Spritz uber alles


I tedeschi hanno scoperto lo spritz. Complimenti! Un popolo dal tempismo davvero eccezionale, considerato che la bevanda ha acquistato fama nei bar italiani da almeno vent’anni.

Trae origine, si sa, dalla dominazione asburgica. I soldati austriaci, non avvezzi al tasso alcolico del vino consumato pesantemente nelle osterie, erano soliti farlo allungare con l’acqua (“spritzen” in tedesco significa spruzzare, schizzare). Divenne celebre nelle osterie del Veneto, come aperitivo degli studenti, negli anni in cui anche il sottoscritto frequentava Piazza delle Erbe a Padova. Un fenomeno sociale.

Preferisco ritenerlo una moda, giacché nessun buon bicchiere di vino potrà mai essere sostituito da aperol e similia. Una volta ordinai uno spritz in un locale di Salò e la cameriera rispose: “Mi dispiace, ma non lo serviamo. Il mio titolare è contrario a rovinare il vino”. Aveva ragione.

Ora anche i tedeschi sembrano apprezzare. Da moderati buongustai e fini cultori quali sono, lo dragano più della birra. E stando a quanto riportato sui quotidiani di questi giorni, ormai viene servito anche in Germania, talvolta con l’aggiunta di frutti di bosco congelati (bleah!).

Addirittura la Hofbräuhaus, la più antica birreria di Monaco dove Hitler era solito tenere i propri comizi, l’avrebbe inserito nel menù, tra una pils e un pretzel. Dannata globalizzazione!

La prima volta all'Hofbräuhaus

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