“Ho letto quella mail ma ho capito male“
(L. Di Maio)
Doveva capitare ed è capitato. Le polemiche intorno alla vicenda Raggi hanno evidenziato le goffe contraddizioni di un Movimento che, come tanti prima e peggio di lui, assurge per sua natura alla trasparenza totale e all’infallibilità intellettuale. Additare chiunque di disonestà, e autoproclamarsi paladini unici della purezza e dell’integrità, rischia di essere controproducente. Soprattutto all’atto del “fare”. Perché prima o poi a certi livelli, direttamente o indirettamente, per colpa o per dolo, si viene inevitabilmente ripagati con la stessa moneta. La storia è piena di scivoloni negli stessi anfratti che poco prima si voleva esorcizzare. Predicare è una cosa, razzolare un’altra.
Non capisco lo stupore di fronte ai riflettori puntati, però. È vero che le accuse, per fatti veri o presunti, sono tutto sommato blande. È vero anche che altrove è successo e succede di peggio, senza troppi clamori della cronaca. Ma è anche vero che nessuno come i Cinque Stelle si è mai proclamato così integerrimo e al di sopra delle parti. E le accuse di complotto… le abbiamo già sentite per trent’anni.
Il Movimento, che è stato abilissimo ad intercettare il malcontento popolare ed a fornire un’alternativa, dovrebbe prendere atto che governare è ben diverso dal fare opposizione. Dovrebbe rispondere meno alle polemiche dei giornali e più alle domande dei cittadini. Meno video messaggi e più concretezza. Perché oltre alle perplessità sulla sua incoerenza, non si instauri anche il dubbio della mediocre incapacità.
#1 by Gianluca at 13 settembre 2016
Io sono disposto a perdonare un briciolo di incoerenza in cambio di aria nuova.
Ma ci si renderà conto che a Roma non vince chi tenta il cambiamento provando a rispettare il tecnicismo legislativo, ma chi riesce a mettere in una qualche legge un emendamento che salva la capitale da qualche sanzione o che le regala qualche milione di euro.
La Raggi sarà perdente per questo, non per un tweet.