Archive for category Attualità
La carogna sulle spalle
(R. Gary, Cane Bianco)
Genny a’ carogna, al secolo Gennaro De Tommaso, è un tifoso (si fa per dire) napoletano figlio di un affiliato alla camorra del Rione Sanità. È a capo del gruppo ultrà che nel tra il 2008 e il 2012 perpetrò le rapine ai danni dei giocatori del Napoli. “Le rapine avvengono quando un calciatore gioca male, oppure parla male dei tifosi”, affermerà poi il pentito Salvatore Russomagno. Insomma, Genny a’ carogna non è esattamente un appassionato di filologia romanza, né un integralista salesiano. Sabato sera, indossando una maglietta che inneggiava all’assassinio di un poliziotto, ha decretato il fischio d’inizio della finale di Coppa Italia: senza il suo placet non si poteva cominciare. È la trattativa “Stato-Mafia”, che stavolta però va in diretta tv.
Di fronte a questa sudditanza e a questa obbedienza (di prefettura, polizia, arbitri, dirigenti e giocatori) l’informazione insiste sul paragone con il modello inglese, senza chiedersi perché non vengono percorsi i primi passi elementari per l’istituzione dello stato civile. Personaggi come Genny a’ carogna sono noti e abbondano ogni domenica, in ogni stadio. Per cominciare, ancor prima di inasprire le pene o inventarsi nuove regole, si potrebbe prenderli e metterli nelle patrie galere coi lori cori e le loro magliette.
Fatto ciò, possiamo toglierci la carogna dalle spalle e iniziare a parlare di modello inglese e di filologia romanza.
Nulla da dichiarare?
(G. Andreotti, Il potere logora… ma è meglio non perderlo)
Se in tempi di compilazione della dichiarazione dei redditi non avete idee fantasiose o necessità particolari, mi permetto di dare due suggerimenti. Piuttosto di andare a caso è sempre meglio “piuttosto”.
La prima proposta è la IFOM, l’istituto di oncologia molecolare della Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro. In ottica interdisciplinare e transnazionale, conduce programmi di ricerca sui meccanismi che inducono la formazione e lo sviluppo della cellula tumorale. Si occupa soprattutto di tumori connessi alle mutazioni genetiche e dello studio dei farmaci a bersaglio. Il codice fiscale è 97358780159, il sito internet è http://www.ifom.eu/it/ .
L’altro suggerimento è la onlus San Antonio di Verona, che offre servizi di assistenza a pazienti onco-pneumologici in fase avanzata. Su base volontaria, il personale medico infermieristico specializzato fornisce percorsi assistenziali che garantiscano continuità di cura, corsi formativi per familiari, assistenza psicologica, etc… Il codice fiscale è 93219430233, il sito è internet http://www.associazionesanantonio.it/ .
Mi raccomando: una volta messa la firma non compiacetevi con nessuno, perché non è una buona azione. Il 5×1000 è obbligatorio
Una buona idea
(A. Accatino, L’ilare Ilaria)
Lombardia, ma con la metà dei suoi abitanti. Nazione modesta, senza grosse aspettative. Le sue più grandi invenzioni sono il prototipo del paracadute e il formaggio Bryndza. Tutt’altro che un paese di creativi, potrei sintetizzare.
Evidentemente però c’era bisogno dell’ingegno slovacco per l’invenzione del secolo contro l’evasione fiscale. Una lotteria a cui si partecipa con gli scontrini fiscali. Più ne possiedi, più opportunità hai di vincere. Tramite il web, o una semplice applicazione smartphone, ciascuno registra gli scontrini di cui è in possesso. Poi settimanalmente viene fatta l’estrazione dei premi (denaro, auto, etc…). L’obiettivo è abbastanza chiaro: incentivare i cittadini a farsi rilasciare le ricevute e rendere più difficile l’evasione dell’Iva da parte degli esercenti. La cosa sembra funzionare ed altri paesi (Portogallo in testa) stanno già copiando la fantasmagorica invenzione. Questa idea, unita ad altre politiche tributarie, in Slovacchia nel 2013 ha permesso di raccogliere 370 milioni di euro in più rispetto all’anno precedente. Il Portogallo stima di recuperare 190 milioni.
In Italia invece aspettiamo, in attesa che arrivi qualche buona idea.
Furbi come una golpe
(P. Camporesi – La maschera di Bertoldo)
Di norma quattro contadini che modificano un trattore per farlo assomigliare ad un carrarmato, mi fanno pensare solo alle sfilate del carnevale.
