Capisco benissimo che il periodo natalizio trascini con sé una certa propensione a tutto ciò che contempla una qualsiasi idea di luce. È assodato, e per questo ben comprensibile, che durante le festività la mente delle persone sia attratta da qualsiasi oggetto luccicante, luminoso, lucente… Siano insegne, luminarie pubbliche, luci al neon o semplici candele poco importa: associamo il segnale luminoso all’idea di Natale e di festa e attraverso questa percezione ci compiacciamo e ci commuoviamo. Automatico.
Come detto, comprendo benissimo tutta questa predisposizione. Però non si può continuare a tollerare il trionfo del cattivo gusto che impera indisturbato tra le strade di ogni paese, tra le case di ogni via, sulle finestre e sugli alberi di molte abitazioni. Cespugli senza foglie addobbati con squallide palle luminose, pini perfetti agghindati in un delirio scintillante senza forma e senza senso, file di luci ingarbugliate a casaccio su balconi imbarazzanti, porte di casa più simili ad ingressi di night di quarta categoria… La morale pubblica ed il comune senso del pudore dove sono finiti? Fosse per me imporrei multe pecuniarie ingenti, paragonabili alle sanzioni amministrative di chi inquina o disturba la quiete pubblica. Possibile che a Natale tutti si facciano prendere da questa fobia insensata e sentano l’incontrollabile istinto di illuminare l’illuminabile, in qualsiasi modo ed a qualsiasi costo?
E ho parlato solo della chincaglieria luminosa. Se comincio coi babbi natale appesi sulle grondaie…
Fiat lux
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#1 by Giandan at 23 dicembre 2006
Visto che non c’è altro spazio per gli auguri, lascio qua i miei.
Se c’è una cosa per il quale il Natale per me ha ancora un
senso,
è per il concetto di attesa.
E perché con l’attesa si cancella
tutto quello che invece
attesa non è: l’usa e getta, il correre, il
non fermarsi più, l’essere
superficiali, non godere delle piccole cose
quotidiane, non riuscire
più a guardarsi negli occhi o a gioire anche
per un semplice sorriso.
Viviamo l’attesa.
Quindi questi sono i miei
auguri a tutti.
Gianluca
L’attesa è un fiore semplice. Germoglia sui bordi
del tempo. È un fiore povero che
guarisce tutti i mali. Il tempo dell’
attesa è un tempo di liberazione.
Essa opera in noi a nostra insaputa.
Ci chiede soltanto di lasciarla
fare, per il tempo che ci vuole, per
le notti di cui ha bisogno. La
nostra attesa – di un amore, di una
primavera, di un riposo – viene
sempre soddisfatta di sorpresa. Come
se quello che speravamo fosse
sempre insperato. Come se la vera
formula dell’attendere fosse questa:
non prevedere niente, se non l’
imprevedibile.
C.Bobin