Questa è una storia di epiche battaglie contro lo scorrere impetuoso del tempo e contro le sue irruenti manifestazioni. Buio, lampi e nevicate indomabili. Ma è anche la storia di eroi antichi, capaci di sconfiggere i draghi e di vincere l’incalzare barbaro dell’infausto fato.
Parto da casa stamane alle 6.15, contro il nevischio inatteso ed insistente, per prendere l’aereo a Villafranca. Dopo pochi chilometri mi accorgo che ho dimenticato il telefono a casa. Troppo tardi per tornare indietro: all’istante decido che il drammatico spettacolo dovrà andare avanti, e contemporaneamente anche snow must go on. Continuo sotto la tormenta ed approdo al parcheggio coperto del Catullo. Entro, parcheggio di prua la focus e recupero le armi e i bagagli. Appena chiudo, scopro di aver scordato anche il portafoglio. Con documenti, necessari al volo, e soldi, indispensabili per telefonare o per uscire dal parcheggio appena “acquistato”.
La scure della sorte si abbatte furiosa ed inebetito rifletto sul da farsi. Incredulità debordante. Il collega che mi aspetta potrà prestarmi cinque euro per riprendermi l’auto? Potrò telefonare all’azienda perché annulli l’annullabile?
Il collega tarda, nel frattempo cerco un telefono pubblico (non accadeva dall’annata 2000-2001 quando comunicai a casa il superamento dell’esame di Diritto Internazionale). Vagando senza successo tra gli ampi spazi delle “partenze”, mi accorgo, dopo aver gentilmente chiesto al personale preposto, che i telefoni pubblici qua non esistono più. E chi se ne era mai accorto? Rifletto sconsolato: alle volte basta un piccolo dettaglio (quel cellulare rimasto appeso al caricabatterie in salotto) per affondare un’intera settimana. Il check in è quasi in chiusura ed esamine mi rassegno all’irrimediabile sconfitta.
La svolta. Eccola, l’eroina dei due mondi. Tra valigie altissime, ombrelli gocciolanti, corre come un treno. Non si orienta, ma sa dove deve andare. La sommergono, ma lei affiora ogni volta di più. Ha gli occhiali coi cristalli di neve sopra, ma galoppa più veloce della tormenta stessa. Giubbotto pesante e pantofole rubate al riposo di un angusto lunedì mattina. È mia madre che mi si avvicina e mi fa: “Ma Silvio, ti sei dimenticato il portafoglio”.
Insuperabile.
#1 by Erica at 24 novembre 2008
Davvero insuperabile!
Mia madre (anche mio padre) mi avrebbe riempito di insulti e di critiche e di certo non avrebbe mosso un dito per aiutarmi.
Sei amato da grandi donne.
#2 by Gianluca at 25 novembre 2008
… ed il tutto per andare… a lavoro!
Mah.