Se parliamo così, siamo certo un paese con un grande passato.
È il futuro che mi preoccupa”
(C. Cottarelli)
Secondo uno studio OCSE del 2019, che contiene le statistiche più attendibili sull’argomento, il 28% della popolazione italiana tra i 16 e i 65 anni è analfabeta funzionale. “L’analfabetismo funzionale è la condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità“. L’analfabeta funzionale sa leggere e scrivere, ma non è in grado di comprendere adeguatamente un testo mediamente complesso.
Certamente contribuiscono a questo drammatico trend anche i burocrati ed i legislatori, che quasi quotidianamente sfornano testi ed espressioni indecifrabili anche agli addetti ai lavori. Qualche giorno fa, paradossalmente proprio nell’ambito della legiferazione scolastica, si è ricorsi all’espressione del distanziamento tra le “rime buccali”. Parrebbe la solita autoimplosione della burocrazia statale, più impegnata a conservare il proprio ruolo che a farsi capire. L’ennesima autorete delle istituzioni, ingessate nel loro rigido ed incomprensibile gergo e refrattarie a qualsiasi evoluzione comunicativa.
Tuttavia le “rime buccali” hanno spinto centinaia di persone a cercarne il significato sul dizionario. Il colto funzionario che ha partorito la curiosa espressione, e le innumerevoli schiere di amanuensi pigri che l’hanno tacitamente copiata, hanno spinto molti di noi ad indagare, fare ricerca, porsi domande e trovare risposte. Paradossalmente, questa scelta di rigida e serrata comunicazione ci ha costretto a studiare un po’ di più, riducendo un poco il nostro analfabetismo funzionale.