Ferrata delle Taccole


Un’escursione nata all’improvviso, solo per non accettare l’invito del Cesco ad un sabato di canyoning con l’incubo di dover viaggiare con due macchine in tre (occorre lasciare un auto al ritorno e andare con un’altra alla partenza).
Io, il Cesco e Gianluca… parecchie imprese comuni alle spalle. Con loro la montagna è una bellezza; innanzitutto perché hanno un senso dell’orientamento e una conoscenza geografica migliori dei miei, e poi perché con loro condivido da sempre esperienze, viaggi e aneddoti piacevolissimi.
Partenza alle ore 7, ma dopo qualche chilometro mi accorgo di aver dimenticato i calzini. Qualche rimprovero e timida ramanzina (“sei sempre il solito”), poi inversione di marcia… Vabbè.
Per la prima volta nella vita, con loro due ho scelto io l’itinerario: cima Telegrafo e ferrata delle Taccole.
Inizia il tormentone: un sole cocente, che brucia le spalle e che ogni quarto d’ora fa sbottare il Cesco: “E pensare che potevamo essere al fresco, nell’acqua”.
La ferrata è dritta, fa quasi impressione e si snoda seguendo una fessura verticale della parete, da cui esce una gradevolissma aria fresca.

I compagni di viaggio e la fessura gelida della parete

Il Cesco sta davanti; Gianluca chiede di stare in mezzo, ma la sua è più una paranoia psicologica: continua a blaterare “guardate che non riesco”, “attenzione che io non sono allenato”, “ ma io non sono capace”, “ecco, adesso dove vado?”. Poi sale come tutti quanti, da perfetto finto piagnone.
La via è impegnativa e abbastanza tecnica, ma tutto sommato piuttosto breve: in un’oretta siamo fuori.

L'inizio della ferrata

Un leggero pasto al Telegrafo e subito la proposta del Cesco di raggiungere Cima Valdritta, vetta del Baldo. Serve un’altra ora di cammino, ma le nostre perplessità sono legate al fatto che la nuova metà ci porterà lontano dal sentiero di ritorno. Riusciamo a malapena ad obiettare che lui è già partito. Lo seguiamo e dopo un’ora raggiungiamo la cima, che il sottoscritto conquista per primo.

Cima Valdritta

Il tempo di una foto e ci muoviamo velocemente per la discesa, attraverso un ripido sentiero che spacca le ginocchia. Siamo costretti a “tagliare” per i prati che costeggiano la strada, improvvisando un percorso di fortuna.
Alla fine, dopo sei ore e mezza di cammino, una birra in compagnia suggella la magnifica giornata.

  1. #1 by Gianluca at 13 luglio 2010

    … che il sottoscritto conquista per primo.

    Ma sei fantasticoooooo!!!!
    :-)

    Te sei come Lacedelli e Compagnoni… racconti del viaggio.

  2. #2 by Silvio Baù at 14 luglio 2010

    Ovviamente il Bonatti sei tu. Non avevo dubbi.

  3. #3 by Erica at 16 luglio 2010

    Bravi, bravissimi. Che invidia!

(non verrà pubblicata)

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