Archive for category Politica

Nel nome del padre e del figlio e…

“Prendi tuo figlio, Isacco, va nel territorio di Moria
e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò”

(Genesi – 22, 2)

Nella vicenda MediaTrade non dev’essere andata proprio così. L’impressione però, è quella del padre che ha immolato il proprio figlio. Non tanto per conquistarsi i favori divini, quanto piuttosto per salvarsi le chiappe. Il rinvio a giudizio come il sacrificio sull’ara divina. In tribunale come di fronte all’altare.

La vicenda, nota, è quella della frode fiscale per i presunti fondi neri (circa 34 milioni di dollari, tollino più, tollino meno), scaturiti dall’acquisto gonfiato di diritti televisivi negli Stati Uniti. Rimane difficile credere che in questo caso il padre fosse all’oscuro, e che la spesa occulta fosse appannaggio esclusivo del figlio. Ma si sa, a volte le mancette settimanali sono  un po’ troppo generose.

Sarà interessante vedere se, come nel racconto biblico, il Creatore riconoscerà la buonafede di Abramo e rinuncerà al sacrificio di Isacco. Auguri Piersilvio.

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L’alternativa

“L’aspetto del morto rivela ancora quello che ha veduto.
Più a lungo viene descritto,
più il morto finisce per somigliare a una suppellettile”

(P. Handke – L’ambulante)

La domanda più interessante, che si è posta la sinistra italiana negli ultimi quindici giorni, è stata se annoverare o meno tra i propri simboli anche l’ottimo Steve Jobs.

Proibito parlare di risanamento della politica, vietato suggerire ricette per la crisi economica,  impossibile trasmettere un messaggio chiaro per apparire affidabili.

L’alternativa simbolica, per trovare un’identità credibile, è quella di rincorrere un manager americano col dolcevita nero, morto dall’altra parte del mondo.

L’alternativa dialettica, in assenza di argomenti più utili, è la discussione tra i sostenitori del suo spirito innovativo e progressista, e i critici del suo liberismo imprenditoriale macchiato di capitalismo.

L’alternativa morale, poiché in Italia tutto è eticamente inoppugnabile, ha visto il povero Steve trascinato qua e là per il raso della cassa. Dibattito avvincente, non c’è che dire.

E questa sarebbe l’alternativa di governo?

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Inter-not

Ma io mi vergogno… mi vergogno di essere italiano.
Il popolo italiano è diventato un branco di pecore stupide.
Io parlerò, non avrò paura”.

(Pio XI – da un udienza con Monsignor Tardini del 28 ottobre 1938)

 

Il ddl intercettazioni, in fase di approvazione al Senato, al suo articolo 1, comma 29, prevede che tutti i siti web siano obbligati a pubblicare una rettifica per qualsiasi contenuto, che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine.

Non parliamo di insulti, diffamazione o calunnie (circostanze, queste, che già prevedono gli argini  del Codice Penale per essere contrastate), ma di semplici affermazioni, anche oggettivamente certe e attendibili, che un soggetto possa ritenere dannose per la propria onorabilità. Se un ladro ruba, pur in presenza di prove o di flagranza di reato, non si potrà scrivere che “il ladro ruba”, perché il ladro stesso potrà ritenerlo lesivo della propria reputazione. Si badi bene che il giudizio di “lesività” non spetterà ad un giudice, ma unicamente alla parte (presunta) lesa.

Il popolo dei blog è in rivolta. I siti d’informazione pure. Wikipedia si è auto oscurato, avvertendo il visitatore che se non cambieranno le cose il sito verrà cancellato (provate a cliccare ora…).

Non credo, come Grillo ad esempio, che tutto ciò possa causare la chiusura della rete. Credo però che silenziosamente si stiano incubando i germi per la censura a tappeto dell’informazione. Se venisse approvata la legge è facile immaginare che chi vorrà fare informazione eviterà di toccare determinati personaggi o argomenti, se non altro per non impelagarsi inutilmente tra i rovi di questa assurdità.

