Archive for category Cose di paese

Tra boschi e vigneti

Il 25 aprile Volta non è un paese per vecchi. Dopo il finimondo, guardie e ladri hanno scorazzato tra boschi e vigneti.

Io però racconto di altri scorrazzamenti, inconsapevoli e dunque spensierati. Il vesparaduno ci ha permesso di girovagare tra colline e stretti percorsi, in una lunghissima carovana di gioiellini tutti da vedere. Assaporare i riflessi del sole tra i campi di cunsér, ascoltare il sottofondo di mille vespe rombanti, o aggredire in gruppo i saliscendi delle stradine… non ha prezzo. Ci si finge centauri navigati o magari collezionisti di lunga data.

Ma è tutto un gioco. Mentre l’odore intenso della nuvola di marmitte sembra il più bel profumo del mondo.

A sinistra il Cugi, al centro Rodeo. Il braccio nello specchietto è il mio.

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Fòsse, che fosse la volta buona?

Chi sperava assiduamente di percorrere la lunga e sgradevole strada dell’esproprio, è rimasto deluso. Il 27 gennaio scorso, il Comune ha infatti sottoscritto un contratto preliminare con la proprietà Corneliani, per la vendita dell’area Fosse.

L’accordo prevede la cessione dell’appezzamento di terreno al Comune, ad eccezione di una striscia di terra di due metri, prospiciente la cinta muraria, che rimarrà di proprietà di Corneliani. A compenso della cessione, il Comune si farà carico della manutenzione e del consolidamento delle mura.

L’area verde delle Fosse, comprendente la strada ed i prati a ridosso del castello, è stata oggetto di infinite trattative tra il proprietario Corneliani e le numerose amministrazioni succedutesi negli anni. Oggi il l’annosa questione sembra giunta al capolinea.

In attesa di perfezionare l’accordo, si apre ora il dibattito sugli eventuali interventi di recupero, atti a riqualificare una zona di eccellente interesse storico-architettonico, a ridosso del recinto medioevale.

(articolo pubblicato su Voltapagina n. 33)

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A PARER MIO – Se rifiuto il rifiuto?

1° Marzo: porta a porta a Volta. Non si tratta (almeno per ora) di una trasmissione di Vespa con il plastico di via Fosse, ma della raccolta differenziata cominciata un mese fa. Un ulteriore impegno per il cittadino, gravato anche da questa incombenza. Ora la speranza è quella di contribuire al miglioramento ambientale, ma anche quella di non “pagare” le tasse altrui. Ecco la genesi di una stramberia contrattuale.

Nel 2005 il Comune ha stipulato con Siem spa, società pubblica partecipata dagli enti, un contratto per la raccolta dei rifiuti. L’accordo prevedeva una bizzarra clausola sugli insoluti. Benché fosse onere di Siem occuparsi della riscossione delle tasse non pagate, qualora fossero rimasti dei pagamenti insoluti, l’intero ammontare delle imposte non pagate sarebbe stato spalmato su tutti i contribuenti dell’anno successivo. In questo modo, Siem non aveva alcun incentivo ad inseguire i cittadini inadempienti, dal momento che il suo credito veniva recuperato l’anno dopo dai compaesani virtuosi, che pagavano anche il debito di quelli viziosi. Con questo meccanismo, nel corso degli anni, concittadini illustri e meno illustri hanno evaso la tassa sui rifiuti nella speranza o nella certezza che qualcun altro avrebbe pagato per loro negli anni successivi. E infatti così è stato.

Nel novembre del 2007 il Comune ha conferito il nuovo mandato a Mantova Ambiente, vincolando di fatto il contratto che sarebbe stato stipulato tre anni dopo.

Poche settimane fa è stato infatti firmato il nuovo contratto con il gestore dei rifiuti. Mesi di contrattazione non sono riusciti a togliere la clausola sugli insoluti. La sua eliminazione avrebbe comportato la rescissione dell’impegno stipulato nel 2007, con gravi penali a carico delle casse comunali.

