Archive for category Cose di paese

Auguri

“Auguri. E figli canguri!”

(il vecchio Terk)

In genere a questo punto dell’anno si fanno i bilanci e i propositi. Si tira la riga, si fanno e le somme e ci si infarcisce con una cavagna di buone intenzioni. Quella del bilancio e della programmazione personale è una circostanza che aborro, per la sua assoluta inutilità e soprattutto perché tutti la vogliono fare a fine anno. Come se ci fosse un legame tra San Silvestro e la nostra coscienza, tra i fagioli della tombola e il nostro libero arbitrio. Perché non fare il bilancio della propria vita per le Idi di marzo, o nel solstizio d’estate?

Comunque sia, della fine dell’anno mi piacciono soprattutto le rubriche della serie “per quali motivi ricorderò il 2011”. Quelle che si leggono su ogni giornale, che si vedono su qualunque tg, che si ascoltano in qualunque radio. Proprio alla radio, un tipo ieri ha detto una cosa grottesca e dunque amaramente piacevole: “ricorderò il 2011 come l’ultimo anno prima del default dell’Italia”.

Auguri a tutti e mi raccomando: mandatemi pure sms impersonali con auguri generici inviati a tutta la vostra rubrica telefonica. Ma non pretendete che vi risponda. È un augurio anche questo.

2 Commenti

Sangue e Arena

“Si dice che quando la nave affonda i topi l’abbandonano…
Addio topi!”

(T. Power – Sangue e Arena)

Da mesi la Minoranza, per bocca dei suoi rappresentanti nella Commissione Voltapagina, propone come argomento dell’”Arena del dibattito” il bilancio di metà mandato dell’Amministrazione. Una sorta di sintesi delle cose fatte e non fatte, un rendiconto sulla bona, o mala, gestione della cosa pubblica da parte di Sindaco e Assessori.

Non è affatto scontato che un’Amministrazione in carica accetti di prestare il fianco alle critiche sul suo operato, non è per nulla ovvio offrire gratuitamente spazio agli attacchi dell’opposizione sul governo del territorio comunale.

Nonostante ciò, l’Amministrazione ha accettato la sfida, accogliendo le insistenti richieste della Minoranza e del sottoscritto, per un confronto ad armi pari sul giudizio di metà legislatura. Nella storia di Voltapagina, non credo sia mai accaduta una cosa simile.

A questo punto, il gruppo Ingegno per Volta si è disciolto. Ha promesso più volte di inviare il proprio contributo a Voltapagina, senza mai farlo. Ho sollecitato personalmente il rappresentante di Commissione ed i Consiglieri, senza ottenere risposta.

Un’occasione persa. Ma perché? Perché sono così indaffarati a cercare spazio sulla stampa locale e appena viene data loro la possibilità di sfogarsi davanti a tutte le famiglie voltesi, seppelliscono l’ascia di guerra? Perché lamentano la mancata trasparenza e al contempo non approfittano di questa visibilità? Perché chiedono spazio e suggeriscono gli argomenti per attaccare la Maggioranza e poi abbandonano il ring, uscendo dalla porta di servizio?

Risulta difficile pensare ad una banale disorganizzazione dell’ultimo minuto. Chissà, forse quando il dibattito ha un contradditorio, le idee vengono meno. È più facile urlare sul Gazzettino, sulla Gazzetta o con depliant anonimo, perché nessuno può rispondere. Ma se c’è confronto, la cosa si fa seria e non tutti possono reggerlo.

Vedremo nei prossimi numeri, la natura di questa fuga.

Nessun commento

In catene

In verità, quella che voi chiamate libertà è la più forte di queste catene,
anche se i suoi anelli brillano al sole e vi abbagliano gli occhi”.

(K. Gibran)

 

Nelle disposizioni del piano neve della Polizia Stradale, è previsto che su alcune strade ci sia l’obbligo di catene o pneumatici da neve a bordo. Sul sito www.poliziadistato.it  si trovano le ordinanze per ogni regione.

Le strade della Lombardia interessate dall’obbligo sono quasi tutte a ridosso delle Alpi, ma sull’autostrada A4 l’obbligo delle catene a bordo persiste anche in assenza di neve. Inoltre su tutte le strade provinciali della provincia di Verona l’obbligo delle catene a bordo c’è sempre “in concomitanza e/o a seguito delle precipitazioni”.

