Ai cittadini statunitensi si possono rimproverare molti difetti. La mancanza di una cultura, generata innanzitutto da una mancanza di storia e il superomismo congenito sono tra i più biasimabili. I politici americani altro non sono che l’espressione e la rappresentazione di questi cittadini e di questi difetti.
Dalle elezioni di mid term, tuttavia, possiamo imparare qualcosa. Il dato rilevante è ovviamente la bocciatura della politica di Bush. Questo indica che è possibile dare il voto all’operato di una legislatura, anche prima che essa si sia conclusa. Le elezioni dei giorni scorsi hanno proprio la funzione politica di trasmettere a chi sta governando un giudizio sul suo operato. A pensarci bene, è più utile concorrere alla correzione di una linea politica in divenire, che bocciarla alla fine, quando ormai ciò che è stato è stato. Questo espediente è un formidabile strumento democratico. A noi manca.
In secondo luogo a stupire la mentalità italiana (non quella europea) sono state le dimissioni imposte a Rumsfeld. Depennare dalla lista degli scranni il regista della guerra in Iraq, senza peraltro che costui sia incappato in particolari scandali od errori, significa dare un segnale importante di pubblica ammenda e di volontà di cambiare. Per un’Italia che conserva la poltrona e la carica anche al più corrotto dei funzionari pubblici, e che ospita in Parlamento una folla di inquisiti, questa è un’eccellente lezione morale. Non si tratta del solito rimpasto alla volemosebbene, ma di una vera e propria ammissione di colpa.
Infine, dal momento che la coesistenza di Congresso e Presidente schierati su posizioni opposte è la norma che regola la politica statunitense, e non l’eccezione, l’Italia dovrebbe imparare che le opposizioni politiche sono una risorsa del sistema, non un suo limite. Cariche e ruoli politicamente divisi ed opposti, consentono un controllo reciproco, un veto all’avventatezza di certe decisioni, una garanzia di equilibrio. Per la nostra classe politica invece, ogni potenziale voto in meno in Parlamento costituisce un ostacolo al buon governo. Da qui trasformismo e ribaltoni, adatti per ogni tavola e buoni in ogni stagione.
(E)lezioni americane
- Ancora nessun trackback
#1 by paio at 14 novembre 2006
“Depennare dalla lista degli scranni il regista della guerra in Iraq, senza peraltro che costui sia incappato in particolari scandali od errori, significa dare un segnale importante di pubblica ammenda e di volontà di cambiare.”
Sono d’accordissimo sullo spirito di tutto l’articolo
però dire che Rumsfeld non ha commesso particolari errori…
#2 by admin at 16 novembre 2006
Hai perfettamente ragione. Non mi sono spiegato perfettamente. Col mio “particolari”, intendevo dire che data la gestione Bush, Rumsfeld non poteva essere rimossso per qualche cosa di specifico. Ok, sia tu che io avremmo trovato mille motivi per cacciarlo, ma Bush no. In fondo Rummsfeld non aveva fatto nulla di “particolamente” errato rispetto alla politica di Bush. Rimuoverlo è stato dunque un atto con significato diverso. Mi sono spiegato o mi sono incartato?
#3 by paio at 18 novembre 2006
Ora è chiaro,
bravissimo