Il male affonda le radici al termine degli anni ottanta, nel periodo di smembramento e disgregazione dell’Unione Sovietica. All’epoca, la regione dell’Ossezia venne divisa in due province: quella settentrionale sotto l’egida della Russia, quella meridionale destinata a gravitare nell’orbita della Georgia. Proprio l’indipendenza dello stato georgiano, dichiarata nel ’91, segnò la fine dell’autonomia della provincia meridionale, dando di fatto inizio ad un conflitto ancora in atto. Da una parte Osseti del sud, usurpati dell’autonomia e desiderosi di riabbracciare la madre Russa e da essa fomentati, dall’altra i Georgiani, con l’occhio aperto ad occidente e desiderosi di rosicchiare alla Russia anche i territori osseti. Grandi apparati d’armi, con l’Occidente e la Nato a sostenere la causa Georgiana, e l’ex Unione Sovietica ad armare i territori indipendentisti. Attori diversi, quasi povere comparse, a recitare il copione della Guerra Fredda plasmato dagli stessi registi di sempre, USA e URSS. Colpi di stato, accuse incrociate, isolati ed inconsistenti appelli alla pace, ma soprattutto tanti morti.
Gli scontri di questi giorni in Ossezia spingono pedantemente alla solita, scontata, riflessione. Quella della comunità internazionale che non c’è e che non vuole esserci. Organismi che dovrebbero vigilare ed agire in nome del bene comune e ispirarsi attraverso i criteri della democrazia. Quei criteri della serie: se la maggior parte del mondo dice che non dovete fare la guerra, la guerra non la fate. Invece i controllori sono chiamati a controllare se stessi ed il resto dei passeggeri se ne sta volentieri in silenzio. Vicolo cieco.
Il solito male internazionale
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#1 by Gianluca at 15 agosto 2008
Saran tutti impegnati a guardare le Olimpiadi.
Nello specifico Italia – Camerun di calcio.