Sappiate che si rischia una sanzione da da 80 a 318 euro

2 Commenti

Virgilio terrone

Dunque, inizia, se hai qualcosa da dire;
io non porrò indugio alcuno e non sfuggirò a nessuno,
a patto che tu presti parecchia attenzione ai canti:
non è cosa da poco.”

(Virgilio – Bucoliche)

I capunsèi furono inventati qualche secolo fa nella povertà delle campagne voltesi, a Cereta per la precisione. Da qualche anno, però, Solferino si autoproclama maramaldamente “patria del Capunsèl”, nel vano tentativo di appropriarsi di un’eredità storica che, ahilui, non gli appartiene.

Più o meno con gli stessi intendi, Cavriana tentò di impadronirsi della paternità di Publio Virgilio Marone, conosciuto al grande pubblico come il poeta Virgilio. Virgilio nacque ad Andes, località vicina all’odierna Pietole, a pochi passi da Mantova. Lo si scoprì da un’iscrizione latina che recitava la classica formula di provenienza: “AB ANDES”, cioè “da Andes”. Gli abitanti di Cavriana inventarono la favola che l’iscrizione recitasse invero “A BANDES”, cioè “da Bande”, borgata di case ai piedi del comune di Cavriana. Ne seguì una squallida disputa, buona per le chiacchiere al bar più che ai dibattiti da simposio.

Potremmo continuare a iosa, recitando innumerevoli esempi di contese tra i comuni italiani, atte ad usurpare nobili origini o importanti invenzioni. Capita spesso infatti che il successo di un personaggio, di una scoperta, di un’invenzione, possa dare lustro ad un paese di per sé insignificante. Da qui i tentativi di “appropriazione indebita” da parte dei paesi limitrofi.

Rimanendo in tema “Virgilio”, il sindaco di Mantova ha negoziato nei giorni scorsi con la Tunisia il prestito dell’unico mosaico raffigurante il poeta, per la mostra sul volto del poeta a Palazzo Te. Il tentativo di riportare, seppur temporaneamente, la preziosa immagine del vate latino nella sua città natale ha destato però pareri contrari. C’è chi, pur potendo annoverare Virgilio tra i proprio concittadini, preferisce disconoscerne il legame, andando in controtendenza rispetto a chi gareggia per rubarsi i pezzi di storia. Le garbate dichiarazioni dell’assessore al turismo, Vincenzo Chizzini,  lasciano pochi dubbi sulla maturità culturale dell’entourage leghista: “se n’è andato a Roma, in Calabria, infine a Napoli, dove è sepolto. Ci ha traditi”. Mancava solo che aggiungesse: “Virgilio terrone!

Virgilio, fra le muse Clio e Melpomene

 

1 commento

Ricordi sparsi

Oggi è il quinto anniversario della morte del Lele. Ho chiesto ad alcuni amici di scrivere un pensiero, di riportare un aneddoto o di annotarsi qualche scritto che lo ricordasse. Nessun intento celebrativo, ma solo il tentativo di condividere un piccolo sorriso o qualche semplice riflessione. Grazie a tutti coloro che hanno risposto all’invito. Ovviamente chiunque può continuare a mandarmi delle aggiunte per integrare il testo. E tutti possono inserire dei commenti.

Comincio io…

Ho proposto questa iniziativa, ma io stesso trovo grande difficoltà a rispondere. In queste occasioni si vorrebbe essere seri, evitare di banalizzare e mostrarsi il più profondi possibile. Poi si inizia a cercare tra la mente e i suoi archivi, e tutto va in tilt. Ne esce qualcosa di strampalato, di personale, magari anche banale e poco interessante.

Uno dei ricordi più belli che ho del Lele, sono quelle mattine del sabato trascorse a casa sua, per preparare le formazioni del fantacalcio. Io avevo il compito di comprare la Gazzetta, lui offriva il succulento aperitivo. Durante il campionato, ogni sabato mattina trascorrevamo insieme un paio d’ore. Era l’occasione per ridere, per organizzare il fine settimana, per battibeccare un po’. Era la sintesi perfetta del suo personaggio, esagerato in tutto, che sapeva offendere e deliziare alla massima potenza e nel medesimo istante.

