Un diamante chiamato Lubecca


Lubecca è un piccolo diamante incastonato nel mezzo del fiume Trave”. Con queste parole ho salutato sul diario di viaggio, il nostro arrivo nella cittadina tedesca. Nessun consiglio da parte di amici, nessun servizio alla tv o altri reportage da rivista patinata. Lubecca l’ho scoperta da solo. Scegliere le mete di viaggio guardando la convenienza degli scali Ryanair è un metodo poco ortodosso, ma spesso risulta efficace. Memore poi degli studi universitari (perché qualche volta l’università serve a qualcosa), ho ricordato che Lubecca fu sede della Lega Anseatica, ovvero del primo modello di associazione tra città economicamente evolute. Città ricche ed indipendenti che nel XIII° secolo decisero di difendere vicendevolmente i propri commerci e i rispettivi profitti. La novità del prototipo anseatico è rappresentata dal fatto che non si trattò di un accordo finalizzato alla conquista di territori o all’intraprendimento di battaglie (come fino ad allora accadeva): fu solo un patto che molte città del centro Europa stipularono per definire le regole e fornire il reciproco aiuto contro l’imperare dilagante di piraterie e brigantaggi.
Lubecca è un’isoletta nel mezzo del fiume, a ridosso del Mar Baltico. Il piccolo centro storico, cui si accede dalla storica porta Holstentor, ospita diverse chiese gotiche, un austero municipio e un susseguirsi infinito di edifici in cotto. Tutta la città venne costruita con questo materiale, per sopperire alla mancanza di pietra nel territorio a ridosso del mare. I bombardamenti della seconda guerra mondiale hanno distrutto molto del suo patrimonio, ma la ricostruzione minuziosa ha permesso a Lubecca di entrare a far parte del patrimonio dell’Unesco.
Da Lubecca abbiamo raggiunto in treno Amburgo, città completamente ricostruita dopo i disastri del secondo dopoguerra. Tuttavia la visita al campanile di St. Petri, ci ha permesso di ammirare un panorama completo, da 123 mt di altezza. Molto suggestivo anche il vicino paese di Ratzeburg, raggiungibile da Lubecca con un comodo autobus, collocato anch’esso su una sorta di isolotto, nel mezzo di quattro laghi.
La visita a Lubecca non impegna più di due giorni, pertanto consiglio a chi volesse avventurarsi verso queste lande di considerare anche altre mete aggiuntive. Ho l’impressione che la stagione migliore sia la primavera, per godere al meglio del paesaggio circostante e dei parchi a ridosso della città. Per noi l’inverno piovoso è risultato d’impedimento.
Da ultimo un consiglio sul vitto. Amo, ed amiamo, spulciare e scoprire i vari locali tipici, che ogni territorio immancabilmente ospita. Per la verità Lubecca non ne ha moltissimi, ma abbiamo avuto la fortuna di entrare nella birreria Bei Ulla. La qualità del cibo, i prezzi e soprattutto la gestione affidata a sei signore attempate ci ha fatti innamorare di questo posto. Rapiti dal suo fascino, siamo ritornati più volte fino a quando, nell’ultimo giorno, un cliente ci ha rivelato la bontà della nostra scelta. L’abitante del luogo ci ha infatti confessato che si tratta dell’unico locale interamente gestito da nativi di Lubecca, abituale ritrovo dei compaesani e degli amanti della vera tradizione.

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