“Ah che rovina! Sì il mio regno è finito. Mi si toglie il potere, mi si umilia, mi si scaccia! In un giorno, un giorno solo, perdere tutto… La cosa è segreta per ora: non una parola”
(Victor Hugo, Ruy Blas)
In questi giorni tiene banco la vicenda Moggi. Lascia perplessi la linea qualunquista del “ma tanto si sapeva”. È vero: si sapeva. Lo strapotere italiano della Juventus, il condizionamento arbitrale, la gestione del calciomercato da parte della Gea sono cose assodate e ormai fisiologicmente accettate. Tuttavia il fatto che ora le impressioni, i dubbi, i sospetti appaiano supportati da elementi concreti e tangibili aggrava la situazione. E non di poco. Potrei ricamare parole eleganti sul calcio malato, che peggiora ogni giorno, che non guarisce mai. Ma non ne ho voglia.
Ora chi ha sbagliato paghi. Pagò Paolo Rossi per lo scandalo scommesse, pagò Pantani per il doping. Pagò il Milan, andando due volte in serie B e molti altri hanno perso carriere e reputazioni. Solo una ventata di giustizialismo potrà schiarire un po’ il panorama.
“Sono tutti uguali”, si sente dire. Sarà… Intanto si punisca chi è colpevole. Se altri si aggiungeranno, ben venga per loro la stessa fine. Non se né può più di lobby, clientele, insabbiamenti e false condanne.