Anni dopo ho smesso di fare il fantacalcio, ma ogni sabato mattina mi sveglio e penso a quell’appuntamento con un po’ di malinconia.

Silvio

———————————————————

Mail scritta dal Lele il 21 giugno 2006, a ringraziamento di un suo compleanno:

Parafrasando Kafka posso solo dirvi che, non essendo più tanto giovane ma sentendomi ancora tale, sono felice perchè vedo la bellezza in tutti voi.

Vedo l’affetto che provate per me nei vostri gesti, nelle vostre parole, nei vostri sorrisi, nelle vostre critiche.

Vedo la vostra comprensione quando dico uno sproposito.

Vedo (e sento) le vostre sincere risa quando dico qualcosa di divertente.

Vedo il vostro interesse se mi capita di dire qualcosa di interessante o coinvolgente.

Vedo il vostro calore, il vostro pathos, la vostra vicinanza.

Sant’Agostino diceva più o meno così:”So cos’è se nessuno me lo chiede, ma se me lo chiedi, non saprei cosa dirti”.

Anche io se ci penso, e se nessuno me lo chiede, so che cos’è tutto questo e l’unica parola che riassume tutti i miei pensieri è “Amicizia”.

Quindi vi ringrazio dell’onore che mi fate e della gioia che mi date ad essermi amici.

E sono convinto che con la vostra bellezza non diventerò mai vecchio.

Con grande affetto.

Lele

 

Mary e Andrea

 ———————————————————

Ciao Baù, scusa se ho impiegato un po’ a scriverti, ma volevo scegliere qualcosa che fosse “farina del suo sacco”, così sono andata a rileggermi lettere e mail che mi aveva mandato negli ultimi quattro anni e ho scelto questa, che si intitolava OSCAR DEL MATRIMONIO (credo fosse il matrimonio di Boselli). Te ne mando un estratto per la pubblicazione in suo ricordo, credo che chiunque legga questi commenti ricordi con il sorriso la sua pungente ironia.

Ciao, Silvia

PREMIO: Non mangiavo da 3 giorni.
NOMINATIONS: Vera, Arturo, Mazzi, Sterk.
VINCITORE: Vera. Pesa 15 kg ma ha fatto il bis anche dei confetti della bomboniera.
RITIRA IL PREMIO: Lei, ma purtoppo ha mangiato anche quello.

PREMIO: Sudo quanto peso.
NOMINATIONS: Bice, Arturo, Sterk, Lele (non sembrava, nè…).
VINCITORE: Arturo. Ha cominciato a sudare 29 o 30 anni fa e non penso che abbia la minima intenzione di smettere adesso, sul più bello.
RITIRA IL PREMIO: I signori Scottex, Tempo e Tenderly, esclusivisti del suo liquido corporeo.

PREMIO: Il brut di Boselli va giù come un rosolio.
NOMINATIONS: Baù (che schifo, ma ne ha bevuto una damigiana), Lele, Fausto
Ottoboni, Sterk.
VINCITORE: Lele. Nonostante sia scadente anche x un pediluvio o per lavarsi il culo, Vagni ne ha bevuto diverso, ripetendo “Almeno è bello fresco…”
RITIRA IL PREMIO: Gli infermieri dell’AVIS di Volta e Paini, che ha tentato più volte di pizzicargli i capezzoli.

PREMIO: Mi sono vestito lanciandomi bendato nell’armadio.
NOMINATIONS: Arturo, Mario bel, tedesco (sosia dott. Leone), cameriera che non ha fatto il linguistico.
VINCITORE: Cameriera. Giacca e pantaloni neri, amicia bianca, papillon e…ASICS. No comment.
RITIRA IL PREMIO: Sbirulino, che non sarà così bello ma almeno abbina meglio.

PREMIO: Dove andiamo stasera?

NOMINATIONS: Lele con Monaco di Baviera, Silvio con Padova, il Cigo con il Mascaron, Mario bel con il Break’s.

VINCITORE: Il Cigo. il posto più ovvio ma anche il più bello. E poi c’era un casino di gente!
RITIRA IL PREMIO: Tutte le fighe che abbiamo visto e conosciuto là. Grazie Cigo!!!