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A PARER MIO – Federalismo all’italiana

Con la parola “federalismo” s’intende un insieme di entità autonome, legate tra loro dal vincolo di un patto comune. L’origine è dal latino “foedus” che significa appunto “patto”, “alleanza”.

Il federalismo politico e amministrativo rappresenta dunque un raggruppamento di soggetti (Stati, Regioni, Province o Comuni) che mantengono in diversi settori le proprie leggi particolari, ma che rimangono legati da una Costituzione condivisa e da un Governo comune. In particolare, nel dibattito politico italiano, federalismo è sinonimo di decentramento della gestione pubblica, e indica l’attribuzione ai singoli enti locali di una maggiore autonomia, nella riscossione delle imposte e nell’amministrazione delle proprie entrate e delle proprie spese.

Da decenni le tribune politiche e i giornali parlano della necessità di attribuire più autonomia ai Comuni, al fine di garantirne un miglior funzionamento. Il principio che sta alla base d questo pensiero è abbastanza semplice ed inconfutabilmente condivisibile: è molto più efficace assumere decisioni laddove ci sono i problemi; più la decisione è presa lontano dal problema, meno efficace sarà la sua ripercussione sul problema stesso.

I proclami di questa logica sacrosanta, gli appelli  e gli annunci di questa rivoluzione imminente, paiono talvolta stridere con la realtà dei fatti. Il sistema federale dovrebbe concentrare più potere e più risorse ai Comuni, cioè alle entità amministrative più radicate e “vicine” ai territori e alla popolazione. Ma nell’Italia reale si procede progressivamente al taglio dei trasferimenti verso i Comuni e al disboscamento delle loro risorse. Nella rubrica “Mondo Comune” di questo numero, è descritto con chiarezza il meccanismo che si sta instaurando. Formigoni, che è anche coordinatore per le Politiche Finanziarie delle Regioni, in riferimento all’ultima finanziaria aveva parlato di tagli di 1,5 miliardi per il 2011, di 4,2 miliardi per il 2012 e di  4,5 miliardi per il 2013 e 2014. Cifre riferite ai soli Comuni.

I numeri ballano, ed è difficile dare una somma esatta. Miliardo più, miliardo meno, la cosa certa è che i Comuni da alcuni anni stanno subendo, e subiranno sempre di più, continue diete dimagranti imposte dal dottore dello Stato. E anche Volta, vincolata dal Patto di Stabilità e vessata dalla riduzione dei trasferimenti, subirà lo stesso trattamento.

Questo non può costituire un alibi per gli amministratori, che devono comunque adoperarsi per gestire al meglio il bene pubblico. Può però servire ai cittadini per comprendere meglio la natura del federalismo… all’italiana.

 (Editoriale pubblicato su Voltapagina n.39)

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Laurea super breve

“Seduto nella tua stanza in canottiera in una calda notte estiva,
sigaretta penzoloni, è indubbiamente una follia, lo è sempre stata,
questa ricerca senza fine della verità definitiva che ci sfugge.”

(C. Bukowski)

 Bossi in canottiera aveva promesso che la manovra d’estate non avrebbe toccato le pensioni, pena la caduta del Governo.

Quindici anni fa il mio professore di Scienze della Politica mi rivelò che il Senatùr, durante la sua giovinezza, millantò per parecchie volte l’imminente laurea in medicina. Nelle valli varesotte Umberto era solito organizzare feste di laurea per gozzovigliare con gli amici, anche se da tempo non frequentava più aule, libri e professori. Dev’essere per questo che il leader leghista ha ceduto al ferreo principio de “le pensioni non si toccano” e ha concesso l’eliminazione, nel computo del conteggio d’anzianità, degli anni d’università riscattati. Una bella presa per i fondelli per chi ha pagato profumatamente il riscatto. Fortunatamente dopo due giorni il Governo ha fatto dietro front, ritirando l’estrosa proposta. Quando si dice “avere le idee chiare”.

