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Voltapagina, ultima fermata
Posted by Giullare in Cose di paese on 5 ottobre 2005
Volendo raccontare le ultime vicissitudini della storia di questo giornale, non riuscirei a scegliere con certezza alcun genere narrativo. Le ultime vicende infatti hanno sconfinato nelle lande cinematografiche più diverse e disparate, tanto che attribuire a Voltapagina un’etichetta precisa risulta più difficile di programmarne un’uscita.
LA COMMEDIA
Era primavera quando inviai una lettera alla Gazzetta di Mantova per lamentare l’abbandono cronico di Voltapagina da parte del suo Direttore (che doveva responsabilmente gestirne le sorti), del suo Caporedattore (predisposto appositamente anche per guidare le redini del giornale) e della maggioranza (che doveva garantirne la pubblicazione).
Nello stesso periodo le piante fiorivano, la nostra campagna si colorava e il nostro centro storico si apprestava ad indossare l’abito del dì di festa.
Ma in un goldoniano gioco degli equivoci, le mie petulanti lamentele trovarono risposta in un paio di riunioni propedeutiche all’ennesimo rilancio del periodico (periodico? Mai definizione fu più fallace). “Ok, abbiamo sbagliato. Ora su le maniche!” Col sennò di poi potremmo parlarne come si parla di una gag di Totò e Peppino.
IL GROTTESCO
Il suggerimento di redattori “più attivi” anche in fase di impaginazione e di tipo-lito-grafia, sempre e comunque “a costo zero”, fece scivolare la commedia nel grottesco. Chi deve fare non fa, chi non deve fare fa? Confusione di compiti, mansioni ed investiture… Sarebbe ancora l’equivoco della commedia, se non ci fossero a corredare l’impresa gli elementi della convinzione e dell’innocente buona fede. Ruggero parlava sul serio, insomma.
IL DRAMMA
Ad ogni modo, trovarsi a maggio per preparare “cum dignitate” il numero di settembre, periodo di sagra, sembrava a me e a pochi altri il modo più corretto e coerente di procedere. Invece quasi un diktat suggerì (ossimoro, lo so) di predisporre l’uscita per giugno.
Giunta l’estate, passato giugno e gabbato lo (spirito) santo, ovvero l’unico che poteva garantire l’uscita in quel mese, ho atteso trepidante il nuovo cambio di stagione. Settembre, autunno…
IL THRILLER
Nessuna uscita a giugno. E nemmeno a settembre. Il mistero s’infittisce e la suspance aumenta. Brividi.
Scopro da un consigliere d’opposizione, ossia da chi non ha nessun dovere istituzionale di avvertirmi, che l’uscita è posticipata a dicembre (e l’espediente narrativo farebbe invidia anche ad Hitchcock). Non lo scopro da una riunione di redazione, nè dal mio Direttore e neppure dal Caporedattore. Ritorniamo al grottesco “chi deve fare non fa, chi non deve fare fa”.
Sta bene, si uscirà a dicembre (parlai già in aprille “dellâormai unico e sinceramente imbarazzante numero di Natale”. Ma riferito al 2004. Vabbè, prendiamolo come un flash back). La cosa bella è che nonostante il periodo, non serviranno “manovre aggiuntive”. Gli articoli ci sono, è sufficiente impaginare. Certo, gli articoli sull’estate, sullo sport, il volontariato e le associazioni… vanno bene anche a dicembre. Ma cosa stiamo dicendo?
IL FANTASY
A questo punto è aperto il concorso: chiedo a ciascuno di disegnare il finale più bello e meno verosimile. Ricchi premi e cotillon.
Vista l’esperienza cinematografica (almeno quella) di Ruggero, attendo da lui il più fantastico dei finali.
La vicenda di Voltapagina ha coperto di ridicolo quasi chiunque. Il fatto che io me la sia presa a cuore in maniera morbosa e che il resto del “popolo” voltese stia in silenzio non può giustificare la NON AZIONE dei vertici.