PREMIO: Non facciamoci riconoscere.
NOMINATIONS: Baù e Vagni (con 2 balloons in più in casa), Arturo (con 8 chili in più addosso), Fausto Ottoboni (con la sua” Ma che dio ti muti il sesso…”), Weiner Mazza (vaca diaol).
VINCITORE: Fausto. Alle 18 tutta la provincia sapeva che era in balla muta e che supplicava dio di cambiare sesso a quasi tutti gli invitati.
RITIRA IL PREMIO: Sua moglie, con il sorriso sulle labbra e urlando “Ma che dio vi muti il sesso…”.

———————————————————

Da una mail di un amico, scritta pochi giorni dopo il 26 settembre 2006

non si poteva non provare un’innata sensazione di amicizia nei confronti di Lele, sin da subito, senza bisogno di avere molte ‘ore di volo’ passate a condividere le ‘cose serie’ della vita assieme.”

———————————————————

Fratelli, nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore” (Rm 14, 7-9)

Quando una persona amica o familiare muore si ripensa subito all’ultima volta che le abbiamo parlato o l’abbiamo incontrata. Nel mio caso con Emanuele è stato al matrimonio della Simona. Un momento di festa e in cui ci si ritrovava insieme per cantare, cosa che a lui piaceva molto e ricordo anche che aveva una bella voce.

In effetti aveva un modo di scherzare che non sempre riuscivo a sopportare, ma il Lele era cosi’… lo ricordo ancora con il suo inconfondibile sorriso “strafottente”.

———————————————————

Caro Lele

Ho  vissuto diverse esperienze con Te, troppo poche però, perché non ho avuto la possibilità di conoscerti bene fino in fondo.

Ho ricordi bellissimi su di Te di quando eravamo “Le Greppole” e ci divertivamo un mondo a fare gli sketch assieme ed eravamo soprattutto  molto uniti.

Quando penso a Te però, mi capita spesso di volerti chiedere per tutte quelle volte che non mi hai salutato e degnato di uno sguardo sebbene fossi passato accanto o davanti a me.

Non mai capito il perché! Ci rimanevo davvero male e per di più la vita purtroppo, non mi ha dato nemmeno il tempo e il modo di chiedertelo.

Forse non lo scoprirò mai, e me lo chiederò per sempre,  ma poco importa. Ciò che conta è che ancor oggi tutto ciò ci tiene e ci terrà per sempre uniti.

Ciao Lele! Fa il bravo lassù…

Il tuo Amico Zance

———————————————————

Quando è arrivata la mail di Silvio che ci chiedeva un pensiero da mettere sul blog in occasione del quinto anniversario
della scomparsa del LELE ho subito apprezzato molto l’iniziativa, anche perché sul LELE si potrebbe scrivere un libro.
Sono sempre tantissime le occasioni in cui mi viene in mente lui, le sue trovate, i suoi modi di dire, le imitazioni, le occasioni in cui bastava incrociarsi gli sguardi e subito si capiva la battuta che avrebbe detto! Mi viene in mente “SALUTI TROPEZ ” , leggendo una cartolina con scritto Saint Tropez sulla quale aveva letto male la provenienza e poi aveva chiesto: Ma chi è TROPEZ?. Con la Paola abbiamo riso per settimane….Oppure quando aveva mandato a quel paese un tedesco brillo in campeggio che gli aveva maldestramente innaffiato il barbecue con la birra, spegnendogli il fuoco, appena accesso con molta difficoltà…..

