Archive for category Attualità
Nel regno animale
“Puoi conoscere il cuore di un uomo già dal modo in cui egli tratta gli animali”
(I.Kant)
Nella ridente Treviso, su denuncia di un’associazione ambientalista, i vigili vanno al mercato del pesce e sequestrano tre astici vivi adagiati sul ghiaccio. Come denunciare un fioraio perché tiene le petunie in un vaso d’acqua, o il pizzaiolo perché mette le pizze nel forno. Sembra una barzelletta, ma invece parte una segnalazione alla Procura della Repubblica per maltrattamento di animali. Nel frattempo i vigili si disfano probabilmente delle prove dando vita ad una catalana, annaffiata di abbondante prosecco.
Uno studio dell’Università di Pavia sulla fauna lombarda ha rilevato che nella provincia di Mantova c’è una nutria ogni due abitanti. Più nutrie che carabinieri, medici, infermieri e insegnanti messi insieme. La Coldiretti parla di emergenza, perché perforano gli argini e le sponde dei canali e devastano i campi, oltre a finire ammazzate dalle auto sulle strade. Per risolvere il problema occorrerebbe un piano nazionale di contenimento e una collaborazione interregionale, per eliminare almeno un milione e mezzo di nutrie. Anche qui gli animalisti insorgono.
Troppe volte per brandire la tutela dei diritti, ci si dimentica della differenza tra l’uomo e l’animale.
Je suis Charlie, a volte
“Sembra che io abbia una costituzione che non regge l’alcol e ancor di meno l’idiozia e l’incoerenza”
(J: Kerouac)
Ad un anno dagli attentati alla sede di Charlie Hebdo, le copertine del settimanale francese tornano a fare polemica. Stavolta dall’altra sponda del monoteismo. È la Conferenza Episcopale Francese a criticare l’inopportuna immagine pubblicata pochi giorni fa, dove si vede Dio col kalashnikov e la tunica insanguinata sotto la scritta “Un anno dopo – L’assassino ancora in fuga”.
Apriti o cielo, è il caso di dirlo. Ogni benpensante storce il naso di fronte a questa irriverente débâcle. Impertinente, sfacciata, in netta contrapposizione alla pace e alla distensione. Eppure l’anno scorso ricordo bene l’unanime appello al diritto di satira e l’insopportabile motto “Je suis Charlie”, scritto e sottoscritto ovunque. La coerenza a volte…
Testa di Ponte
“Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”
(La Divina Commedia – Inferno, Canto III)
Da pochi giorni all’entrata di un paesello bresciano un cartello recita: “Paese a cultura occidentale e di profonda tradizione cristiana. Chi non intende rispettare la cultura e le tradizioni locali è invitato ad andarsene”. Diversi hanno sottolineato la contraddizione di voler sovrapporre la tradizione cristiana alla cultura occidentale. Se il Cristianesimo nasce a Gerusalemme e si espande prima di tutto nel Vicino Oriente, come può appartenere esclusivamente all’Occidente? Se diventa religione di stato in Armenia mille anni prima che in Italia, come possiamo rivendicare la paternità della tradizione cristiana più di tutti gli altri? E poi una scritta del genere è davvero frutto di Cultura (occidentale)? Un monito a non entrare, perché immaginiamo la coda per visitare Pontoglio, nemmeno fosse Cortina, Venezia o Polignano a mare.
Ma il vero punto è un altro: a cosa serve un cartello del genere? A nulla. Al trionfo del populismo, alla celebrazione della demagogia più meschina e tribale. Se fossi un cittadino di Pontoglio, anche se fossi leghista, questo tentativo di circuire e strumentalizzare i miei sentimenti e la mia sensibilità mi offenderebbe. Mi urterebbe l’idea di inscenare un’inutile e selvatica rappresentazione del potere, senza alcun effetto pratico e tangibile. Poi chiederei alla testa di Pontoglio, al sindaco, perché non ha investito quei pochi euro per chiudere una buca o per aiutare qualche concittadino che ha perso il lavoro.
Tuttologia ignorante
“Più che vergognarti di confessare la tua ignoranza, vergognati d’insistere in una sciocca discussione che la rivela”
(E. Joceline, The Mother’s Legacy)
Una mia amica ha scritto “l’Isis mi fa paura, ma anche l’ignoranza non scherza”. Nella disarmante semplicità di questo commento trovo tutto il significato della reazione sociale dopo gli attentati di Parigi.