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Ricchi e poveri

Paese mio che stai sulla collina,
disteso come un vecchio addormentato,
la noia, l’abbandono, il niente sono la tua malattia:
paese mio ti lascio e vado via

(Ricchi e Poveri – Che sarà)

Hanno tagliato anche la fantasia. Ogni volta che arriva una finanziaria, per sottolineare la necessarietà dei provvedimenti, tutti ritirano fuori l’insopportabile metafora della coperta corta. Sempre quella. Eppure questa manovra arriva in un torrido ferragosto: si potrebbe parlare di asciugamano corto, di telo mare ristretto, di bikini succinto. Invece no: quella corta è sempre la coperta.

Una manovra economica per definizione è fatta per racimolare soldi, dunque difficilmente potrà soddisfare tutto il parco buoi. Perché se si agevola qualcuno, inevitabilmente si sfavorisce qualcun altro. Per questa regola elementare, anche la schifezza partorita in questi giorni può dirsi opinabile. Ogni provvedimento può piacere ad alcuni e non ad altri, è solo una questione di gusti e soprattutto di condizione sociale.

Intanto l’articolo 8 del decreto (è il n. 138 del 13 agosto 2011) introduce la possibilità da parte dei contratti di lavoro aziendali di derogare ai contratti nazionali. Un evento gravissimo e sottaciuto. Per dare flessibilità al sistema, si cancellano dei diritti acquisiti. Ma CISL e UIL hanno già detto che non sciopereranno. Paradossalmente, al loro posto potrebbero scioperare i calciatori di serie A. Hanno già fatto sapere che ciò avverrà, qualora non saranno le società a pagare per loro il contributo di solidarietà, imposto dalla manovra ai redditi superiori a 90 mila euro. I ricchi scioperano, i poveri sperano che non lo facciano. Il trionfo del paradosso.

Questa è la "Brunetta" dei Ricchi e Poveri

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Diversamente democratico

E poi abbiamo chi ci dà il voto
ci vuol spiegare come si fa.
È come prima? No si è montato
ognuno sceglie la tua verità

(Ligabue – Tra palco e realtà)

Ieri Angelino Alfano è stato eletto segretario del PdL. Non sapevo che in quel partito potesse esistere un segretario. Cioè, sapevo di molte segretarie che gironzolano e bazzicano tra i berluscones, ma quella è un’altra faccenda che non riguarda il pubblico (semmai il pubico).

Estrosa la modalità dell’elezione. I partecipanti al Congresso non hanno votato, ma hanno risposto alla richiesta di acclamazione avanzata dl Premier. Berlusconi ha detto che non serviva una votazione e che anzi era buona cosa che tutti acclamassero Alfano come nuovo segretario del partito. Cioè: un delegato va al Congresso per esprimere un parere e non solo non può votare, ma deve acclamare qualcosa scelto da altri anche per lui. Come se tutti andassimo al supermercato per comprare ciò che ci serve, ma dal banco frutta il commesso urlasse: “avete tutti bisogno di mezzo chilo di cachi in vassoio. Prendete il pacco, andate alla cassa e applaudite con giubilo!”. Ovviamente la platea si è alzata prontamente (e spontaneamente) per l’ovazione ad Angelino. Può capitare che a tutti servano i cachi in vassoio.

Chi non vota Berlusconi può stare tranquillo, questo episodio è assolutamente irrilevante. Ma anche gli elettori del PdL non hanno nulla da temere: è soltanto un nuovo concetto di democrazia e di libertà. Una democrazia più semplice e leggera. “Ti tolgo anche la fatica di votare, guarda… scelgo io per te”. Meno male che Silvio (lui) c’è.

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Successione legittima

Generale, la guerra è finita,
il nemico è scappato, è vinto, è battuto,
dietro la collina non c’è più nessuno

(F. De Gregori – Generale)

Questa idea dei ministeri al nord è davvero bizzarra.

L’eventuale trasferimento delle strutture da un luogo ad un altro non realizza nuovi posti di lavoro. I nuovi assunti di Varese o di Usmate Velate (si fa per dire), prenderebbero il posto di quelli di Roma, dunque non sarebbero “nuovi posti di lavoro”. Ma tale scelta non rende neppure più efficiente il sistema, perché non ci crede nessuno che le eventuali istituzioni dismesse nella capitale verrebbero smantellate in toto: dove li mettiamo i funzionari rimasti senza Ministero? E non regge nemmeno l’idea dei distaccamenti: cui prodest?