Come non ricordare quando al camposcuola si credeva graziato dalla mano notturna di un compagno di stanza non vedendosi alcun disegno sul corpo…e poi scoprendo allo specchio che aveva un svastica in fronte….!!!!! Ogni tanto quando ci troviamo tra amici e saltano fuori questi episodi è bello ricordare con un sorriso anche chi non c’è più. Quanti ricordi LELE che ci hai lasciato ma sono sicura che dove sei adesso stai continuando a far divertire chi ti sta attorno…..Ci manchi…. “

Vale

———————————————————

Ricordare solo qualcosa vissuta con il Lele non è facile…perché sono tanti i ricordi che mi passano per la testa …Quale Lele mi manca di più?…forse quello pazzarello e divertente…a volte mi vengono in mente quante risate ci siamo fatti nell’ultima vacanza a Monaco…quando ti mettevi il bordo del bicchiere in bocca…o tornando indietro nel tempo quando scivolavi con le tue scarpe eleganti marroni e forse qualcuno si ricorda quando sei caduto a Bardolino in centro (ricordo le risate con la Franci Cigo, Serena, la Vale)…o quando arrivavi per le gite in montagna con la tua camicina azzurra…o quando imitavi con Silvio qualcuno…o le prove di canto per il matrimonio del Gian a casa di Arturo…o quando dovevamo andare in qualche locale e non ci stavamo perché in troppi…o gli ultimi dell’anno a Montagne…

O forse mi manca di più il Lele profondo…delle chiacchierate…o lunghe lettere…dei biglietti con frasi significative…dell’amicizia profonda.

Ma c’è un ricordo….che nessuno può avere ed è di un pomeriggio con tuo nonno…quando per una tesina dell’università ho avuto l’onore di ascoltarlo raccontare della sua prigionia in Germania…insieme ci siamo commossi….e insieme abbiamo letto quel meraviglioso diario e visto le fotografie…un piccolo pezzo di storia…Tuo nonno ci aveva permesso di vivere quei momenti lontanissimi…come se fossero così vivi…Quei momenti sono stati emozionanti e li ho sempre conservati con affetto.

Chissà se ci guardi da lassù…credo di si…e credo che tu sia vicino e come dice una preghiera:

La morte non è niente, sono solo andato nella stanza accanto…
Ciò che ero per voi lo sono ancora…
Parlatemi usando lo stesso tono di voce,
continuate a  ridere delle stesse cose di cui ridevamo insieme.
Sorridete, pensate a me, pregate per me.
La vita ha il significato di sempre.
Il filo non si è spezzato.
Io non sono lontano.
Sono solo dall’altra parte del cammino.”

Sara

2 Commenti

Ristrutturare humanum est

“Case, bele case, sparnasade per el mond
case, bele case, a staga denter i è semper quéi
ghe n’è de quéle pustade ensima ala su bela culineta
ghe n’è de quéle cun le culòne e dele atre che par castèi
case verde, case celeste, del culùr de la merda d’óc
cun la sesa e la ringhiera e dele porte de set quintài”.

 

(Case, belle case, sparse per il mondo,
case, belle case, a starci dentro son sempre quelli.
Ce ne sono di quelle appollaiate in cima alla loro bella collinetta,
ce ne sono di quelle con colonne e delle altre che sembrano castelli.
Case verdi, case celesti, del colore della merda d’oca,
con la siepe e la ringhiera e delle porte da sette quintali.)

 (M. Mari – Case, belle case)

 

Quando si mette su casa, ci sono almeno dieci cose che tutti ti dicono.

  • Ristrutturare una casa vecchia costa come fare una casa nuova.
  • Quando una cosa è bella… è bella sempre (detto generalmente dai venditori quando la cosa “bella” è anche la più costosa).
  • Il nero è molto elegante e sta bene con tutto. Il bianco è luminoso e non ti stanchi mai. Il rosso è moderno e vivace.
  • Spendi un po’ di più, però vuoi mettere? È tutta un’altra cosa.
  • È meglio non mettere il parquet nei bagni e in cucina. Se poi ti cade dell’acqua, cosa fai? (boh… mi impiccherò).
  • (detta dagli artigiani 1) La settimana prossima penso di finire tutto.
  • (detta dagli artigiani 2) Nooo. Sei davvero sicuro che il preventivo che ti ho fatto era più basso?
  • (detta dagli artigiani 3) Guarda, giuro che ti stavo chiamando io: vengo domani mattina. Sul presto (più visto).
  • (detta dagli artigiani 4) Se dovessi davvero contare tutte le ore che ci ho messo, ti farei spendere un patrimonio. Facciamo così: te le conto a metà, anche se so che ci perdo.
  • (detta dalla mia morosa) Meglio comprarlo subito, è un’occasione.

Ad ogni modo, la ristrutturazione del duomo di Sassello è finita.