Non chiedo le dimissione di un Direttore che a malapena ricordo che faccia ha, semplicemente perchè le dimissioni non si chiedono, ma si danno.
Non chiedo al Caporedattore di cambiare rotta, semplicemente perchè l’ho fatto diverse volte e ci siamo sempre incagliati.
Non chiedo alla maggioranza di dirmi se questo giornale è nella sua agenda, perchè il suo lungo ed imbarazzante silenzio val più di mille risposte.
Posso però chiedere a me stesso di uscire da questo teatrino. Ho sempre dato il massimo dell’impegno che potevo, senza mai promettere il cielo, conscio dei miei grossi limiti.
Non intendo più far parte della Redazione perchè mi pare che la serietà se ne sia già andata da tempo. Le difficoltà e le incapacità sono giustificabili. La leggerezza mascherata da “circostanza di eventi” assolutamente no. Ho protestato in tutti i modi, trovando solo mezze risposte. Ora mi sento preso in giro.
Me ne vado, consapevole del fatto che questo non peserà affatto sul giornale. Il mio coinvolgimento percentuale è davvero marginale. Ma i principi restano principi. Cosa ci posso fare?
Ringrazio solo gli amici della Redazione che hanno sempre avuto al serietà e la correttezza istituzionale di scrivere, senza mai lamentarsi. Quelli che arrivavano puntuali alle riunioni, quelli che consegnavano gli articoli dentro i margini di scadenza, quelli che suggerivano le idee e quelli che scrivevano bene. A loro, e solo a loro, va il mio plauso. Mi dispiace non poter più fruire della vostra responsabilità . Ma l’ho apprezzata tanto e continuo a stimarvi. La forza per risollevare Voltapagina è, e rimane, solo nelle vostre capacità .
Voltapagina: molte parole, pochi fatti (Lettera al Direttore della Gazzetta di Mantova)
Posted by Giullare in Cose di paese on 20 aprile 2005
Direttore di Voltapagina,
cari amici della redazione,
nella scorsa campagna elettorale l’amministrazione aveva lasciato intendere un maggior impegno per il nostro giornale comunale. Dopo cinque anni di altalenante conduzione, siamo stati infatti travolti da belle parole e da accesi, entusiasmanti propositi. Parola d’ordine: “ricominciamo daccapo”. Proprio l’assunzione di un assessore esterno, preposto anche a questo scopo, aveva fatto intendere un cambio di rotta, un impegno più concreto.
Oggi, dopo la realizzazione dell’ormai unico e sinceramente imbarazzante numero di Natale, ci troviamo al punto di partenza. Non un incontro, non un progetto.
Ai miei dubbi, sollevati innanzitutto “in famiglia”, ossia di fronte a chi doveva tenere le redini di questo traballante carro, è stato demagogicamente risposto che i buoni propositi iniziali hanno cozzato con le difficolt� concrete del campo. L’acqua calda, insomma.
Premesse e promesse sono state inavvertitamente disattese. La politica non c’entra, parliamo di servizi.
La cosa è inaccettabile. Se si applica il principio del comune-azienda che lavora sui risultati (ed il ricorso agli assessorati esterni non può che essere sotto l’egida di questa filosofia), allora occorre quantificare costi e benefici in ogni momento e correggere minuziosamente la rotta. Ma come al solito: grandi parole, piccolissimi fatti.
Avendo partecipato alla fondazione di Voltapagina e avendone partorito il nome, mi sento particolarmente legato a questo giornale, applicazione tout court del principio democratico. Avrei preferito lanciare il mio monito davanti agli amici della redazione, ma il caporedattore, prefissandosi di radunarci entro marzo, ci ha deluso una seconda volta. Chiss� che ora, allargata la platea, non si muova qualcosa.
Diceva De Gaulle: “Poiché un politico non crede mai in quello che dice, quando viene preso alla lettera rimane sempre molto sorpreso”. Ma in questo caso siamo sicuri che il mio sfogo non abbia suscitato stupore alcuno. Vero?