Ignoranza che dilaga, che infetta, che miete vittime. Tutti che disegnano trattati di geopolitica, tutti esperti di terrorismo, tutti che hanno letto Oriana Fallaci e che hanno capito cosa bisogna fare. Poco importa se confondono il terrorista dell’IS con il profugo senegalese o se collocano geograficamente la Siria “là in fondo”, nello stesso posto in cui posizionano il Vietnam, il Monzambico e l’Alaska. E poco importa se si documentano solo ascoltando Salvini o leggendo i tweet di Grillo. È l’ignoranza, che combinata con la pigrizia di capire e con l’indolenza di cercare, crea dei mostri acefali. Che a loro volta si riproducono.
Non se ne può più di questa faciloneria d’analisi. Chi non ha i mezzi, o la voglia, di capire le dinamiche di quanto è accaduto, di superare lo strato di superficialità propinata dalle informazioni di massa, meglio che taccia. Meglio apparire come silenziosi indifferenti che come portatori insani di demenza.
Nel nostro piccolo non possiamo evitare le guerre, non possiamo salvare le vite, né sconfiggere il terrore. Però possiamo leggere, ascoltare e cercare. Anche oltre le siepi dietro cui ci siamo relegati. Non salveremo il mondo, ma almeno potremo mettere la bandierina francese sul nostro profilo facebook con un briciolo di dignità in più.
L’esempio della Tata
“Non testimoniare alla leggera contro il tuo prossimo e non ingannare con le labbra”
(dal Libro dei Proverbi, Antico Testamento)
Bella mossa della Lega Italiana per la Lotta ai Tumori, che nell’ultima campagna di sensibilizzazione ha scelto come testimonial Anna Tatangelo. Una che si è rifatta da capo a piedi, dimenticando forse di rifarsi il cervello. Non è chiarissimo il messaggio che vogliono lanciare, sbattendo la soubrette nuda con le tette in mano sui manifesti di tutta Italia.
Penso inevitabilmente a tutte le donne costrette all’asportazione del seno ed ai traumi fisici e psicologici che tutto ciò può comportare nella loro femminilità. Già che c’erano potevano aggiungere la frase “non hai più le tette? Rifattele come ho fatto io”.
Boh… a volte mi pare che la gente faccia apposta.
Miss sbaglio?
“La donna scaltra sa vendersi, dove l’ingenua si concede”
(M. Régnier, Satire)
La gaffe di Miss Italia 2015 ha fatto il giro del web. Milioni di Italiani, oltre a sapere che Miss Italia è ignorante, hanno soprattutto visto chi è e che faccia ha. Senza lo scivolone sulla seconda guerra mondiale, sarebbe stata l’ennesima anonima belloccia, riservata alle mandibole del pubblico di RaiUno e di Verissimo, e probabilmente destinata all’oblio nel giro di pochi mesi. Invece tutti a fare processi sulla spaventosa ignoranza generazionale, sul vuoto di valori, sull’effimero che azzera i neuroni.
Attenzione però che la nostra miss ha partecipato ad un concorso per diventare la più gnocca (e gnocca lo è), non al Premio Strega né ai Grammy Awards . Poi la sciocchezza che ha detto, e soprattutto la leggerezza con cui ha pronunciato quelle parole, non può essere una circostanza casuale. Nella tv che scrive le battute ai comici, che decide i risultati delle partite, che sceglie le notizie da divulgare… vi pare che siano offerti libero spazio e libero arbitrio in diretta ad una diciottenne di Montalto di Castro? A me meraviglia più l’ingenuità senile dell’ignoranza giovanile.
La pecora avvoltoio
“A San Marino due italiani in finale al torneo di bocce “Il Titano”. Aspettiamo Renzi o, al limite Orfini”
(G. Gnocchi)
Come in una mutazione genetica a metà tra la pecora e l’avvoltoio, l’italiano medio si getta in picchiata per accodarsi alla polemica sul volo di Renzi a New York. È un piacere sublime e indispensabile quello di criticare ciò che tutti criticano, quello di immolarsi a vittima sacrificale del sopruso, a martire del sistema prepotente e usurpatore. A New York per una partita di tennis? Coi nostri soldi?
Eppure lo hanno spiegato bene alcuni giornalisti che il viaggio per la finale italiana degli US Open ha una sua valenza specifica. Non è campanile, non è orgoglio nazionale. È molto di più.