Prima

Dopo

4 Commenti

Ridateci Ruggero

Lo sanno anche gli ospiti della casa di riposo “Nicolai” che gli articoli del gruppo consigliare Ingegno per Volta li scrive Ruggero. Non c’è niente di male nel ricorrere allo scribacchino, anzi… Se uno non è capace di fare una cosa, è giusto che chieda aiuto. Io ad esempio non costruirò mai un ponte da solo, né cucinerò la saint honerè senza aver prima preso lezioni di cucina, e neppure guiderò mai la motonave Andes senza aver preso la patente nautica.

Il problema è che dall’ultima lettera al direttore a firma Ingegno per Volta (pubblicata il 2 agosto sulla Gazzetta), si evince chiaramente che Ruggero è in ferie e che qualcun altro ha preso furtivamente le sue veci. Gli scritti di Ruggero, anche se poco condivisibili, sono asciutti, ordinati e ottimamente chiari. Scrive bene, e seppur macchiata da un po’ di livore, la sua ironia mi è sempre risultata gradita. Non sto scherzando, a me piacciono, mi fanno ridere davvero.

Questa lettera invece è pesantemente sciapa. Galline, P.G.T., scoperte scientifiche e NO TAV… un minestrone insipido e annacquato, che invece di mettere l’appetito spinge al digiuno. Forse l’obiettivo era fare dell’ironia, ma il colpo è uscito abbondantemente dal vaso. Gli argomenti poi… identici a quelli di due giorni fa. Repetita iuvant, potrebbero rispondermi, se solo sapessero cosa significa.

Purtroppo non ho trovato in rete la lettera per riproporla in questo spazio, e ricopiarla mi sembrava troppo. Cercatela sul giornale, merita. Contiene una specie di gioco enigmistico: due idee che gravitano in mezzo a trenta righe, senza mai congiungersi: dovete indovinare quali sono.

Un appello alla minoranza: vi prego, ridateci Ruggero. E speriamo che con la prossima lettera non dicano che l’ha rapito l’Amministrazione.

2 Commenti

Armi di distruzione biomassa

Venerdì scorso ho partecipato allo spassosissimo concerto dei Di ‘n del nas a Medole. Tre ore e passa di vernacolo e buona musica. Dei grandi. L’occasione è servita per prendere coscienza che a Castel Goffredo è imminente la costruzione di una centrale a biomasse. Gulp.

Si definisce biomassa qualsiasi sostanza di matrice organica, vegetale o animale, destinata a fini energetici o alla produzione di ammendante agricolo. Raggruppa tutti i materiali di origine animale e vegetale che non hanno subito alcun processo di fossilizzazione. Sono esclusi petrolio, metano, carbone.

Queste sono le principali materie che rientrano nella biomassa

La biomassa è considerata tra le fonti rinnovabili, perché l’anidride carbonica emessa per la produzione d’energia, non rappresenta un incremento, ma è la medesima che le piante hanno prima assorbito per svilupparsi e che alla morte di esse tornerebbe nell’atmosfera attraverso i normali processi degradativi della sostanza organica. La valorizzazione energetica dei materiali organici contribuisce alla produzione di energia termica e con impianti di medie o grosse dimensioni può produrre anche energia elettrica.

Sembrerebbe una cosa pulita, ma restano forti dubbi sull’inquinamento dell’aria e sul controllo degli effettivi materiali bruciati nella centrale. E poi questa corsa alla costruzione puzza molto di business.

Il “comitato per no” ritiene inoltre che l’opera sia inutile, poiché non vi è nessuna necessità di energia aggiuntiva a Castel Goffredo, patria di calzifici ormai dismessi.

Il mio obiettivo è solamente quello di contribuire ad informare. Non so quanti a Volta sappiano che a pochi chilometri sorgerà una centrale a biomasse. Io non ho firmato la petizione del comitato, semplicemente perché non conosco ancora bene la questione. Non escludo di farlo. Se vi serve il contatto del comitato, potete cliccare qui: http://www.nocentralecastelgoffredo.it

1 commento

Il pulpito

“…col giudizio con cui giudicate sarete giudicati;
e con la misura con la quale misurate sarete misurati.
Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello,
mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?
O come potrai dire al tuo fratello:
permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell’occhio tuo c’è la trave?
Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio
e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”.

