Archive for category Attualità
Alla forca
(D. G. Giovenale – Satire)
È ora “di basta”, siamo tutti d’accordo. Ma a me questi dei forconi non mi convincono mica tanto. Una protesta, per dirsi credibile, può essere così vaga, così disorganizzata, così demagogica e squinternata? Per essere attendibili si può essere così disordinati e così cialtroni? Contadini, allevatori, commercianti, imprenditori, studenti, pensionati, disoccupati, financo gli ultras. Sono di tutti e di più, mancano solo i giocatori di curling e i collezionisti di campane tibetane.
Non c’è un leader, un rappresentante indiscusso, né un programma o un obiettivo chiaro e concreto. Di solito si sciopera e si reagisce contro un provvedimento, contro una legge. C’è sempre un casus belli che fa traboccare il vaso, qui no. Nelle interviste protestano genericamente “per il bene dell’Italia”, che vuol dire tutto e niente. L’obiettivo della mobilitazione è “mandarli a casa tutti”, come se uno sciopero ad oltranza potesse produrre le dimissioni in massa del Parlamento. C’è chi sostiene l’uscita dall’euro, chi propone la creazione, accanto all’euro, di una moneta locale complementare, chi chiede un referendum.
Il malcontento è limpido e condivisibile, ma la proposta ed il programma latitano. O forse è la disperazione sterminata che offusca la ragione.
Nessun dubbio sulla buonafede dei partecipanti, ma molte perplessità sulla regia dietro le quinte. In Sicilia il movimento dei forconi si rivelò il paravento dei racket mafiosi. Ora la scia che si è creata appare ancor più fumosa. Vedremo se quella di questi giorni è solo nebbia.
Buona la prima… meno la seconda
(G. Letta, 7 novembre 2013)
Nei comuni dove nel 2013 sono aumentate le aliquote IMU, lo Stato pagherà solo il 60% dell’extragettito atteso: l’altro 40% dell’incremento sarà pagato dai cittadini.
Sono 2400 i comuni italiani che nel 2013 hanno aumentato le percentuali d’imposta rispetto all’anno precedente. Forse pochi sanno che tra questi c’è anche Volta. Credo sia l’unica amministrazione al mondo che ha aumentato le tasse l’anno prima delle elezioni. Siamo passati dal 0,4% al 0,55% e l’incremento dell’0,15% dovrà essere pagato quasi per metà dai cittadini. Entro il 16 gennaio 2014.
Insomma… abolizione della seconda rata, ma per modo di dire. Manca ancora un testo definitivo, ma la beffa è già dietro l’angolo.
L’Anci e i sindaci di tutta Italia insorgono. Ma in tutto questo bailamme destano perplessità le dichiarazioni del Ministro dell’Economia, Saccomanni: “l’importo della rata sarà coperto con misure a carico del sistema bancario”. E se dunque sono le banche a pagare, poi su chi si rivarranno?
Latinorum
(dialogo tra Renzo e Don Abbondio – Promessi sposi, cap. II)
Scansiamo subito ogni equivoco: lo scoop è di Michele Mari, non mio.
La Gazzetta dello Sport, sempre più nel baratro di contenuti, ora sconcerta anche per la forma dei suoi articoli. È di qualche giorno fa l’apostrofe alle strategie del Coni, con l’improbabile espressione “out out”.
Una débâcle profonda, tutt’altro che un banale refuso. Denota innanzitutto ignoranza. L’ignoranza di scrivere quello che si sente in giro, quello che altri dicono, senza sapere bene cosa significa e soprattutto come si scrive.
“Aut aut”, locuzione latina per indicare “o questo o quello”, utilizzata anche per definire una scelta biunivoca direzionata “o di qua o di là”. Locuzione classica trasformata magicamente dalla Gazzetta in inglesismo isterico: “out out”.
