“Perché Cortina è Cortina. Luogo mitico e mitizzato almeno dalla metà del XIX secolo, quando le sue montagne dai toni cromatici dal rosa al viola, le uniche concrezioni rocciose al mondo a possedere una fragranza marina, furono scoperte da avventurosi viaggiatori nordici e britannici. Prima la haute asburgica, poi ci furono Hemingway, i Savoia al completo, la mondanità scintillante dai 50 ai 70, Marta Marzotto, lo Ski Club 18, in un tourbillon di eventi sportivi, primo tra tutti le Olimpiadi invernali del 1960, pranzi epocali, outfit etnici di varia fatta e provenienza, eccessi e follie”
(da un articolo di Vogue, dicembre 2010)
Regina delle Dolomiti. Cortina è il posto di montagna che amo di più. Nonostante il suo intollerabile snobismo, la sua smodata eccentricità, la sua insopportabile confusione. Qui le Tofane si mostrano in tutta la loro bellezza, Il Cristallo brilla fino a tarda sera. L’acqua del Boite è di un celeste caraibico e ogni bosco nasconde un sentiero. Le ferrate ti spingono a tremila metri e sotto ogni cima la montagna racconta la Grande Guerra, con i suoi avamposti, le sue trincee e i suoi fortini. Qui c’è tutto.
Qualche idea… La ciclabile Cortina-Dobbiaco ripercorre il tragitto della vecchia ferrovia, attraversando boschi e gallerie, ponti e laghetti. Un panorama molto vario, per il quale non mancano gli staffoli culinari. Ad Ospitale, l’omonimo ristorante propone piatti superlativi, mentre al passo Cimebanche è possibile gustare la più spartana griglia del chiosco.
Da Campo si può raggiungere, a piedi o con navetta jeep, il rifugio Croda da Lago. A duemila metri e a ridosso dell’omonima cima, un laghetto meraviglioso istiga inequivocabilmente all’ozio. La cucina del rifugio è spettacolare.
Altra escursione adatta ai bimbi è quella a Ra Stua. Copione simile: rifugio immerso tra sentieri e pascoli sterminati, con ruscello d’ordinanza e menù rigorosamente all’altezza della situazione.
A Fiames parte una bellissima ferrata che con mille metri di dislivello raggiunge la cima. Da qui si domina Cortina e poi ci si butta di corsa a capofitto giù da un interminabile ghiaione.