Archive for category Varie
Una doccia fredda?
“Le canzoni evolvono anche dopo che sono state scritte.
Si può cambiare il loro significato anche solo cambiando il volume”
(B. Harper)
Qualche giorno fa mi trovavo a Liverpool. Stavo facendo la doccia e, come spesso mi accade sotto il getto d’acqua, cantavo a caso le prime canzoni che mi capitavano per la testa. Funziona così: si passa da un genere all’altro senza terminare la canzone e ovviamente senza rispettare i testi. Dai Beatles a Gazzé, da Al Bano ai Depeche Mode, da Springsteen a Renato dei Profeti. Mi piace anche trovare i parallelismi tra le melodie pop e i canti di chiesa. Per esempio “Io amo” di Leali si può sovrapporre senza difficoltà a “Il tuo popolo in cammino”.
Cantavo, dicevo, e mi è tornato alla mente un vecchio brano di Zucchero, Madre dolcissima. Lo conosco da anni, ma all’improvviso mi sono accorto che l’interpretazione che ne ho sempre dato poteva essere perfettamente ribaltata.
La frase “Ti amo perché ne ho bisogno, non perché ho bisogno di te” ho sempre pensato che avesse un significato ostile: “ti amo perché devo pur amare qualcuno. Non ho affatto bisogno ti te, ma mi serve qualcuno da amare e ora ci sei tu, quindi prendo te. Ma se ci fosse un’altra persona, amerei lei. In pratica ti sfrutto per soddisfare il bisogno d’amore”. Invece la stessa frase potrebbe essere letta in maniera opposta e decisamente più amorevole: “ti amo e questo desiderio va oltre il bisogno materiale che posso avere di te. Ti amo perché è inevitabile amarti, non perché mi servi”.
Poi non ho dormito chiedendomi se questo dualismo interpretativo era voluto da Zucchero, oppure se necessito di psicofarmaci.
Due Bale
“È il mio corpo che cambia nella forma e nel colore è in trasformazione”
(Litfiba, Il mio corpo che cambia)
Uno dei miei attori preferiti è Christian Bale. Al di là dei film e delle sue capacità interpretative, mi intriga essenzialmente per due motivi.
Il primo è che rientra tra quelle persone alle quali mi piacerebbe assomigliare se potessi scegliere il mio aspetto fisico. È un gioco stupido, ma spesso mi ritrovo a ad osservare la gente, personaggi famosi o individui qualunque, e mi chiedo se farei un cambio nell’aspetto fisico. Ecco, con Christian Bale farei volentieri il cambio.
Il secondo è che ha una dota particolarissima, spaventosa e senza eguali. È in grado di ingrassare e dimagrire a comando in maniera impressionante. Lo fa per esigenze di scena, per interpretare i vari ruoli, ma fa davvero paura.
Eccolo in tre immagini assolutamente vere: com’è solitamente, da magro e da grasso.
Che la fine di un giorno
Non sapevo che oltre ad essere un’esilarante artista comica, l’attrice Anna Marchesini si dilettava anche nella scrittura di poesie. Così, per caso, ho trovato questi versi che fanno riflettere sul concetto della morte. Boh, la poesia mi è piaciuta e mi ha ricordato una amico che non c’è più.
…Che la fine di un giorno
è l’unica possibilità di vita
dell’altro;
Che il buio e la luce non sono che
due diverse condizioni
del sole
…Che la notte conserva
sotto la coltre tutto
lo splendore
dei bianchi e dei gialli
e
…Che la luce copre la notte,
senza dimenticarla:
come una bestia,
la sua preda
e solo…
se la magia del giorno
è un breve furto di tempo
perpetrato mille volte mille
al traguardo finale,
Credo che tutto ciò che di
assoluto, e di sovrumano
ha
la vita,
è una breve concessione della Morte.