Capita di frequente che chi non sa l’italiano si ostini a cercare la perifrasi latina. Una ricerca ossessiva, che raramente ripaga lo sforzo. Costoro scordano troppo spesso che l’effetto dell’errore è potenzialmente più forte dell’effetto “figo” che l’espressione dovrebbe evocare. Lascino perdere e s’accontentino dell’italiano corretto. A noi basta e avanza.
Il pane sporco si mangia in famiglia
(dall’Antico Testamento – Libro dei Proverbi)
Era ora. Papa Francesco si è scagliato nei giorni scorsi contro la “dea tangente”. “Dio ci ha comandato di portare il pane a casa col nostro lavoro onesto! L’amministratore disonesto dava da mangiare ai suoi figli il pane sporco!”
Non che ci fosse bisogno di spiegare quale pane è sporco e quale è pulito, e neppure da quale sacco viene presa la farina, ma il fatto che il Papa abbia palesato la posizione della Chiesa di fronte al vizietto della stecca, rimane un fatto sorprendente.
E i nostri navigati amministratori locali? Avranno inteso il monito? Quelli che strizzano l’occhio, che concedono il permesso, che scelgono dove, come, quando lottizzare… avranno ascoltato il Papa? Quelli che concedono gli appalti, che scelgono i fornitori, che confondono il bene pubblico con il portafoglio privato… avranno capito la metafora del pane?
Certamente sì. Sono gli stessi che non si perdono una messa, che s’inginocchiano e si scambiano la pace, che cantano l’Alleluja e il Padre Nostro, che ricevono sempre la comunione, stando bene attenti a farsi vedere da tutti. Vuoi che questi amministratori immacolati non riconoscano il pane sporco da quello pulito?
Questione di Sharm
(A. Camus, La caduta)
Tra le tante tragedie di questi giorni, c’è quella dei turisti giunti sul Mar Rosso, che poveretti non possono uscire dai loro villaggi. Purtroppo per loro, laggiù si sono messi in testa di fare la guerra civile e… addio gita nel deserto, addio foto a Luxor. Un bel problema. Vabbè, ci sono stati mille morti ammazzati, ma vuoi mettere il disagio di dover restare barricati nel resort a Sharm el Sheikh e Marsa Alam? E poi chi la ripaga la vacanza rovinata ai diciannove mila italiani?
Mentre la Farnesina spende i nostri soldi per rendere più confortevole il loro soggiorno e magari loro rientro, è già pronta una class action per chiedere il risarcimento. Italiani d’Egitto!
Empatia canaglia
(E. Fromm – Avere o essere?)
Quando si dice la vicinanza delle istituzioni ed il coinvolgimento emotivo di chi governa…
A seguito del recente deragliamento del treno spagnolo, il primo ministro Rajoy ha diramato un comunicato stampa, per manifestare le più sentite (?) condoglianze ai familiari delle vittime.
Nel profondo turbinio emozionale, però, il suo entourage ha confezionato un comunicato bislacco, scopiazzando un po’ troppo quello diramato in occasione del terremoto cinese di lunedì.
Di fronte al più grande disastro ferroviario spagnolo degli ultimi quarant’anni, Rajoy recita: “Desidero rivolgervi le mie più sentite condoglianze per la perdita di vite umane e per i danni materiali che ha portato il terremoto che ha colpito questa sera la città di Gansu”. Si può immaginare quanto si siano sentiti sollevati gli spagnoli, per una tale empatia da parte del loro governo. Come si dice: cornutos y maziatos.
L’uomo del Ponte
(A. Cook)
Incalza la polemica sull’affitto di Ponte Vecchio a Firenze, per la cena di Montezemolo e dei vip Ferrari. Anche oggi il deputato grillino Romani ha incalzato lo scapestrato Renzi per la maldestra concessione. La diatriba rischia di essere eterna.
In linea di principio è vero: il bene pubblico non deve mai soggiogarsi al vizio privato ed il patrimonio collettivo non deve mai essere riservato solamente ai “pochi” che possono permettersi di pagare più di altri. È una regola che sta alla base della convivenza civile di una comunità, è la regola che impedisce che la res publica diventi res privata.
