Stamani, all’assemblea indetta dai nostri RSU aziendali, io ho votato. Non perché creda particolarmente nelle richieste da sottoporre all’azienda, proposte che di questi tempi paiono anacronistiche e forse pretestuose, ma solo per dare un po’ di forza ai nostri rappresentanti, troppo spesso esautorati, spuntati, inermi a causa del deserto attorno a loro.
Però lasciatemi dire che qualche perplessità sulle modalità di votazione è lecita. In Rwanda le votazioni sono di gran lunga più regolari e legali. Passi la scheda da compilare con una penna qualsiasi, sopra un tavolo davanti a chiunque (alla faccia del voto segreto!), ma vogliamo parlare delle liste dei votanti? Nessun riconoscimento personale: solo l’iscrizione del proprio nome da parte del votante, perché chiedere la firma sarebbe stato troppo, su un foglio di carta straccia. Avrei potuto votare per altre venti persone, oppure portare alle urne amici e parenti. Nemmeno le primarie Pd, credo, avrebbero saputo fare peggio.
E poi come si fa ad avere la certezza del risultato del voto e dell’effettivo numero dei partecipanti? Un voto che non vale assolutamente nulla… Fossi l’azienda, sorridendo farei spallucce.
#1 by Erica at 14 marzo 2009
Concordo anche se io ho firmato e ho scritto accanto alla mia firma il numero di matricola copiato dal cartellino aziendale che avevo in mano.