Foto copia
“Una bella fotografia racconta una storia, rivela un luogo, un evento, uno stato d’animo, è più potente di pagine e pagine scritte”
(I. Allende)
Mi ha sempre affascinato la fantasia di prendere delle fotografie vecchie e rifarle uguali, a distanza di anni, esattamente con le stesse inquadrature e le stesse circostanze del passato. Non c’è una ragione. Mi intriga l’idea di assistere esattamente a come sono cambiati i luoghi, la curiosità di sorridere rivedendo in che modo sono invecchiate le persone. Un modo come un altro per partecipare all’inesorabile ed incantevole spettacolo del tempo che scorre.
Inutile dire che non l’ho mai fatto seriamente, limitandomi ad andare nel tal via o nella tal piazza con una vecchia foto tra le mani, riposizionandomi più o meno dove stava il fotografo dell’epoca.
Come dice Gianluca, però, “qualcuno ha sempre la tua stessa idea, di solito prima di te”. Girando in internet si trovano decine di iniziative di questo tipo. E se da un lato soffro per l’orgoglio ferito di non esserci riuscito, dall’altro mi gusto avidamente queste foto, che trovo molto divertenti.
Altre foto qua: http://www.videonews24.it/top/8364/30-foto-dinfanzia-ricreate-anni-dopo
Il coraggio di vivere
“Talvolta ci vuole coraggio anche a vivere”
(Seneca, Lettere a Lucilio)
Leggendo il libro Wondy di Francesca Del Rosso, mi è saltata agli occhi questa citazione di Seneca. La prima cosa che ho pensato è che al liceo c’avrei scritto sopra un poema. E come sempre, avrei anche preso un bel voto. Con lode alla profondità d’analisi ed alla pertinenza delle argomentazioni. Menare il can per l’aia era la mia specialità e ne vado fiero.
Mi è saltata agli occhi, dicevo, leggendo un libro prima del sonno. Ho perso metà della nottata a meditarci sopra e a capirne il significato. Alle 2.30 ero ancora fermo su “talvolta”. Però è impossibile fare come al liceo. È impossibile commentarla, scomporla, confutarla o contestualizzarla: troppo intima e soggettiva, troppo personale e riferibile alle vite di ciascuno.
Mi limito a dire che la trovo vera, potente, bella.
Giano bifronte
“La struttura profonda della mia personalità è sempre bicefala: sono bicefalo e doppio”
(S. Dalì)
Si sa. Il mese di gennaio eredita il nome dalla divinità romana Giano.
Giano, dio bifronte, è sempre raffigurato con la doppia testa. Le sue statue venivano poste in prossimità di porte e ponti, poiché rappresentava l’entrata e l’uscita, il passaggio da una parte all’altra. Vigilava sugli ingressi e contemporaneamente sulle uscite, custodiva i passaggi dentro e fuori. Custode della transizione.
Non a caso Giano è collocato nel mese di gennaio. Perché, come in un ponte, guarda da entrambe le parti del guado. Gennaio, un varco obbligato tra passato e futuro. Guardando con fiducia al futuro che avanza, ma anche con memoria al passato che scorre.
Il Natale quando arriva, arriva
“E anche questo Natale… se lo semo levati dalle palle”
(R. Garrone, Vacanze di Natale)
Il Natale è sempre il giorno più retorico dell’anno. Io che non sopporto le frasi fatte e i gingle rancidi, spesso soffro come un cane con i botti di capodanno. Ma tre cose rendono veramente triste il Natale. Le code agli autolavaggio nel giorno della vigilia, i panettoni messi a scaldare sui termosifoni e i tappi dello spumante, appuntiti col coltello per ricacciarli nella bottiglia al termine del banchetto.
Ecco, il Buon Natale si misura anche da questi indicatori. All’anno prossimo.
Gocce di memoria
“Sono gocce di memoria queste lacrime nuove.
Siamo anime in una storia incancellabile.
Le infinte volte che mi verrai a cercare nelle mie stanze vuote…
Inestimabile.
È inafferrabile la tua assenza che mi appartiene.
Siamo indivisibili, siamo uguali e fragili.
E siamo già così lontani.
Con il gelo nella mente, sto correndo verso te.
Siamo nella stessa sorte, che tagliente ci cambierà.
Aspettiamo solo un segno, un destino, un’eternità.”
Un abbraccio forte Lele, come quelli che non sono mai riuscito a darti.