Si è cercato, tuttavia, di intervenire sugli oneri di accertamento operati da Mantova Ambiente, in modo da definire con precisione la procedura da adottare di fronte al mancato pagamento della tassa rifiuti. Con il nuovo contratto si stabiliscono, passo per passo, tutte le procedure che il gestore dovrà attuare prima di rivalersi sui contribuenti dell’anno successivo. Il contratto obbliga ora Mantova Ambiente a procedere dapprima con la procedura di riscossione stragiudiziale, previa raccomandata, e successivamente con la procedura di riscossione coattiva. Obblighi fino ad oggi sconosciuti.

Il cittadino abituato a rifiutare la tassa sarà, giocoforza, un po’ meno tranquillo. Quello educato a pagare si sentirà un po’ meno solo.

(Editoriale pubblicato su Voltapagina n. 33)

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La scöla

La sala è quella più ampia. La lunga vetrata del piano terra si riflette sulle lunghe file di tavoli. Normalmente questa dovrebbe essere una sala mensa. Sedie verdi, un po’ piccole, affiancate l’una all’altra strette strette. Decine di ragazzini imbizzarriti trascorrono la ricreazione tra i corridoi. Qualcuno azzarda una partita a calcio con un pallone di carta appallottolata, altri si spintonano nel disperato ed inconsapevole tentativo di scaricare la tensione accumulata nelle ore tra i banchi, altri ancora semplicemente mangiano la merenda chiacchierando. Tra poco entreranno tutti per ascoltarmi.

Pietro, il genitore che mi ha coinvolto nel progetto, sta sistemando il proiettore a cui poi collegherò il portatile. Le maestre, un po’ euforiche, mi porgono un piccolo regalo “per il mio disturbo”. Così dicono.

Tre classi si siedono in maniera confusa e disordinata, che cosa si aspettino da “questo qui” col computer e il libro in mano… non è dato sapersi.

Cerco di spiegare loro le caratteristiche del nostro dialetto, la sua importanza storica e le peculiarità che lo rendono unico. Qualcuno è molto interessato, altri vociferano  rumorosamente, alcuni mi fissano con lo sguardo visibilmente attonito e sgomento (“non abbiamo capito niente”, confesseranno poi questi ultimi).

Questo nuovo progetto delle scuole elementari prevede un percorso orientato a conoscere meglio il territorio. Tre incontri finali dovrebbero sigillare questo cammino formativo: la raccolta differenziata, il dialetto, l’architettura storica di Volta Mantovana.

Me la cavo con qualche slide curiosa, con qualche parola da scrivere correttamente in dialetto, con qualche modo di dire da indovinare con qualche etimologia d’effetto. La cosa risulta a tratti divertente, forse a tratti noiosa.

Al di là della soddisfazione personale, l’esperimento sembra riuscito e apprezzabile sotto il profilo formativo.

Sono contento.

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Due amici al bar, la rivincita

Non poniamo limiti alla PREVIDENZA

(G. Beggi – Primo intervento della nuova legislatura, al Consiglio Comunale del 28 giugno 2009)

 

Ipotetico dialogo tra due amici al bar, sulla falsariga di quelli letti in questi giorni.

Piero: Oh, hai letto il giornalino dell’opposizione?

Toni: Quale giornalino? Come si chiama?

Piero: Beh… non ha il titolo…

Toni: Come non ha il titolo? Un giornale senza titolo? Dimmi almeno chi l’ha scritto.

Piero: Eh…non ci sono nemmeno le firme.

Toni: Ah, bella questa. Non c’è il titolo, non ci sono le firme… Ma che giornale è? Non è che ti sbagli con i depliant del Gastone?

Piero: Uffa, come sei pignolo… il giornale del gruppo Miimpegnosolounavolta.

Toni: Eh? Ma a me mica mi è arrivato.

Piero: Ma non arriva a tutti. io L’ho trovato dal fornaio o in negozio da Paini.

Toni: Eh certo! Adesso quel comunista di Paini permette che le opposizioni lascino la propaganda nel negozio di sua moglie…

Piero: Forse non se n’è accorto, che ne so? Insomma l’hai letto o no?

