Dai figli dei Celti ai figli di papà


È passato più o meno un ventennio dalle prime apparizioni otelmiche della Lega. Era la fine degli anni ottanta quando Bossi, braccio operativo dell’ideologo Paglierini, muoveva i suoi passi tra le lande della Gallia padana, aizzando le folle contro Romaladrona e promettendo al popolino mari e tremonti.

Poi le cerimonie alle sorgenti del Po, fiume sacro da cui discende la stirpe eletta, e le manifestazioni nelle piazze della sua foce, con il tricolore di Venezia e le scalate al campanile di San Marco.

La rivendicazione del sangue celtico si è unita all’eterna battaglia contro i privilegi romani ed i vizi insostenibili della casta centrale. Il Bravehearth di Ponte di Legno reclama da sempre un’equità sociale, basata sul vantaggio di chi lavora e produce, a dispetto di chi si lascia trascinare dal carro e dal carroccio. Rinnovare la classe dirigente e promuovere solo la meritocrazia sono da sempre due messaggi chiari che la Lega trasmette ai suoi popolosi elettori.

Ma si sa, il potere folgora chi ce l’ha. Oggi Re Umberto proclama il figlio, facendolo eleggere nella roccaforte di Brescia e designandolo erede (pre)destinato, con un cerimoniale alla Carlo Magno. In barba ai meriti e alla gavetta, in deroga a virtù innate e duro lavoro, nel più classico nepotismo all’italiana e nel clientelismo di mastelliana memoria. I guerrieri forti e impavidi erano un’altra cosa. Ritornano i figli di papà: rivoluzione per modo di dire.

  1. #1 by Gianluca at 7 aprile 2010

    Ma scusa Silvio. La politica in Italia, quella che conta dico, è fatta di “meriti e gavetta”? E’ fatta di “duro lavoro”?
    Maddai. Si sa che è un circolo “chiuso”, una casta l’hai definita tempo fa anche tu.
    Quindi, dove sta la novità?
    Io mica mi meraviglio di sta cosa.

  2. #2 by Silvio Baù at 8 aprile 2010

    Il concetto era: mi meraviglia che chi si batte contro il clientelismo sia il primo a razzolare male. Tutto qua.

(non verrà pubblicata)

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