(A. Cook)
Incalza la polemica sull’affitto di Ponte Vecchio a Firenze, per la cena di Montezemolo e dei vip Ferrari. Anche oggi il deputato grillino Romani ha incalzato lo scapestrato Renzi per la maldestra concessione. La diatriba rischia di essere eterna.
In linea di principio è vero: il bene pubblico non deve mai soggiogarsi al vizio privato ed il patrimonio collettivo non deve mai essere riservato solamente ai “pochi” che possono permettersi di pagare più di altri. È una regola che sta alla base della convivenza civile di una comunità, è la regola che impedisce che la res publica diventi res privata.
Ultimamente, tuttavia, queste scelte di concessione del bene pubblico, di affitto, noleggio o locazione che sia, iniziano ad essere quasi obbligate. Per i Comuni sempre più in crisi di entrate, e sempre più al collasso nella quadra dei conti, l’idea di mettere a frutto il patrimonio diventa una necessità forzata.
Ben vengano gli sponsor, gli affitti e gli investitori privati. Purché l’obiettivo finale sia realmente quello di sostenere l’interesse della comunità (aumentando le entrate), non solo quello di favorire il sollazzo dei pochi (concedendo esclusività low cost).
In quest’ottica anche Volta dovrebbe promuoversi maggiormente, incoraggiando l’utilizzo e lo sfruttamento degli spazi comunali da parte dei privati cittadini per eventi, feste, manifestazioni, convegni privati. Non è mai stato fatto, o almeno, non abbastanza.
Ufficialmente Ponte Vecchio sarebbe stato affittato per qualche ora, in cambio 120.000 euro. Non mi intendo della materia, ma mi pare un compromesso accettabile. Ma dalla documentazione sembra emergere che il canone effettivo di locazione sia stato di soli 17.000 euro. Un po’ poco, perché su queste cose non si dovrebbero fare sconti neppure agli amici, e neppure nel periodo dei saldi estivi.