Svalutation


È facile accodarsi all’accusa di Adriano Celentano, quando interviene nel tg di prima serata per denunciare il deturpamento delle coste liguri. Obbrobri edilizi, concessioni troppo generose e controlli altrettanto blandi. È un po’ il male dell’Italia, non solo della Liguria, quello dei furbi che badano all’interesse particolare e dei compiacenti che li assecondano nella filosofia del “lasciar fare”.
Come spesso gli accade però, è l’atteggiamento che non convince. La giaculatoria sotto i riflettori della Rai, in pieno stile molleggiato, è buona per arringare le folle e per fare del populismo e della demagogia, non certo per risolvere responsabilmente i problemi. Lo showman pecca, pecca nella tendenza ad abusare della sua autorevolezza, raggiunta grazie all’appeal con l’opinione pubblica, lanciando sentenze ed accuse generiche, mal supportate da dati e prove concrete. Accadde la stessa cosa nei primi anni in cui Beppe Grillo iniziava a denunciare i malcostumi del Belpaese, quando la sua autorevole voce di comico acclamato lo spingeva a criticare tutto il criticabile, riscuotendo il facile plauso di chi urla contro soprusi e potenti. Poi Grillo, da uomo intelligente e attento, iniziò a fare delle denunce una vera professione, sostituendo mirate ed ordinate accuse alle generiche apostrofi del tempo che fu. Precisione insomma, sostenuta da dati e valori, nomi e cognomi. Quella precisione e quella completezza che lasciano poco spazio al dubbio e al sospetto. Serietà, potrei dire.
Ma nel Paese dove i motociclisti comunicano a reti unificate con la nazione, si può forse chiedere ad un cantante di essere più serio?

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