“Gli inquisitori conoscono la libertà dalle confessioni dei prigionieri”
(S.J. Lec)
Le battute sullo spostamento della lancette in avanti di un’ora, ma indietro di secoli a Verona, si sono sprecate. La parola “medioevo” è stata la più inflazionata per descrivere il Forum delle famiglie dello scorso weekend. Non credo ci sia molto da sottolineare. Le migliaia di persone che hanno manifestato “contro” l’evento testimoniano l’essenziale messaggio di arretramento che il Congresso si propone di lanciare. Un paio di dichiarazioni dei partecipanti, udite direttamente dalle mie orecchie, possono riassumere allegoricamente il pensiero retrostante. “C’è speranza anche per gli omosessuali, possono convertirsi”, e poi “è un dato di fatto che nelle famiglie tradizionali il benessere sia maggiore: stipendi più alti, minor uso di droghe, scolarità più alta”.
Si possono lecitamente avere opinioni diverse, ma i diritti acquisiti e l’emancipazione sono argomenti su cui non si può tornare indietro, altrimenti la civiltà arretra.
Verona mi è sempre parsa una città molto bigotta. Tra le molte nozioni che mi hanno somministrato al catechismo e all’oratorio, e tra le poche che mi sono rimaste, non ne trovo una che si concili con queste classificazioni e discriminazioni.
A proposito di rapporti contro natura, invece, è nota l’impropria troika veronese formata da estrema destra, integralismo cattolico e ambienti ultras. Una triade innaturale e autoalimentante, dove ogni elemento porta acqua al mulino comune. Dio, patria, famiglia, che tradotti significano ritorno ai principi etici del passato, identità culturale, esclusione e rifiuto della diversità. Per la politica locale è un modo di crescere, per il fondamentalismo cattolico è l’unica via di sopravvivenza, per la tifoseria è un volano d’aggregazione e di unità. Tutti insieme, appassionatamente.