Siamo a Casale di Scodosia, comune del padovano guarda caso celebre per una festa tradizionale chiamata Carnevale del Veneto. Il carnevale però è finito anche qui e, come in tutta Italia, siamo nelle asperità della quaresima. Stavolta al posto del mascherone di cartapesta, i contadini stavano per montare sul trattore la bocca di fuoco di un cannone vero. Un a-team nostrano, che modifica i mezzi agricoli per fare la guerra. Pensavano di iniziare la secessione del Veneto marciando su Venezia. Probabilmente non sapevano neppure che a Venezia sarebbe più utile un sommergibile che un carrarmato.
Fanatici di certo. Pazzi, forse. Il solo fatto di concepire la rivoluzione col trattore sarebbe già di per sé indice d’incapacità, sia d’intendere che di volere. “Un atto dimostrativo”, diranno poi. Già, perché dimostra l’ignoranza e l’ingenuità a cui può giungere l’essere umano.
Detto questo, il reato che hanno commesso va certamente perseguito e sanzionato, come la giustizia prevede. Gridare “al golpe” però è un po’ troppo. Per fare il golpe bisogna essere più furbi: almeno furbi come una golpe.
Circonciso tra noi
(P. Mantegazza)
Mi hanno detto che tutti questi resoconti dei consigli comunali sono un po’ una palla. Tranquilli, tra poche settimane scade il mio mandato elettorale e con lui anche i racconti fantasy delle sedute consiliari.
D’altronde c’è rimasto poco altro: ormai viaggio a rilento e anche parlare di Renzi mi fa venire prurito. Lo spunto di oggi è un breve appunto di Gramellini. Potremmo scrivere ore facendo i parallelismi con i politici locali, ma preferisco lasciare il suo articoletto incorrotto. Assaporatelo così com’è.
Aula di Montecitorio, tempio della Repubblica. Si alza a parlare il deputato Davide Tripiedi: «Sarò breve e circonciso» esordisce, e l’ex cronista sportivo che è in me sente l’eco mai spenta di certe interviste giovanili a Trapattoni: «Ragazzo, ti racconto tutto ma mi raccomando: che resti circonciso tra noi». Intorno all’onorevole oratore scoppiettano risatine. Quand’ecco intervenire dal pulpito il vicepresidente della Camera in persona, Simone Baldelli, nei panni dell’autorevole correttore: «Coinciso!» sogghigna saccente. «Circonciso è un’altra cosa». Se è per questo, anche «coinciso»: participio passato del verbo coincidere.
Non ha importanza a quali gruppi appartengano i due fenomeni (Cinquestelle e Forza Italia: che resti circonciso tra noi). Più istruttive le loro biografie ufficiali. Tripiedi è un idraulico con la licenza media, mentre Baldelli è laureato, ha scritto una «Guida ai misteri della Camera» sottilmente autobiografica e nutre una spiccata passione per la pittura, la fotografia, la musica e lo sport, insomma per qualsiasi cosa che non sia la grammatica. Il suo errore è più fastidioso perché intendeva correggerne un altro: ha l’aggravante della presunzione. Ma sarebbe ipocrita continuare a scandalizzarsi per l’ignoranza dei nuovi politici, perfettamente in linea con il livello medio della popolazione. Da tempo abbiamo smesso di pretenderli migliori di noi. Le persone preparate esistono ancora, ma non si candidano: hanno di meno peggio da fare.
La legge del contrabbasso
(Cochi e Renato – È l’amore)
Tutte le volte che vedo Cochi e Renato, che siano in teatro oppure in televisione, non posso fare a meno di pensare due cose. La prima è che fanno sempre le stesse identiche gag, da quarant’anni a questa parte. La seconda è che mi fanno ridere come se fosse la prima volta che li sento. Io so già la battuta che arriverà dopo, ma rido lo stesso.
Di tutto il repertorio, una delle gag migliori è quella del contrabbasso e del violoncello, che introduce la canzone “è l’amore”. C’è una legge non scritta, secondo la quale appena Renato prende il contrabbasso io scoppio a ridere.
Per chi non sapesse di cosa parlo: http://www.youtube.com/watch?v=ieQon-ego0o
Grazie a Gianluca, che ha fatto una foto migliore della mia.
Vacanze differenziate
(E. Jannacci – Silvano)
Il mese scorso un gruppo di solerti cittadini della frazione Bezzetti ha ripulito il borgo dalla monnezza abbandonata da altrettanti cittadini, certamente meno solerti. Bella iniziativa, che da un lato fa onore al loro senso civico e dall’altro evidenzia i gravi limiti dell’idiozia umana. Come sia possibile che nel 2014 qualcuno abbandoni ancora sacchi di pattume tra campi e colline, rimane un mistero irrisolto.
