(E. Biagi)
Avremmo dovuto celebrare in serenità la Festa della Liber-Azione, ma di liber-attivo c’è stato ben poco. Su sessanta milioni di italiani, non siamo riusciti a trovarne uno che potesse diventare Presidente della Repubblica. Ritorna dunque “Napo orso capo”, uno sbarbatello della politica, classe 1926. Grande rispetto per Re Giorgio, ma è nato prima del dirigibile Italia, quando il cinema era ancora muto, la penicillina non era stata scoperta e non era stato inventato neppure il transistor. L’altro ieri insomma. Doveva esserci profumo di novità, invece rimane un forte odore di canfora.
Per la Presidenza del Consiglio, personalmente caldeggiavo il ritorno di Andreotti, per fare pendant con tutto il resto dell’arredo. Invece scende in pole position il sempregiovane Enrico Letta,. Finalmente un volto del cambiamento. Più o meno.
Enrico Letta è innanzitutto nipote dell’eminenza grigia Gianni Letta, con il quale oltre a spartire cognome e pranzi di Natale, condivide anche gli incarichi istituzionali. Nel 2006 Gianni cede ad Enrico la carica di Segretario del Consiglio dei Ministri. Nel 2008 Enrico restituisce ancora allo zio Gianni la stessa carica: impieghi di famiglia.
Ma il giovane Enrico è stato anche presidente dei Giovani Democristiani e poi Ministro di altri due personaggi bizzarri, D’Alema e Amato. Appena l’anno scorso Lusi, l’ex tesoriere della Margherita indagato per aver sottratto ingenti somme al PD, sostenne che parte di tali soldi finì proprio in tasca ad Enrico Letta. Illazioni, forse. Ma valeva la pena affidarsi ancora a questi personaggi?
Buon 25 aprile a tutti.