(Vangelo secondo Matteo 7,1-5)

Questa è una storia divertente. Non si pensi che il sottoscritto stia promuovendo facile ironia e neppure satira gratuita. Questa è una storia divertente, punto.

La Gazzetta di oggi titola a cinque colonne il conflitto d’interessi, sollevato da Impegno per Volta, nei confronti del sindaco Adami in materia di edilizia. Gli interessati risponderanno alle accuse e gli accusatori confuteranno la difesa. L’affare non mi riguarda direttamente e non intendo commentare.

dalla Gazzetta di Mantova del 20/07/2011

Non commento, dicevo. Ricordo però l’albo d’oro degli ultimi tre sindaci di Volta, dei loro incarichi in giunta e della loro occupazione professionale (così come è registrata sul sito http://volta-mantovana.corriere.it/rappresentanti.shtml )

  • 2009-oggi, Giuseppe Adami (Medico): Sindaco, Assessore ai Lavori Pubblici, Personale, Polizia Locale, Sport.
  • 2004-2009, Luciano Bertaiola (Geometra): Sindaco, Assessore ai Lavori Pubblici, Personale e Polizia Locale.
  • 1999-2004, Luciano Bertaiola (Geometra): Sindaco, Assessore ai Lavori Pubblici, Affari Generali, Rapporti coi cittadini.

Allego altresì uno stralcio del “Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali” (art. 78 del dlg 267/2000), cioè della normativa vigente in materia:

Comma 3 – I componenti la giunta comunale competenti in materia di urbanistica, di edilizia e di lavori pubblici devono astenersi dall’esercitare attività professionale in materia di edilizia privata e pubblica nel territorio da essi amministrato.

Nessun commento

A PARER MIO – Dalla “büşa” al composter

Disconoscendo la plastica, non avendo grandi quantità di vetro o metallo da riciclare, e conservando la poca carta a disposizione per accendere il camino o la stufa, l’unico dibattito dei nostri nonni sull’argomento “spazzatura” sarebbe potuto avvenire solo in materia di rifiuti umidi. E sicuramente qualche decennio fa, la saggezza rurale dei nostri avi avrebbe risolto il problema dell’umido senza troppi giri di parole. Oggi invece ci sentiamo “tecnologicamente più avanzati” e poiché la società evoluta ci impone nuove scelte ecologiche, ci ingegniamo continuamente per trovare nuove strade, nuove idee volte a tutelare un ambiente sempre più prossimo al tracollo. La separazione dei rifiuti per tipologia, e l’efficace scelta della raccolta “porta a porta”, costituiscono due esempi importanti nella nostra concezione di tutela ambientale. Volta ha fatto molti passi in avanti negli ultimi anni, ma molti comuni hanno raggiunto risultati decisamente migliori. Basti per tutti l’esempio della vicina Roverbella, che con dedizione ha conquistato il primato regionale per la raccolta differenziata (classifica Legambiente del 2010). Un’ulteriore opportunità per ridurre il carico dei rifiuti da smaltire, è rappresentata oggi dai cosiddetti compostori per l’umido, altrimenti chiamati “composter”. La soluzione è molto semplice e consiste nell’accumulare nel cortile di casa i rifiuti organici, al fine di ottenere nel tempo un terriccio riciclabile in giardino. Presentando la domanda in Comune e acquistando in ferramenta l’apposito contenitore compostore, si può dunque beneficiare di una riduzione del 10% sulla parte variabile della tariffa d’igiene urbana. Meno rifiuti prodotti, meno tasse. Come accade spesso, le soluzioni più logiche sono quelle più efficaci e generalmente anche quelle più antiche. Non serve troppa memoria per ricordare che fino a mezzo secolo fa si faceva esattamente la stessa cosa. Le famiglie contadine tenevano in cortile il loro “composter”, proprio nei pressi dell’abitazione, a pochi passi dall’uscio. Era la “büşa”, autentica anticipatrice dei tempi moderni. Dalla büşa al composter, insomma. Perché spesso la storia si ripete e… a Volta ritornano.

(Editoriale pubblicato su Voltapagina n.38)

1 commento