Ultimamente, tuttavia, queste scelte di concessione del bene pubblico, di affitto, noleggio o locazione che sia, iniziano ad essere quasi obbligate. Per i Comuni sempre più in crisi di entrate, e sempre più al collasso nella quadra dei conti, l’idea di mettere a frutto il patrimonio diventa una necessità forzata.
Ben vengano gli sponsor, gli affitti e gli investitori privati. Purché l’obiettivo finale sia realmente quello di sostenere l’interesse della comunità (aumentando le entrate), non solo quello di favorire il sollazzo dei pochi (concedendo esclusività low cost).
In quest’ottica anche Volta dovrebbe promuoversi maggiormente, incoraggiando l’utilizzo e lo sfruttamento degli spazi comunali da parte dei privati cittadini per eventi, feste, manifestazioni, convegni privati. Non è mai stato fatto, o almeno, non abbastanza.
Ufficialmente Ponte Vecchio sarebbe stato affittato per qualche ora, in cambio 120.000 euro. Non mi intendo della materia, ma mi pare un compromesso accettabile. Ma dalla documentazione sembra emergere che il canone effettivo di locazione sia stato di soli 17.000 euro. Un po’ poco, perché su queste cose non si dovrebbero fare sconti neppure agli amici, e neppure nel periodo dei saldi estivi.
Pubblicità occulta
(P. Dusenberry)
Ce ne sono pochi che possono battere la RyanAir in fatto di pubblicità durante il servizio. Forse possono riuscirci le pagine del Mantua Bazar, dove per cercare un’auto usata devi prima leggerti gli annunci di trecento agenzie immobiliari, oppure le puntate di Melaverde, che per capire quanto si stagiona una forma di asiago devi prima imparare i prezzi delle pentole di Cesare Cadeo o la formula del lattice dei materassi di Mastrota.
Nella ricerca dei voli disponibili, da tempo RyanAir utilizza un controllo di sicurezza che impone di digitare manualmente una combinazione di lettere e numeri distorti, di volta in volta suggeriti sullo schermo del pc. Si chiama test Captcha ed è noto in informatica perché serve a determinare se l’utente è un umano. Lo scopo evidente è quello di evitare l’accesso al sito da parte di programmi automatici, che potrebbero generare degli spam.
La Ryan però ha superato se stessa. Non bastasse l’assicurazione, il noleggio auto, la priority, l’hotel e il trolley che cercano di venderti prima di confermare l’acquisto del volo, ora ricorrono anche all’occulto. Le parole random del test Captcha nascondono in realtà dei messaggi allusivi per l’acquisto. E neanche tanto sublimali. Robe de mat.
Compagnia delle Indie
(Autista di pullman in gita delle superiori,
quando portai sul veicolo lo zaino,
nonostante lui l’avesse esplicitamente vietato – primi anni ‘90)
“Fare l’indiano” significa fingere di non sentire o di non capire quello che viene detto, ordinato o consigliato. Si usa per additare il finto tonto, lo gnorry della situazione, colui che pure sapendo ci prova, perché “non si sa mai…”. L’espressione fa evidentemente riferimento allo stereotipo del pellerossa indiano d’America, che nell’immaginario e nel pregiudizio popolare mostra spesso un atteggiamento di generale indifferenza e apatia, proprio di chi non capisce quello che sta realmente accadendo.
Il modo di dire può forse applicarsi anche agli indiani non americani, alla combriccola dei marò, dell’ex Ministro degli Esteri (per conto) Terzi, e a tutta la carovana italiana della Compagnia delle Indie. Come italiani, abbiamo fatto un po’ gli indiani.