In base alla nota teoria della relatività, la soglia di tolleranza ai rifiuti varia in funzione del luogo in cui ci si trova: vedere un sacco di spazzatura alla periferia di Mestre è ben diverso che calpestarla sulla Tofana di Rozes.
Paese che vai, sporcizia che trovi. E di rifiuti sulle montagne pare ce ne siano un bel po’. Sull’Everest, il Ministero del Turismo nepalese ha imposto che ogni membro delle spedizioni si porti a valle almeno otto chilogrammi di spazzatura (oltre alla propria immondizia). Sull’Himalaia come ai Bezzetti.
Se giochiamo a bandiera svizzera
(W. Allen – Il dormiglione)
Insomma in Svizzera è passato il referendum per i “tetti massimi annuali e contingenti annuali per gli stranieri che esercitano un’attività lucrativa”. È il tanto invocato blocco all’immigrazione di massa.
Per i lombardi il gioco potrebbe farsi duroe. L’ipotesi di limitazione tocca infatti i 65.000 frontalieri italiani che ogni giorno lasciano il Belpaese per raggiungere i posti di lavoro in Svizzera. Tocca un po’ anche i loro comuni di provenienza, attualmente ricompensati profumatamente dalla Confederazione Elvetica, per il semplice fatto che i lavoratori pagano le tasse in Svizzera ma godono dei servizi in Italia.
Spiace un po’ a tutti, insomma, ma non è questo il problema. In fondo ogni legge ha i suoi martiri: quelli che hanno dovuto prorogare la pensione mentre stavano già stappando lo spumante, quelli che per guidare la moto hanno dovuto fare anche la patente A, perché con la B che avevano in tasca ci potevano guidare appena appena l’auto.
Il vero problema è che tutto l’impianto di Schengen vacilla proprio nel cuore dell’Europa: un’aritmia cardiaca che potrebbe essere sintomo di una patologia ben più grave. Entro tre anni il governo svizzero dovrà rinegoziare gli accordi bilaterali con l’Unione Europea.
Ogni nord ha il suo sud. Intanto la Lega, che aveva inizialmente storto il naso per il grave affronto svizzero, cavalca l’onda emozionale. “Presto un referendum anche in Italia” è il sintetico twitt del segretario Salvini. Vedremo se chi l’ha duro, la vince.
Welcome to the paradise
where the grass is green and the girls are pretty”
(Guns N’ Roses – Paradise City)
Se non fosse per il fatto che celano spesso dei drammi, alcune notizie farebbero davvero sorridere per quanto sono stravaganti.
Ieri è morto il cow boy della pubblicità della Marlboro: un tumore al polmone.
Bizzarro no? Come se Cesare Ragazzi morisse di alopecia, o Mastrota venisse schiacciato da una batteria di pentole o da una doga queen size. Sono gli scherzi del destino, le stramberie che talvolta la natura ama fare.
Anni fa Beppe Grillo ci scherzava sopra: “Vieni anche tu nel Marlboro Country… Sì, è morto di cancro, lui e il cavallo”. Col senno di poi possiamo dire che aveva ragione, perché l’icona selvaggia del Marlboro Man, al secolo Eric Lawson, è morto davvero di cancro ed ha raggiunto il paradiso. Del cavallo, invece, non si hanno notizie.
Su col(la) morale!
“Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta”.
(Platone, Apologia di Socrate)
Leggo in rete i commenti sbrodolanti sulla vicenda di Caterina Simonsen, la venticinquenne affetta da quattro diverse malattie genetiche che ringrazia pubblicamente la sperimentazione animale, meritevole di averle permesso di vivere sino ad ora. Su facebook le hanno augurato la morte, perché causare sofferenze agli animali è ingiusto e moralmente inaccettabile. Forse è vero.
Ovviamente non sono un ricercatore e non posso sapere quanto sia “vitale”, o quanto sia irrinunciabile la sperimentazione animale. Non so dire se esistano delle alternative efficaci ed immediate, né se gli stessi risultati della medicina contemporanea si sarebbero potuti raggiungere percorrendo altre strade, magari eticamente più condivisibili.
A chi però propina la morale sui diritti degli animali, voglio dire una cosa. Se vi capitasse di essere seriamente malati, o se capitasse ad un vostro stretto familiare di esserlo, non ci sarebbe più nessuna morale. Il sacrificio di un animale per la salvezza vostra o di vostro figlio vi sembrerebbe un’irrisoria quisquiglia. Pur di vedere la guarigione preghereste in qualsiasi lingua e sacrifichereste topi, cani, gatti e orsi marsicani per salvare voi e la vostra famiglia. Se servisse, probabilmente paghereste anche gli umani per testare le cure che potrebbero darvi una speranza.
E allora, se la morale funziona solo in certe circostanze non è più una morale. È semplice ipocrisia.