Negli Stati Uniti, che raggiungeranno quest’anno il +3,7% di Pil confermandosi come il maggior mercato mondiale, lo sport è un fenomeno nazionale ed è uno dei veicoli di promozione, marketing e comunicazione più importanti. Gli US Open sono uno degli eventi sportivi più popolari e si tengono in una città che vale da sola un qualsiasi altro mercato internazionale. Una città che consuma italiano e che ha ancora sapori italiani. Se c’è una cosa di cui abbiamo bisogno è un potente sforzo di comunicazione all’estero delle nostre capacità che non può limitarsi al solito fashiondesignmadeinItaly. La finale tutta italiana è un occhio di bue, che si accende sull’Italia. E Renzi che ci va apposta è un ulteriore faro puntato sull’evento. Nessun americano ricorda che a primavera in piazza Duomo a Milano è stato inaugurato l’Expo, ma molti hanno seguito l’eccezionale festa per gli ottant’anni di Giorgio Armani. Si chiama marketing.
E allora perché flagellarsi nel solito lamento dell’Italia sprecona e della casta che costa, tipico degli animali frustrati e dal sangue avvelenato ? La pecora avvoltoio avrebbe avuto le stesse perplessità se Renzi fosse volato a seguire una finale dei Mondiali di calcio?
Mont Blanc
“Chi taglia l’albero di confine taglia la lite”
(Proverbio popolare)
Sembra paradossale, ma nel 2015 i confini dell’Italia non sono ancora certi, o almeno non lo sono per tutti. È polemica tra Italia e Francia per la collocazione del Monte Bianco, che a dire il vero è lì fermo ormai da qualche anno. L’Italia rivendica la giurisdizione sul rifugio Torino, in virtù della cartografia riconosciuta a livello internazionale dalla Nato, basata sul trattato del 1860, che cedendo Nizza e la Savoia alla Francia, riconosce la cima del Monte Bianco come spartiacque. La Francia sostiene di “aver perduto la copia del trattato” e di basare i confini sul documento di Napoleone III, stilato dopo la vittoria sui piemontesi nel 1796. Come se Mattarella adesso si riprendesse l’Etiopia perché ha perso la copia del Trattato di Parigi del 1947.
Ha ragione mio cugino: per dirimere la disputa sul rifugio Torino non rimane altro che basarsi sull’arredo. Se nel rifugio ci sono i bidet, allora va considerato italiano, altrimenti è francese.
Tutte le strade portano a Roma
Posted by Giullare in Attualità, Cose di paese on 29 luglio 2015
“Se tieni la mente sufficientemente aperta, la gente vi getterà un sacco di immondizia”
(W. Orton)
Rivelazione. Grazie ad Alessandro Gassman oggi scopriamo che Roma è una città sporca. L’attore, o meglio, il figlio dell’attore, twitta dall’altra parte del mondo che i romani dovrebbero armarsi di scopa e scendere in piazza a pulire ognuno un angolo di città. Basta lamentarsi, occorre agire. Poco importa se qualcuno continua a pagare per servizi salati ed inefficienti. La colpa non è dell’amministratore, ma dell’amministrato.
Ricorda un po’ la vicenda voltese della raccolta rifiuti, dimezzata nel servizio ma non certo nelle aliquote, e corredata dai sarcastici appelli al volontariato per ripulire le campagne.
A proposito, ieri sera qualche simpatico concittadino ha abbandonato davanti al mio portone questo scatolone con plastica, vetro ed inerti vari. Qualche bravo cittadino vuol venire a recuperarlo?
Il creativo
“Il peggior nemico della creatività è il buon gusto”
(P. Picasso)
Probabilmente per chi lavora nell’ambito della stampa, ciò che racconto è all’ordine del giorno. Tuttavia negli anni in cui ho frequentato la tipografia e visto nascere dépliant e giornali, io non ho mai visto cose simili. Con l’amico Valter abbiamo commesso parecchi errori, ma mai così clamorosi ed irreversibili.
La notizia è apparsa su tutti i quotidiani qualche tempo fa. Il giornale “Leggo” è finito in stampa con un articolo dal titolo provvisorio, ideato da qualche creativo burlone, in attesa del titolo definitivo. Poi il titolo temporaneo si è magicamente tramutato in verdetto finale, con buona pace dei correttori di bozze e dei supervisori.
Se da una parte appare indubbia l’antifede calcistica del creativo artefice della débâcle, dall’altra appare meno certa la sua attuale mansione. Ammesso che sia ancora vivo.