“Quattro marmittoni alle grandi manovre” è una commediola del ’74, dove alcune reclute in cerca d’autore combinano ogni disastro possibile ed immaginabile. Arriva per loro il momento del riscatto, quando devono occuparsi delle “grandi manovre”.
Senza uscire troppo dalla metafora… occasioni per riscattarsi dai disastri e dalle nefandezze, il Governo ne ha avute molte. Ultima, forse, la “grande manovra” di questi giorni.
È già stato detto tutto sull’argomento. Sarebbe inutile approfondire in questo sgabuzzino i contenuti e i dettagli, perché in qualsiasi sito si possono reperire i particolari del provvedimento e ci si può “perdere” con facilità nelle analisi degli esperti o dei semplici lestofanti.
Mi limito a due considerazioni.
1 – Pare che la categoria più colpita sia quella dei dipendenti pubblici. Può dispiacere, ma va detto che si tratta (in generale, anche se non si dovrebbe mai generalizzare) di una categoria che gode da tempo di molti ed evidenti vantaggi, almeno rispetto ai dipendenti del settore privato.
2 – Gli impatti sui più abbienti e la lotta all’evasione è pressoché inesistente. Basterebbe poco per far pagare le tasse a tutti (o almeno a “più”), ma si dice sempre e non si fa mai. Peccato.
Come dice il Premier: “siamo tutti sulla stessa barca”. Vabbè: qualcuno ha il gommone, qualcun altro lo yatch. Ma sono sottigliezze.
#1 by Gianluca at 28 maggio 2010
Mi chiami in causa rispondo…
La categoria dei dipendenti pubblici è quella che ha i maggiori privilegi…
Forse vero, nei confronti degli altri dipendenti “privati” anche se basterebbe una verifica degli stipendi a parità di “livello” per capire che, almeno dal punto di vista economico, non è così. Uno “stradino” di un comune che magari passa a raccoglierti lo sporco davanti a casa, non prende più di 1.000 euro netti. Non so quanto sia privilegiato…
Ma vabbè… la nomea ormai è questa quindi spariamoci contro che fa anche bene dal punto di vista del marketing.
Veniamo a categorie diverse dai dipendenti. Prendiamo ad esempio i professionisti e gli artigiani.
Un’azione su questi no?
Il dipendente (pubblico e privato) ha le trattenute (tasse, imposte, contribuzioni, ecc. ecc.) direttamente in busta paga… ma i professionisti e gli artigiani?
Scommettiamo che un’azione di recupero imposte e tasse su queste categorie darebbe certamente un maggior beneficio allo Stato rispetto al fatto di bloccare per qualche anno la contrattazione dei dipendenti pubblici?
#2 by Silvio Baù at 29 maggio 2010
Hai ragione. Quando parlavo di lotta all’evasione intendevo proprio quello.
Cmq i privilegi dei dipendenti pubblici non sono solo quello economici. Certezza del posto, intensità del lavoro. Non è “nomea” affermare che un dipendente privato se non lavora sta a casa (spesso ci sta anche se lavora), mentre il dipendente pubblico non lo muovi più. Non è poco.
#3 by Gianluca at 29 maggio 2010
Art. 55- quater. D.lgs. 165/01.
Il licenziamento in sede disciplinare è disposto, altresì, nel caso di prestazione lavorativa, riferibile ad un arco temporale non inferiore al biennio, per la quale l’amministrazione di appartenenza formula, ai sensi delle disposizioni legislative e contrattuali concernenti la valutazione del personale delle amministrazioni pubbliche, una valutazione di insufficiente rendimento e questo è dovuto alla reiterata violazione degli obblighi concernenti la prestazione stessa, stabiliti da norme legislative o regolamentari, dal contratto collettivo o individuale, da atti e provvedimenti dell’amministrazione di appartenenza o dai codici di comportamento di cui all’articolo 54.
#4 by Gianluca at 29 maggio 2010
Inoltre, giusto per precisare ulteriormente.
Se il dipendente pubblico fosse licenziabile facilmente così come quello privato, mi chiedo cosa accadrebbe al momento dell’elezione di un nuovo Sindaco (giusto per tarare il discorso a situazioni più pratiche e vicine).
Siamo certi che il licenziamento avverrebbe solo perchè il dipendente “non lavora” come fa un dipendente privato?
O forse non entrerebbero in gioco altri aspetti quali… simpatie, amicizie, collegamenti politici, ecc. ecc.?
Personalmente credo che alcuni “privilegi” come dici tu non siano veri e propri privilegi, ma piuttosto norme a tutela del buon funzionamento della pubblica amministrazione.
A meno che non si dica: ogni Sindaco si sceglie chi vuole e amen. Potrebbe essere una soluzione. Ma con effetti credo devastanti.
Ritengo quindi che, non potendo da una parte fare del dipendente un lavoratore identico a quello privato e dall’altra parte fare che ogni Sindaco si sceglie chi vuole, sia corretto avere il giusto peso della situazione.
Siamo così certi che un dipendente privato, scelto dal Sindaco, sia il migliore o non piuttosto quello che fa “tutto quello che il Sindaco gli dice”?
Che ne sarebbe dei nostri bilanci? E dei nostri territori?
Ben vengano quindi, in alcuni casi, norme che “tutelano” il dipendente pubblico che deve stare al suo posto “al servizio della nazione” indipendentemente da chi lo governa.
Per chi sbaglia il licenziamento è possibile. Quella sopra è solo una delle tante norme che lo permette.
#5 by Silvio Baù at 31 maggio 2010
Mah… faccio ancor più il populista e cito Montanelli che ani e anni fa sciveva: “Una delle eterne regole italiane: nel settore pubblico, tutto è difficile; la buona volontà è sgradita, la correttezza sospetta. Per questo le persone capaci continueranno a tenersi a distanza di sicurezza dalla “cosa pubblica”, lasciando il posto ai furbastri (magari bravi) e alle mezze cartucce (magari oneste).”