capeggio da soli con i figli. Di solito poi arrivano fiumi di birra e barbecue, oppure, nei film più tragici, dopo aver montato la tenda si sentono gli ululati dei lupi o i colpi di pistola di un criminale in fuga.
A noi non è accaduto nulla di tutto ciò. Ma è stata l’occasione per mostrare al mio piccolo la vita in camper, i letti che appaiono e scompaiono, il bagno nell’armadio, la cucina minuscola che funziona davvero. Il tempo infame non ha cancellato l’entusiasmo di due giorni “in camper con papà.
Sangue austriaco
“Per noi, che ci troviamo sulla soglia di nuovi imperi, la vecchia Austria è come un fossile,
dai cui reperti ossei si può indovinare la struttura di un mondo d’altro genere:
un mondo che è alle spalle della modernità ma che forse ritroveremo ancora al di là di essa”
(E. Jünger)
Baù potrebbe derivare da una modificazione dialettale dell’aferesi di nomi germanici contenenti la radice bald modificata in baud. A Montemerlo, in provincia di Padova, in un atto del 1289 si legge che un certo “Nicola figlio del fu Oberto Baudus, del fu Naso di Cane, è teste in una controversia” e a Gallio, in provincia di Vicenza, un’ambasceria al Cardinale Gregorio Barbarigo del 1669 sentenzia “…Domenico e Bartolomeo Baù di Stocharedo, colonnelli di Gallio, zelosi della maggior gloria di Dio et propria salute…“.
Non c’è dubbio che Baù affondi le proprie radici nel Veneto. A me però hanno sempre raccontato che l’origine autentica del cognome giungesse dall’Austria. La leggenda che si tramanda in famiglia è che alcuni Bauer (lett. contadino) austriaci si fossero stanziati nella notte dei tempi sull’altopiano di Asiago. Nei secoli il nome venne troncato dall’accento: Bauer, Bau’, Baù.
Sarà per questo, ma ho sempre preferito l’Austria alla Germania. Nei paesaggi, nella cucina, nelle competizioni sportive.
Quest’estate siamo stati nell’austriaca Nauders, appena dopo il Passo Resia. Luogo calmo e tranquillo, lontano dalla frenesia estiva delle montagne italiane. Luogo paesaggisticamente affascinante, ricco di posti da vivere e anche da visitare. La fortezza Altfinstermünz sul fiume Inn, che fungeva da dogana tra Austria e Svizzera, il castello al centro del paese, i laghi Nero e Verde ed il cippo dei tre confini, il parco Goldwasser. Per non parlare della vicina Val Venosta col lago di Resia, l’abbazia di Monte Maria ed il parco Watles, il gioiello della piccola Glorenza. Bei posti.
In centro a Nauders si mangia ottimamente da Lowen. Almeno qua, hanno imparato anche loro a cucinare.
You‘ll never walk alone
“Innanzitutto, l’emozione! Soltanto dopo la comprensione”
(P. Gauguin)
Quando ho detto agli amici che sarei andato a Liverpool, le reazioni sono state di due tipi. Quella più timida ed educata è stata: “Ma dai, davvero? E cosa c’è da vedere?”. Quella meno forbita, ma assai più diretta, è stata invece: “A Liverpoooool? Che cazzo c’è a Liverpool?”
“Nulla di particolare” è la scontata risposta. A volte per viaggiare non è necessario inseguire un luogo meraviglioso, un celebre museo o un monumento importante, un’attività o un evento a cui partecipare. A volte è sufficiente rincorrere delle sensazioni. Avevo semplicemente voglia di respirare l’atmosfera delle città inglesi, di bere birra in un pub, di osservare gente che mangia hamburger ad ogni ora o che trascorre le mattinate da Starbucks. Avevo voglia di vedere i taxi neri bombati con la guida a destra, di mangiare salse all’aglio e di respirare l’inconfondibile fetore british dei marciapiedi della perfida albione.
Una passeggiata nello splendido Albert Dock, antico porto riesumato e divenuto patrimonio Unesco, un giro tra i pub vicini al Cavern (locale di debutto dei Beatles) e la visita obbligata al tempio del calcio di Anfield. Poi un veloce assaggio della vicinissima Manchester, col suo condensato centro storico ed il mitologico Old Trafford. Tutto qua, e per me è stato bellissimo.
Toscana, non solo mare
“La Toscana è paesaggio magico dove tutto è gentile intorno, tutto è antico e nuovo”
(C. Malaparte)
Una rapida vacanza in Toscana, tra mare e qualche borgo. Cecina, Bolgheri e Volterra.
Allego qualche scatto di questo piacevole e tranquillo soggiorno.
A spasso per Folgaria
“La montagna dovrebbe servire per salire, ma anche, e soprattutto, per discendere. Verso la gente”
(A.Bevilacqua)
Per me Folgaria è un luogo semplice. Amo la sua comodità, poiché è vicina e facile da raggiungere, e la sua duttilità, visto che offre opportunità di svago sia in inverno che in estate.
Ecco qualche foto di un breve soggiorno estivo. Oltre al piccolo scalatore, da annotare il semplice e breve percorso del biotopo di Ecken e l’eccellente cucina del Maso Spilzi.
L’inverno caldo
“I giochi dei bambini non sono giochi,
e bisogna considerarli come le loro azioni più serie”
(M. De Montaigne)
La cosa più bella di un doppio weekend sulla neve è stata giocare con Gabry. Rimango ogni volta esterrefatto per come interpreta il divertimento. Mi stupiscono le sue scelte originali ed inconsuete, tipiche dello sguardo semplice e genuino di un bambino. Io scenderei dalle scarpate col bob, lui invece pretende di lanciarlo in discesa vuoto, senza passeggeri. Io scaglierei ovunque le palle di neve, lui adora raccoglierle e collezionarle gelosamente.
Sono stati giorni di sole, di quelli belli. Ovunque il bianco accecante della neve, sotto un cielo che più azzurro non si può. A Folgaria abbiamo scoperto la tranquillità del Passo del Tuono, appena dopo il caotico Passo Coe. Si fa sci di fondo, ma è abbastanza agevole trovare spazio per giocare con i bimbi al sole.
A Cavalese abbiamo invece trovato stupendo il Passo Oclini, poco dopo Passo Lavazzè. Tra Corno Bianco e Corno Nero si estende un piccolo comprensorio sciistico con agevoli impianti di risalta anche per slitte. Da qui parte un tragitto in falsopiano che porta in meno di un’ora allo splendido Rifugio Gurndin, dove si mangia magnificamente.
Per la sera, a Cavalese segnalo l’ottimo ristorante Costa dei Salici.
Per una volta, un inverno caldo.