Privacy malata


Morire, caro il mio dottore, è l’ultima cosa che farò!

(H.J. Temple Palmerston – Ultime parole prima di morire)

Un recente studio condotto negli Stati Uniti rivela che molte pagine internet, che riguardano argomenti medici e di salute, tracciano più o meno volontariamente le ricerche effettuate dagli utenti e le trasmettono a terze parti. Le informazioni digitate (come ad esempio la malattia oggetto della ricerca) e le coordinate del soggetto che effettua l’indagine (ad esempio l’indirizzo ip del suo computer) sono trasmessi a società estranee, che a loro volta archiviano i dati e se li rivendono.

Tim Libert, un ricercatore della University of Pennsylvania, attraverso un complesso sistema di controllo e monitoraggio software, ha scoperto che nel 90% dei casi, le informazioni riguardanti condizioni specifiche personali, sintomi, malattie e cure, vengono trasmesse inconsapevolmente a molte altre aziende, avulse dal sito oggetto d’indagine. E non sarebbero immuni dal vizio neppure i siti governativi, quelli no profit o quelli accademico-universitari. “Quando cercate “raffreddore”, il sito passa la vostra richiesta di informazioni sul malessere a molte altre compagnie”.

Nulla di nuovo, la memorizzazione delle preferenze e delle ricerche personali su internet è nota da tempo. Il fatto allarmante è che ora anche le riservate indagini mediche sono utilizzate da qualcun altro a scopo di lucro. Qualcuno che non conosci può perfettamente identificare te e la tua presunta malattia e sfruttare l’informazione per farci dei soldi. Compagnie farmaceutiche che decidono di investire su un prodotto anziché su un altro, pubblicità ad personam che sfruttano le debolezze racchiuse nelle patologie. Le ricerche degli utenti su internet equiparate ai risultati dei sondaggi e delle indagini di mercato. Vien voglia di guarire.

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