“A San Marino due italiani in finale al torneo di bocce “Il Titano”. Aspettiamo Renzi o, al limite Orfini”
(G. Gnocchi)
Come in una mutazione genetica a metà tra la pecora e l’avvoltoio, l’italiano medio si getta in picchiata per accodarsi alla polemica sul volo di Renzi a New York. È un piacere sublime e indispensabile quello di criticare ciò che tutti criticano, quello di immolarsi a vittima sacrificale del sopruso, a martire del sistema prepotente e usurpatore. A New York per una partita di tennis? Coi nostri soldi?
Eppure lo hanno spiegato bene alcuni giornalisti che il viaggio per la finale italiana degli US Open ha una sua valenza specifica. Non è campanile, non è orgoglio nazionale. È molto di più.
Negli Stati Uniti, che raggiungeranno quest’anno il +3,7% di Pil confermandosi come il maggior mercato mondiale, lo sport è un fenomeno nazionale ed è uno dei veicoli di promozione, marketing e comunicazione più importanti. Gli US Open sono uno degli eventi sportivi più popolari e si tengono in una città che vale da sola un qualsiasi altro mercato internazionale. Una città che consuma italiano e che ha ancora sapori italiani. Se c’è una cosa di cui abbiamo bisogno è un potente sforzo di comunicazione all’estero delle nostre capacità che non può limitarsi al solito fashiondesignmadeinItaly. La finale tutta italiana è un occhio di bue, che si accende sull’Italia. E Renzi che ci va apposta è un ulteriore faro puntato sull’evento. Nessun americano ricorda che a primavera in piazza Duomo a Milano è stato inaugurato l’Expo, ma molti hanno seguito l’eccezionale festa per gli ottant’anni di Giorgio Armani. Si chiama marketing.
E allora perché flagellarsi nel solito lamento dell’Italia sprecona e della casta che costa, tipico degli animali frustrati e dal sangue avvelenato ? La pecora avvoltoio avrebbe avuto le stesse perplessità se Renzi fosse volato a seguire una finale dei Mondiali di calcio?