Napule è… (storia di una trasferta di metà settimana)


Napule mille culure,

Napule è mille paure,

Napule è a voce de’ criature,

che saglie chianu chianu

e tu sai ca nun si sulo.

(P. Daniele – Napule è)

E quando mai avrò l’occasione di andare al San Paolo? È stata questa la domanda che mi ha spinto ad accettare l’invito del caro Antonio all’evento calcistico della (mia) stagione sportiva: Napoli Milan allo stadio di Napoli.

Tante le suggestioni, da quel 3-2 che vent’anni fa spalancò al Milan le porte dello scudetto, ai memorabili gol di Virdis e Maradona, all’Hamsik miogioellodelfantacalcio.

La trasferta, come ogni viaggio che si rispetti, racchiude da subito le caratteristiche della faticaccia fisica e l’idea filosofica dell’”andare verso”, del “tendere a” qualcosa che fa dimenticare ogni stanchezza e ogni levataccia.

Curva Margherita, i fedelissimi

Curva Margherita, i fedelissimi

Da Roma arriviamo in treno a Napoli Centrale. Il tempo per mangiare una pizza veloce, accompagnata dalla classicissima Peroni, e poi Antonio mi trasmette già la sua impazienza: “Qua è un casino, è meglio che ci avviciniamo ai cancelli d’ingresso”. Sono le 17.15 e mi pare una follia entrare allo stadio per una partita che si giocherà alle 20.45. Da subito mi accorgo che la coda è già piuttosto corposa. Ma tutta questa gente non ha nulla di meglio da fare che andare allo stadio quattro ore prima della partita?

In coda tolgo il portafoglio dalle tasche per nasconderlo all’interno del giubbino (non si sa mai!) e Antonio mi dice di estrarre il biglietto solo all’ultimo (sai… i furti…). Una sciarpa nel Napoli al collo dovrebbe mimetizzare la mia settentrionalità ed evitare che mi facciano problemi su quella carta d’identità che recita inequivocabilmente “Volta Mantovana” al cospetto del settore distinti, riservato ai soli cittadini della Campania. Passo il tornello e salgo le scale. Siamo tra i primi…

Difficile ingegnarsi per far passare tre ore di attesa. Ecco qualche consiglio.

1 – Portate sempre qualche giornale. Oltre a proteggervi il culo dal milione e mezzo di malattie ospitate sui seggiolini, è utile per superare la prima ora. Io mi sono letto tutto il Fatto Quotidiano e mezza Repubblica presa in albergo.

2 – Studiate i personaggi, fate le vostre categorie sociali e magari cercate anche qualche somiglianza. Io sono abbastanza esperto e questo passatempo, benché antico, mi dà sempre grosse soddisfazioni. Le categorie classiche del settore “distinti” sono: l’ENCICLOPEDICO, che si riconosce dalla Gazzetta aperta e dall’intrusione nei discorsi altrui: quando chiedi al vicino se Storari è in panchina, lui da tre file sotto ti risponde che è in tribuna perché da tempo soffre di una lesione al tendine semimembranoso della coscia sinistra. A uno così cosa gli rispondi?; l’ULTRAS SURROGATO, quello che urla e canta (in modo clamorosamente stonato) ad ogni coro dello stadio. Eccede nel tifo e racconta anche che “lui gli striscioni li prepara al venerdì sera”, che lui “la trasferta a Cagliari l’ha fatta”, che lui “il portiere lo vede tutti i giorni all’allenamento e… non è male”; il PATER FAMILIAE, quello che ha lo zaino più grosso del figlio (non dello zaino del figlio, ma del figlio proprio): al suo interno panini, succhi di frutta, coca cola e merendine multicolor ai polifosfati aggiunti. Perché il figlio deve crescere.

3 – Fate conoscenza col vicino di posto, ma attenzione. Studiate bene l’individuo e lasciate a lui l’iniziativa. Una buona conversazione può far bruciare un’abbondante mezzora, ma se l’individuo vi perseguita con le classiche chiacchiere da bar dello Sport, c’è il rischio che il pre-partita diventi un incubo interminabile.

Terminata l’attesa, assistiamo ad una bella gara, rigorosamente in piedi sul seggiolino. Si sente inveire da ogni parte, fendenti verbali in napoletano stretto feriscono l’arbitro, Mazzarri, Rinaudo e un po’ tutti i 22 in campo. Esce la Napoli colorita e fantasiosa, che esprime con epiteti frizzanti tutta la sua creatività ed il suo disappunto.

Sono costretto a tacere la mia fede rossonera e al grido di “chi non salta rossonero è”, fingo indifferenza restando immobile, ma mi sento osservato: furor persecutionis, capirò poi.

Il finale di partita è un pugno allo stomaco. Il risultato si ribalta in tre minuti e lo stadio cade giù, in un terremoto di urla ed abbracci e sventolii di sciarpe. Mio malgrado, mi ritrovo ad abbracciare personaggi sconosciuti, tifosi spiritati che in quel momento vorrei solo gettare dagli spalti. E c’agg ‘a fa?

Fuori dallo stadio, le vie sembrano ospitare i festeggiamenti di una vittoria mondiale. Cosa sarà mai successo nel luglio 2006? Scooter scassati ospitano due-tre persone a bordo, rigorosamente senza il casco, clacson indemoniati impazzano tra le file disordinate di sciarpe e cappellini azzurri, indossati da pedoni agitatissimi. Qualche vespa imbocca ad alta velocità le strade contromano, ma nessuno protesta e tutti festeggiano.

Più tardi, Antonio e suo padre mi danno un’ulteriore prova della loro ospitalità, preparando una cena davvero inaspettata. Mentre scorrono le insopportabili immagini delle reti private, capaci di commentare per ore il 2-2 rocambolesco, affogo la delusione nella mozzarella campana e nelle olive verdi.

Si è fatta l’una e mezza e andiamo a dormire. Domattina alle 7 un nuovo treno ci riporterà nella vecchia dimensione.

Distinti Signori

Distinti Signori

  1. #1 by vicensa at 31 ottobre 2009

    MERAVIGLIOSO!!!! VIVA L’ITALIA!!!!!

(non verrà pubblicata)

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