Toni: Adesso che ci penso forse sì. Era quel mucchio di fogli con le dimensioni di Voltapagina, piegate come Voltapagina, col colore vecchio di Voltapagina?

Piero: Sì, sì, proprio quelle. Hanno usato lo stesso formato perché così la gente almeno li prendeva in mano…

Toni: Sì, ho letto. Certo che sono davvero avvelenati. Non accettano proprio di aver perso le elezioni?

Piero: Non credo. Pensa che avevano addirittura fatto una pubblicazione sulla loro vittoria ancor prima di vincere! E comunque dai tavolini del Garibaldi ho sentito che vogliono ricontare le schede. Non può essere vero che il Pino abbia vinto. Chi saraà mai il Pino al confronto di Beggi?

Toni: Ma io li capisco. Ecco perché sono sempre al Garibaldi: con tutte quelle bottiglie di champagne messe in frigo e mai stappate, bisogna che si trovino spesso, per farle fuori tutte.

Piero: Torniamo al giornalino. Non pensi che siano così acidi perché qualcuno gli ha tolto la marmellata da sotto il naso? Sennò non mi spiego tanto astio.

Toni: La marmellata? Io direi anche il pane e il companatico! A questi gli hanno tolto la poltrona, ma a qualcuno anche l’unico stipendio. È dura pensare di iniziare a lavorare a una certa età.

Piero: Certo che tirare in ballo anche Reni! Mica roba da poco.

Toni: Ma Reni non è quello che dà lavoro a mezza Volta? Quello che non ha messo in cassa integrazione neanche un operaio?

Piero: Massì… solito discorso. Tanta invidia per chi il lavoro continua ad averlo.

Piero: Certo che l’è vera che Vicari l’è pròpe dür! E quell’altro che scrive solo in dialetto? Che ignurànt! Hanno ragione a mettere in discussione il loro grado d’istruzione. Quelli di prima mi sembravano più colti, più… intellettuali.

Toni: Guarda che Vicari è dottore. Se la mettono così: quanti laureati ci sono nel gruppo di minoranza? E anche nella giunta scorsa io me ne ricordo solo un paio di assessori con la laurea. Qui almeno tra sindaco, vicesindaco e assessori… sono parecchi.

Piero: Il solito prevenuto. Chi te lo dice che la minoranza non stia studiando per corrispondenza? Adesso hanno tanto tempo libero…

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L’ultima notizia

L’immagine più particolare che conserverò di Scardeoni è quel suo sguardo serioso, col sorriso pronto appena uno dei due, o io o lui, scatenava l’immancabile battuta. Mi è sempre sembrato un Jerry Lewis più austero, ma con la freddura sempre pronta all’uso. Entravi nella sua edicola e ti guardava mestamente dandoti del lei; poi pagavi e il suo commento sui soldi, sul giornale o su tutto il resto ti rimaneva dentro per l’intera giornata.

Ricorderò sempre anche le mattinate d’inverno, con la nebbia fitta o la pioggia incessante, quand’era possibile incrociare un tubolare a mille marce (mai sentito scalare cos!ì) con sopra un signore imbaccuccato e imbottito ovunque, che faceva il giro del paese, a zig zag per le strade, per portare a tutti le notizie, per consegnare ai voltesi l’irrinunciabile Gazzetta.

Il Sandro è stato anche un grande organizzatore di manifestazioni. Abitava a Goito, ma dava tutto il suo tempo libero a Volta. Quando fondammo l’associazione Agorà (che lui chiamava insistentemente ed insopportabilmente Àgora), mi diede un sostanziale aiuto per ottenere alcuni permessi per l’organizzazione di una caccia al tesoro.

Personaggio generoso, divenuto un po’ malinconico negli ultimi anni probabilmente a causa della malattia. Ma per noi, che siamo cresciuti all’ombra del suo tendone nelle domeniche estive, rimane un grande uomo.

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Quel che rimane di ciò che se ne va

“C’è il vestito da sera che mettevi per me,
delle scarpe di tela consumate dal sole,
tra le cose che hai dimenticato qui.