Innanzitutto abbiamo rimpatriato i due marò per farli votare alle elezioni politiche. Assodato che i loro due voti non sono risultati determinanti per la formazione del Governo, è bene ricordare che qualsiasi cittadino italiano può votare dall’estero, senza necessariamente rientrare in patria. Ma probabilmente la legge sul diritto di voto si applica a qualsiasi italiano, purché non sia un marinaio pugliese nato negli anni 1977-78, accusato di omicidio in India.
Non domi, abbiamo promesso al Governo indiano che i due marinai sarebbero rientrati in India. Poiché il Governo indiano non conosce il detto “fare promesse da marinaio”, si è fidato ciecamente, non immaginando che per rivedere i due soldati avrebbe penato le pene del Mahadma. Potevamo completare l’opera omnia, convocando i due marò per le consultazioni da Napolitano, giusto per prendere altro tempo.
A parte le varie mosse da avanspettacolo con cui abbiamo gestito la circostanza, spesso si tende a sorvolare un piccolo dettaglio della vicenda, ovvero che i due presunti patrioti integerrimi hanno innanzitutto ammazzato due pescatori senza motivo.
È comprensibile il tentativo di ricercare un giudizio partigiano e casereccio, ma questo non deve eludere il fatto che i due soldati debbano essere innanzitutto processati.
Certificato Unico Dipendente
(D. Luttazzi)
Da quest’anno ai pensionati non viene più inviato il Cud a domicilio. La spending review impone di tagliare i costi di stampe e spedizioni. Giusto. E poi è inutile mandare il Cud al pensionato, tanto dopo un po’ muore…
Per il pensionato che volesse presentare la dichiarazione dei redditi 2013, ci sono diversi modi per ottenere il Cud. Lasciando perdere quelli più complicati come avere la posta elettronica certificata, oppure un master alla Columbus, un diploma a Masterchef o un negozio di slitte a Roccella Ionica, la via più semplice ed economica rimane quella di “stampare il proprio CUD direttamente dal sito istituzionale www.inps.it”. Uno pensa: “mi collego e stampo un file”. Più o meno. Per fare ciò, il pensionato deve semplicemente avere un PIN, un computer e una connessione, ed essere capace di assemblare le tre cose insieme, altrimenti iniziano i problemi.
– Occorre fare la domanda per avere il PIN. La domanda si fa on line, cercando bene su un link semitrasparente scritto in arial 6. Basta avere il codice fiscale a portata di mano e compilare un format inserendo un indirizzo mail e un numero di cellulare. Ogni pensionato, che durante il giorno ha tempo per cazzeggiare, ha per definizione un computer, una mail e un cellulare.
– Presentata la domanda, ti vengono fornite immediatamente solo le prime 8 cifre del PIN, mediante l’invio di un sms.
– Per avere le ultime 8 cifre del PIN devi attendere la spedizione postale a casa. Qua la spendind review chiude un occhio e ti inviano una bella letterina a colori con le cifre rosse e blu mancanti.
– Ricomposto finalmente il PIN (8 cifre dell’sms + 8 cifre colorate della lettera) sei pronto per ricollegarti e… richiedere un altro PIN. Non è infatti possibile ottenere alcun documento con il vecchio PIN (quello di mezzora fa), che serve solo per farsi dare un nuovo codice. Lo chiamano “controllo di sicurezza”, probabilmente perché c’è pieno di pensionati in rete che cercano di prendere fraudolentemente i Cud di altri pensionati. Le famose “prese per il Cud”.
– Una volta collegato con il nuovo PIN, devi cercare il tuo Cud. È semplice ed intuitivo, basta sapere che non devi cercarlo nella voce Cud, ma in “Fascicolo previdenziale per il cittadino / Modelli”.
– Poi, se ti è arrivata la pensione da poco, ti devi comprare una stampante e stampare il pdf (pensionato, sai cos’è un pdf?)
Io l’ho fatto per i miei genitori e vi assicuro che è più semplice ottenere una concessione edilizia in Nuova Zelanda.
Questo processo dovrebbe snellire la burocrazia, ma al contempo incrementare i suicidi dei pensionati.