E allora bisogna interrogarsi sulla vera ratio di tale presa di posizione. Ovviamente la scelta è ideologica, dettata però da un populismo da bettola del pellegrino, che mal si concilia con l’idealismo. Non credo affatto che gli elettori leghisti sentano questo bisogno insaziabile di avere un Ministero a Monza. Non penso nemmeno che questo argomento interessi loro più di tanto, perché le vere esigenze dei Padanians sono ben altre.

È questo un segnale indicativo dello  scollamento tra il leader e la sua base. Non capire che una battaglia non interessa ai propri soldati è un limite grave per un generale in forma. Ma Bossi da tempo non è più lo stesso. La bocca storta e la voce incerta della sua precaria condizione di salute contrastano stridentemente col mito virile del celodurismo celtico. A Pontida, anziché chiedere la “secessione”, avrebbero dovuto chiedere legittimamente la “successione”.

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Istruzioni per l’uso

“È ovvio che l’astensione è legittima,
ma io ho votato per la prima volta a 26 anni,
perché prima in Italia non era dato,
e da allora l’ho sempre fatto perché considero il voto
una conquista e un diritto da esercitare”

(Carlo Azeglio Ciampi)

 

L’hanno scritto dappertutto e anche gli spot tv tutto sommato hanno trattato l’argomento. Non è vero che l’informazione pubblica sta boicottando i referendum. Da buon blog d’informazione, poiché so che alcuni disorganizzati dell’ultim’ora ricorrono anche a questo spazio, mi accodo e riassumo con estrema semplicità i quattro quesiti. Ricordo che come sempre, i referendum sono abrogativi: quindi col si elimina una legge promulgata, col NO si mantiene la legge stessa. Qui l’obiettivo è chiarire, non influenzare.

UNO – Privatizzazione acqua – Scheda di colore rosso. per abolire la legge che prevede la privatizzazione di servizi pubblici, tra cui quelli idrici. NO, per consentire che la gestione dell’acqua possa essere affidata a privati, anche se l’acqua rimane un bene pubblico.

DUE – Tariffe servizio idrico – Scheda di colore giallo. per abolire la legge che permette a chi gestisce il servizio idrico di ottenere profitti garantiti sulla tariffa. Con l’attuale norma, il gestore può aumentare la bolletta fino al 7%, senza necessariamente migliorare la qualità del servizio erogato. NO per mantenere la legge, sperando che i maggiori guadagni garantiti al gestore portino al miglioramento del servizio.

TRE – Nucleare – Scheda di colore grigio. , per abolire la legge che consente di valutare in futuro la progettazione di centrali nucleari in Italia. NO, per non chiudere le porte al nucleare in Italia.

QUATTRO – Legittimo impedimento – Scheda di colore verde. , per abolire la legge del 2010 che consente al Premier e ai Ministri di non comparire in udienza penale, se impegnati nell’esercizio delle loro funzioni. NO, per consentire a Capo di Governo e Ministri di evitare le udienze, se legittimamente impegnati nel loro mandato.

Andate a votare e fatelo con la vostra testa, non con quella di Di Pietro o di Lupi.

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Comunione d’intenti

Scrive sempe e sta’ cuntenta,
io nun penzo che a te sola
nu penziero mme cunzola
ca tu pienze sulamente a me

(A. Califano – ‘O surdato ‘nnammurato, Canto popolare napoletano)

Oggi ero a Milano e passeggiando sotto il sole di Piazza Duomo mi sono imbattuto negli innumerevoli stand bianchi e blu, dall’inequivocabile titolo: “Forza Letizia”. Sullo sfondo, mi è stato impossibile non vedere il grande palco da poco allestito. Stasera infatti, in quella piazza, si concluderà la campagna elettorale del sindaco Moratti. L’evento clou sarà un concerto popolare aperto a tutti i cittadini.

La Lega ha chiesto di avere due ministeri a Milano e la Moratti gli ha portato Gigi D’Alessio. L’importante è remare nella stessa direzione, no?

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