“All in all you’re just another brick in the wall”
(Pink Floyd)
Ricordo che l’approccio alla materia “italiano” del Ginnasio fu molto morbido: mi diedero da fare un tema sulla crisi delle ideologie del XX° secolo. Venivo dalla terza media di provincia, a malapena conoscevo il significato della parola “crisi” e per le “ideologie” ero ancora più indietro. Ricordo solo che feci espliciti riferimenti alla caduta del Muro di Berlino, additandolo come simbolico inizio della fine di un’era. Il tema ovviamente non fu un trionfo, ma concepì una pietosa, seppur salvifica, melina d’ovvietà.
Esattamente trent’anni fa cadeva il Muro di Berlino. Non fu evidentemente un evento consumato in poche settimane, ma l’epilogo di un lungo e complesso processo di trasformazione. Parlare del Muro significa aprire un mondo di dibattiti, su cui esiste una letteratura sterminata che va dalla storia dell’Ungheria, a Solidarność, alla vicenda di Emanuela Orlandi.
L’eredità di quell’abbattimento metaforico dovrebbe oggi essere un sentimento pienamente europeo ed europeista. Il ricordo delle separazioni, dei coprifuoco, delle limitazioni alla libertà, di una guerra perennemente incombente dovrebbe echeggiare oggi come un monito. Nazionalismi e sovranismi sembrano invece imboccare la direzione opposta e trascinarci indietro, verso divisioni e ghetti.
#1 by ANDREA at 12 novembre 2019
mi aspettavo un riferimento al viaggio del 1994
dove ero riuscito a stupirvi con la porta di brandeburgo
#2 by Giullare at 13 novembre 2019
In realtà il viaggio del ’94 l’avevo già menzionato nel 2014 (evidentemente sono un po’ ossessionato dagli anniversari dei muri): http://www.silviobau.it/2014/11/10/muro-contro-muro/