Archive for category Attualità

Malati terminali e contraddizioni di termini

Aggiungo solo due cose sul vaso di Pandora scoperchiato dalla vicenda Englaro.

La prima: l’imminente legge che vieterà di fatto un completo testamento biologico, si basa cavillosamente sul tecnicismo che esclude l’alimentazione e l’idratazione forzate dalla prassi definita “terapia”. La terapia è il complesso dei provvedimenti e dei trattamenti adottati per curare o prevenire una malattia. Ora vi chiedo: l’azione di introdurre in un corpo attraverso una sonda degli alimenti creati in laboratorio (non al panificio, né in salumeria) e di somministrare all’organismo altre sostanze per favorire l’assimilazione degli alimenti stessi, come può definirsi se non terapia?

La seconda: il tanto invocato dovere di non decidere della propria vita e della propria morte, in virtù del fatto che essendo figli di Dio, abbiamo un padre supremo che decide per noi… come si coniuga con la prassi di “forzare” la volontà della natura, alimentando artificialmente un organismo che altrimenti perirebbe? L’accanimento innaturale, e l’ostinato ausilio delle macchine in barba alle regole della natura, non sono forse una contraddizione della volontà divina? Una negazione dei propositi celesti?

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Englaro, la vera unità d’intenti

La strumentalizzazione della vicenda Englaro è l’unico vero impegno bipartisan perfettamente riuscito.

Da una parte il Governo, che brandisce l’alabarda delle guardie svizzere vaticane, nell’evidente tentativo di rastrellare i consensi popolari ed il vitale sostegno ecclesiastico: libero Governo, in libera Chiesa, in libero Stato.

Dall’altra parte le opposizioni e il mondo laicista, intenti a svendere l’immagine della sofferenza per la promozione di chissà quale ideale di libertà. Anche il padre, va detto, sembra combattere più per una questione di principio che per il bene effettivo della figlia.

Nel mezzo lei, a soffrire inutilmente, indefessamente. Ad aspettare che gli altri, fuori, decidano la sua sorte, ma solo dopo aver risolto il dibattito filosofico e quello politico.

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Englaro, la vera unità d’intenti

La strumentalizzazione della vicenda Englaro è l’unico vero impegno bipartisan perfettamente riuscito.

Da una parte il Governo, che brandisce l’alabarda delle guardie svizzere vaticane, nell’evidente tentativo di rastrellare i consensi popolari ed il vitale sostegno ecclesiastico: libero Governo, in libera Chiesa, il libero Stato.

Dall’altra parte le opposizioni e il mondo laicista, intenti a svendere l’immagine della sofferenza per la promozione di chissà quale ideale di libertà. Anche il padre, va detto, sembra combattere più per una questione di principio che per il bene effettivo della figlia.

Nel mezzo lei, a soffrire inutilmente, indefessamente. Ad aspettare che gli altri, fuori, decidano la sua sorte, ma solo dopo aver risolto il dibattito filosofico e quello politico.

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27 Gennaio 2009 – Giornata della Memoria

Finché non ho sentito direttamente le dichiarazioni del vescovo Richard Williamson, non ho creduto che potesse essere vero. La sua radiazione è rientrata e tecnicamente, dicunt, le sue affermazioni non cadono nella scomunica della Chiesa.

Si potrebbe obiettare che il confine tra l’eresia (che rientra tra le cause di scomunica) e le teorie del lefebvriano è molto labile.

C’è da chiedersi invece, come sia possibile annoverarlo di diritto tra le guide dello spirito, tra i pastori del gregge, tra i successori degli apostoli. Un vescovo infatti rappresenta tutto questo.

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“Sangue su sangue non macchia, va subito via”

E tutto è creduto e tutto è dovuto e tutto è rimpianto
in questa notte che si sta avvicinando ogni giorno di più
E non ti comunica per niente il programma che stanno dando
ma che strano, nessuno lo può più cambiare col telecomando
E sangue su sangue e sangue su sangue soltanto

Stai dormendo oppure fai finta anche tu?
Stai sognando? O stai pensando anche tu?

(F. De Gregori – Sangue su sangue)

Non vorrei insistere troppo sul tema, ma…
Ho appena visto il servizio di Annozero che documentava l’intervista ad una bambina palestinese colpita da una scheggia al cervello. Le hanno ucciso ventinove familiari, oggi è immobilizzata che si chiede perché. Un pugno allo stomaco, che non può lasciar indifferente nessuno.
I bigotti polemizzeranno sulla necessità di trasmettere un documento così crudo alle nove di sera. Io al posto di Santoro mi sarei comportato allo stesso modo, l’avrei diffuso.
Rifletto invece sulla nefandezza umana, la nostra, che per scuotere la propria coscienza ha bisogno di vedere simili atrocità. Altrimenti tutto scorre.