Mens sana in corpore sano
“Si stabiliscono molte più simpatie e antipatie tra esseri umani basate sugli odori di quanto non sia disposta ad ammettere la nostra cultura dei deodoranti e dei dopobarba”
(A. Comfort)
Anni fa, con l’amico Lele, eravamo soliti canzonare suo nonno, il miliare Carlo, per essersi spruzzato sulle ascelle il Pronto mobili. Sua moglie, la nonna Carla, aveva erroneamente posizionato l’appretto nel mobiletto dove tradizionalmente risiedeva il deodorante pour homme. Fu così che il nonno Carlo, ligio alle abitudini ed alla cura del corpo, completò la sua toeletta profumandosi con lo spray per la mobilia. Gli chiedemmo se aveva se ascelle in ebano, o se volesse semplicemente proteggersi dalla polvere. Eravamo idioti, lo so perfettamente.
Il Carlo però aveva ottant’anni. Io ne ho quaranta e la scorsa settimana mi sono cosparso il corpo con il doccia schiuma, invece della crema Nivea. Galeotta fu la dicitura sulla confezione “altamente nutriente per una pelle vellutata”. Ho notato da subito uno strano effetto schiumeggiante, che a distanza di ore si è commutato in una patina impenetrabile. Non domo della stranezza, ho replicato il trattamento il giorno successivo. Per fortuna non ho nipoti irriverenti pronti a prendermi in giro.
“
Da Treviso col furgone
“Quando il vino entra, esce la verità”
(B. Franklin, Almanacco del Povero Riccardo)
Se in questo blog esistesse la sezione “scorribande”, quest’avventura rientrerebbe a pieno titolo nella categoria.
Vagare per i colli trevigiani con un furgone carico di damigiane è un’esperienza che ogni uomo, per dirsi veramente tale, dovrebbe provare almeno una volta nella vita.
Partiti di buonora da Verona, siamo approdati a Guia, alla cantina Guizzo, dopo aver sbagliato strada almeno quattordici volte. Colpa dei navigatori, sia nel senso di “tom tom” che nel senso di quelli che stanno seduti di fianco ai piloti.
Alla cantina ci ha accolto il distinto signor Alberto, che tra una bestemmia e un agnus dei ci ha fatto capire che il mestiere del cantiniere non s’improvvisa in un attimo: se vuoi riempire una damigiana, dovresti almeno sapere quanto è capiente la damigiana, mentre se vuoi tappare la damigiana devi sapere che servono i tappi per la damigiana. Il figlio del signor Alberto, invece, sapendo che era un venerdì di quaresima, ci ha offerto un piatto di squisito salame nostrano, decantandoci al contempo le doti filosofiche dei suoi vini. Terminata la degustazione, e riempito il furgone in ogni ordine di posto, abbiamo affidato le nostre lasse membra alla Trattoria dell’Angelina. Ho fatto il figo, chiedendo notizie dell’Angelina, ma mi hanno detto che è morta qualche anno fa e che se ho bisogno posso rivolgermi educatamente alla figlia Marisa. Menu del carrettiere: cinghiale con polenta per me e il Nick, trippe per il Boz e il Pierci. Poche pretese e conto onestissimo.
La vera nota di colore del pranzo è stata però il commensale seduto al tavolo di fianco. Tal Aldo Rusticelli da Bologna, rappresentante di vini trevigiani per la Calabria, residente ormai da anni sulle spiagge di Tropea. Il simpatico imbonitore, dopo aver raccontato ogni sorta di stratagemma per vivere bene la vita, ha millantato di essere stato un famoso bomber della serie B negli anni ’70. Non abbiamo trovato giustificazione alle sue parole nelle raccolte ufficiali della Panini, ma ipotizziamo che la giustificazione possa abbondantemente ritrovarsi nelle brocche di Col Fondo che si è scaraffato durante il pranzo.
Lasciataci l’Angelina (o chi per lei) alle spalle, abbiamo girovagato a piedi per la sperduta frazione, prima di risalire a bordo e guadagnare il meritato rientro a casa. Bellissima giornata, che speriamo unanimi di ripetere negli anni a venire. Prosit.