Come sempre accade, al termine dell’annuale asta del fantacalcio i partecipanti mi chiedono se sono soddisfatto. Come sempre accade, per una sorta di “precauzione congenita”, rispondo che non lo so affatto. Anni e anni di militanza mi hanno forgiato diplomaticamente. Mai essere ottimisti in questa materia: la dea bendata decide la sorte di ognuno, da essa pendono meriti e demeriti, gioie e dolori di una stagione intera. Il resto sono chiacchiere. Belle e colorate, piacevoli e melodiche… ma pur sempre chiacchiere.
C’è tuttavia una cosa che mi inorgoglisce e mi soddisfa. Un lato più oscuro e meno tangibile, collocato bene a ridosso di questa passione. È la gioia di aver creato dal nulla un gruppo di persone affiatate, legate tra loro con il banale legaccio di un divertimento condiviso. Insieme al grande amico Glauco, alla sua affabilità ed organizzazione, abbiamo raggruppato persone che non si conoscevano, lontane anche centinaia di chilometri. Il tentativo velleitario di mettere in piedi un campionato di sconosciuti è sfociato in un incantevole epilogo. Abbiamo creduto nella semina, ci siamo impegnati con attenzione nella coltivazione, ed ora assaporiamo i ricchi frutti.
Oggi la Lega è un gruppo coeso di amici che si scrivono, si ritrovano, parlano e si divertono. Ed i giochi intellettivi, i ricatti psicologici, i grandi bluff che appartengono alla concezione dell’asta non fanno che rafforzare e rinsaldare il legame esistente.
È di questa opera di ingegneria sociale che mi compiaccio.
La base d’asta
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