C’è un giornale che ho letto, le candele di cera,
tra le cose che non hai portato via;
il mio primo biglietto, quella tua canottiera,
tra le cose che mi fanno compagnia.

E’ incredibile pensare a come a volte si nascondono,
poi saltano fuori quando non le cerchi più;
sono come le persone, come noi, sono fatte come siamo fatti noi.

E il vento trasporta memorie, sconfitte vestite da grandi vittorie.
E il vento riporta alla luce certi segni sulla pelle che non cambieranno mai,
sulle deboli persone come noi, sulle povere persone come noi”.

(E. Ruggeri – Oggetti smarriti)

Un weekend di grande manovre, quello appena passato. La necessità di sgombrare buona parte della mia casa, mi ha spinto a fare i conti con una miriade di cianfrusaglie polverose. Un vecchio granaio, dove per generazioni la mia famiglia ha posato le cose che non servivano più, ma che non si volevano buttare (“non si sa mai, se un domani…”). Vecchie armi del tempo, diligentemente deposte di fronte all’incedere impietoso delle epoche. Specchio di una cultura fondata sul risparmio e sul rispetto, del denaro prima, e delle cose poi. Non si gettava nulla, perché ogni oggetto acquistato era frutto del sacrificio e del sudore dei nostri avi.

So per esperienza che apprestandomi allo sgombro avrei osservato attentamente ogni oggetto, soppensandolo e chiedendo informazioni sulla sua storia, ripulendolo e fantasticando, ripensandolo nell’uso moderno ed inventandone un nuovo utilizzo. Così facendo avrei inevitabilmente disatteso il compito primo: svuotare l’ampia soffitta. Con la morte nel cuore dunque, ho iniziato col darmi due regole basilari. La prima: chiudere gli occhi e gettare tutto. La seconda: di fronte a dubbi o rimorsi, impormi che tutto scorre e che è giusto guardare avanti, non solo indietro. Considerazioni razionali, per superare le difficoltà, mica ci credo davvero…

E così ho fatto, di fronte a tutto. Vecchi mobili mischiati a materassi di paglia, ma anche tante scarpe, doviziosamente riposte nelle relative scatole demodé, e vestitini da bambino del dopoguerra. Molti libri, appartenuti agli zii che studiavano, ma anche tanti quaderni delle elementari e giochi di legno. In uno scatolone, le macchinine e i soldatini della mia infanzia, la pista delle auto e quelle lattine, nascoste dalla mamma per boicottare una collezione ormai traboccante.

Il rifugio della fanciullezza, dove scappavo per trovare pace e poesia ora è un grande spazio vuoto. Il ricettacolo dei miei piccoli sogni, dove fantasticavo frugando tra le cianfrusaglie e trovando ogni volta qualche chincaglieria nuova, ora è un anonima soffitta con le travi a vista. Il pathos suscitato dalle scritte sui muri, realizzate dai militari nascosti durante il primo conflitto mondiale, oggi è un ricordo svanito.

Perché tutto scorre… ma quanto è difficile rinunciarci.

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Lancio il Sassello (ma non nascondo la mano)

credo che meriti di più
ma intanto son qua io
e ti offro di ballarci su

(L. Ligabue – Urlando contro il cielo)

Uno dei propositi per il nuovo anno sarà la presentazione di un’istanza per Sassello. Chiedo semplicemente di valutare interventi migliorativi alla situazione urbanistica della via più bella del paese.

Chi volesse sposare la mia causa (non costa niente) può firmare il modulo allegato di seguito e consegnarlo al sottoscritto.

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Il martirio di Santo Stefano

Saulo era fra coloro che approvarono la sua uccisione. In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samarìa. Persone pie seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui.”

(Atti degli Apostoli 8, 1-2)

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Illusioni invernali

Un po’ questa storia del P.G.T. mi ha intrippato. Non so perché, ma ultimamente Volta mi sembra un po’ più bella, un po’ più da tutelare. Mi illudo che siano arrivati gli strumenti per preservare il nostro patrimonio. Illusioni, ripeto.

Anche d’inverno, Volta mostra qualche piccola gioia.

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