Furbi come una golpe


Festa di contestazione, di rottura, di rigenerazione sociale vissuta in un tempo ciclico di morte e di resurrezione, d’annientamento e di rinascita, il Carnevale esprime anche la voce dei gruppi sociali inferiori e l’opposizione della cultura popolare alle forme e alle immagini della cultura ufficiale

(P. Camporesi – La maschera di Bertoldo)

Di norma quattro contadini che modificano un trattore per farlo assomigliare ad un carrarmato, mi fanno pensare solo alle sfilate del carnevale.

Siamo a Casale di Scodosia, comune del padovano guarda caso celebre per una festa tradizionale chiamata Carnevale del Veneto. Il carnevale però è finito anche qui e, come in tutta Italia, siamo nelle asperità della quaresima. Stavolta al posto del mascherone di cartapesta, i contadini stavano per montare sul trattore la bocca di fuoco di un cannone vero. Un a-team nostrano, che modifica i mezzi agricoli per fare la guerra. Pensavano di iniziare la secessione del Veneto marciando su Venezia. Probabilmente non sapevano neppure che a Venezia sarebbe più utile un sommergibile che un carrarmato.

Fanatici di certo. Pazzi, forse. Il solo fatto di concepire la rivoluzione col trattore sarebbe già di per sé indice d’incapacità, sia d’intendere che di volere. “Un atto dimostrativo”, diranno poi. Già, perché dimostra l’ignoranza e l’ingenuità a cui può giungere l’essere umano.

Detto questo, il reato che hanno commesso va certamente perseguito e sanzionato, come la giustizia prevede. Gridare “al golpe” però è un po’ troppo. Per fare il golpe bisogna essere più furbi: almeno furbi come una golpe.

Carrarmato a Viareggio, 2010

Carrarmato a Viareggio, 2010

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