La voce flebile di Oriana


La notte scorsa è morta Oriana Fallaci. Dopo aver combattuto e vinto a colpi di penna molte epiche battaglie, è stata sconfitta nella guerra più importante. Quella che da tempo aveva logorato la sua “prima linea”, quella che l’aveva costretta a ripiegare, a ritirarsi piano piano, disarmata dal destino.
Più odiata che amata, come accade alle persone di carattere che non suscitano mai indifferenza. Aveva preso le difese della cultura occidentale, mettendola in guardia dal pericolo islamico. Lo aveva fatto senza i fronzoli stupidi e le provocazioni assurde di certe forze politiche. Lo aveva fatto senza ipocrisia e senza demagogia.
La ricordo dura, spietata, a volte crudele. Con lei muore quella parte di cultura e di capacità d’espressione che arginava il monopolio della sinistra. Sì, perché non è vero che la sinistra ha il controllo della cultura, ma è vero che la destra non è in grado di esprimersi in maniera adeguata e ad alti livelli. Ne consegue che intellettuali e comunicatori di alto profilo si ritrovano schierati da una sola parte. Si è spenta l’ultima voce che faceva da contralto: ora resteremo ad ascoltare una sola campana.

  1. #1 by Gianluca at 17 settembre 2006

    Ecco cosa c’era nel blog di Grillo su Oriana

    Morta Oriana Fallaci quanti giornalisti liberi di nazionalità italiana rimangono in giro? La Fallaci ha scritto cose che non condividevo e altre su cui ero d’accordo. Ma si è presa sempre dei rischi. Diceva la sua verità, ci metteva la sua faccia. Lascia, più che un vuoto, un baratro nel giornalismo italiano. Fare il giornalista non è facile, ci vuole il protettore. Giornalisti senza padroni non ce ne sono più, e quelli che resistono sono sempre più anziani. E anche ripetitivi, ma non ditelo a Eugenio Scalfari. Bisogna andare nella biblioteca comunale e leggersi vecchi pezzi di Montanelli per tirarsi un po’ su. E Travaglio? Mi si chiederà. Ma Travaglio non è un giornalista, è una persona informatasuifattiatempopieno. Un testimone multioculare. Un fenomeno vivente. Uno da fare ministro della Giustizia.
    Essere giornalista e non anche servo è una questione di astuzia. Io comunque preferisco il giornalista schierato senza se e senza ma. E’ più pulito, mi è quasi simpatico. Anche se nessuno lo prende sul serio, come un ubriaco al bar, e tutti gli vogliono bene. Fa la pubblicità, ma non è una pubblicità ingannevole. Feltri, Fede, Ferrara, Rossella, la vecchia guardia, gente semplice, una razza in estinzione. Insidiata dagli opinionisti che hanno, soprattutto, una grande opinione di sé stessi.
    I fighetti del giornalismo, intellettualmente onesti, con la cravatta giusta e la rubrica. Leggi i loro articoli e alla fine ti rimane un senso di vuoto. Non hanno più bisogno di mentire per coprire i fatti. Li annullano con il nulla. E non fanno neppure fatica. I Riotta, i Severgnini, i Mentana.
    Oriana, ci mancherai.

(non verrà pubblicata)

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