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La dea malata

C’è chi sostiene, in malafede aggiungo io, che il grande successo delle lotterie di questi ultimi tempi sia dovuto alla promozione vincente da parte di riusciti format televisivi. Un po’ come se l’aumento di fedeli, a ridosso dell’anno Mille, fosse stato spiegato con la formidabile missione della Chiesa Cattolica di allora.
Ovviamente, non è affatto così: non era vero in quel tempo, non è vero oggi. “Ragionamento capzioso”, direbbe Lisa Simpson. Ora come allora, è la disperazione che guida le volontà. La grande corsa alla dea bendata, cioè cieca, cioè malata, è conseguenza logica e naturale della recessione incalzante. Tra gli altri, Aldo Grasso, alias “uno che se ne intende”, ha ineccepibilmente argomentato questa posizione.
Ho visto ricevitorie romane debordare di gente in preda all’isteria, per giocarsi onorevoli somme al lotto. Vedo la tabaccheria a pochi metri da casa pullulare di insospettabili tossicomani del “gratta&vinci”. E sulla pelle dei disperati avventori, lo Stato che ci vive, in una paradossale fiction di mors tua e vita mea.
Un inequivocabile segno di declino, altro che vincente tv moderna.

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Latte scaduto

Tanzi non rischia nulla. È quasi vecchio come Previti dunque per la legge italiana, avendo compiuto settant’anni, non sconterà alcuna pena in galera. Tempo scaduto.
I settant’anni quasi non bastano per ricevere una pensione, ma con la ex Cirielli sono sufficienti per evitarsi il carcere. Come dire… un settantenne è considerato abile per lavorare, ma non per andare in prigione. Bizantinismi all’italiana.

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Diritto di scelta

È difficile non pronunciarsi sulla vicenda di Eluana Englaro. Bombardati dalle informazioni dei media, ci troviamo (o forse “mi trovo”) a commentare argomenti scelti da altre fonti. Sarebbe stupido, d’altro canto, sottrarsi pregiudizialmente al dibattito. Di questo si parla, di questo parlo.
Ancora più difficile, tuttavia, è scegliere giudiziosamente la parte in cui schierarsi. Sposo la concezione della sacralità della esistenza, degli inni alla vita, delle belle parole sulla nobiltà dell’essere umano. Ma come biasimare un padre stremato e straziato dalle estenuanti sofferenze e dagli angoscianti patimenti della figlia? Con che diritto si può negargli una decisione tanto sofferta?
Possiamo davvero esprimere un parere definitivo, senza aver toccato col cuore quello che è accaduto a lui?

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La deriva dei famosi

Ieri sera mentre lavoravo al pc (in questi casi è sempre meglio trovarsi un alibi credibile) ho ascoltato distrattamente la farsa, le urla e i lamenti dell’Isola de famosi. Spettacolo orribilmente abominevole.
Fino all’anno scorso, a chi condannava la trasmissione regina della tv spazzatura, rispondevo che in fin dei conti era un’occasione per alleggerire tensione ed attenzione, momento per svagare e non pensare: cibo preconfezionato per menti pigre. Giudizio severo, ma imputato assolto.
Oggi non vorrei fare né lo snob né il falso intellettuale se affermo che la cosa mi allarma alquanto. Ho visto un quarto d’ora di indicibile nulla. Discorsi accavallati, domande sceme e risposte idiote che conducevano al vuoto assoluto. Dentro non c’è la schifezza: dentro non c’è nulla.
È
 la televisione che ci somministrano e che vogliono che vediamo? Fuggiamo. Ovunque, con chiunque, ma fuggiamo.

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W i morti

La mia avversione ad Halloween è nota (cfr. La zucca al posto del crocifisso del 2003) ed ogni anno immancabilmente ritorno a rifletterci ed a rodermi un po’. La mera commercialità dell’affare poco importa e mi lascia sostanzialmente indifferente. Se si vendono ninnoli e chincaglierie inutili che – si dice – fanno girare l’economia, va bene. Se si riempiono locali altrimenti vuoti, se si socializza con questo pretesto di feste e serate a tema… d’accordo, mal non fa.
Il punto è un altro, ovvero quello della tradizione culturale importata e non autoctona, comprata e non nata, iniettata e non radicata. Effetto di una globalizzazione cancella le differenze buone (quelle culturali), ma non quelle cattive (quelle economiche)? Forse.
È vero, i figli di Colombo portarono il pomodoro da un mondo sconosciuto. Anni dopo inventammo la pizza.
Il fatto è che per noi, nostalgici conservatori, vecchi retrogradi, reazionari intransigenti ed allergici al nuovo, è difficile accettare questo finto progresso.
Abbiamo perso il culto di commemorare i nostri defunti, di studiare la storia dei nostri santi. Eppure siamo nati da loro, non sotto un cavolo né tantomeno da una zucca.

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