“Colui che è capace vede in ogni dovere un obbligo”
(F. Grillparzer, Le onde del mare e dell’amore)
A settembre entrerà in vigore il decreto del Governo che introduce l’obbligatorietà dei vaccini per l’accesso alla scuola. Misura sacrosanta, doverosa, necessaria. La comunità scientifica, oltre a quella del buonsenso, si è unanimemente espressa a favore.
Tra le obiezioni mosse a questo provvedimento possiamo distinguere due tipologie di critiche ben precise. La prima schiera di obiezioni, più goffa ed impacciata, si fonda sull’ignoranza, prima ancora che sulla disinformazione. Raggruppa le teorie del complotto delle lobby farmaceutiche, le interpretazioni soggettive dell’immunità di gregge, le statistiche del morbillo incrociate con la classifica cannonieri della serie C e tante altre suggestive novelle. Va da sé che questa branca di pensiero non merita confutazione alcuna. Sarebbe decisamente più costruttivo ed interessante controbattere a chi sostiene la finta morte di Elvis o l’attuale latitanza di Hitler in Argentina.
La seconda obiezione al provvedimento risiede invece nel principio pseudo liberale e pseudo libertario secondo il quale ognuno sarebbe libero di decidere della salute propria e di quella dei propri figli. A questo rilievo si può tuttavia replicare che il diritto di decidere della propria salute finisce laddove lede il diritto degli altri alla salute stessa. Se la tua scelta di non vaccinare può minare la salute altrui, allora il tuo diritto lì si ferma, termina, cade.
Circola anche la capziosa affermazione che nei paesi del Nord Europa, nell’immaginario comune ritenuti più evoluti, non esistono vaccini obbligatori. Si omette però di dire che sono talmente evoluti da vaccinare “loro sponte” i figli. Non c’è dunque la necessità di obbligare qualcuno a fare qualcosa che già fa per sua emancipazione.