Io stesso ho consumato le pagine di questo blog per scagliarmi contro i malcostumi e gli scandali della politica italiana. Ho riscontrato consensi diffusi, perché sulle disoneste impudicizie dei governanti, tutti concordiamo e facciamo fronte comune. Sferriamo accuse verbali alla Roma ladrona, nella convinzione o nell’illusione che i piccoli comuni rimangano isole tutto sommato felici ed estranee. Ma se l’oggetto dell’attacco diventa l’amministratore locale e non più il politico nazionale? Se ci ritroviamo un assessore imputato in un processo? Se tutto questo accade davvero, cosa possiamo dire al riguardo?
La Gazzetta di Mantova dell’8 giugno riporta la notizia di un processo che vede imputato per ricettazione uno dei nostri assessori. Nessuna condanna, per ora solo accuse ed imputazioni.
Accetto il principio del garantismo, io che garantista non sono, ed accordo il beneficio del dubbio, non traendo alcun giudizio affrettato. Lascio anche perdere l’etica dell’eleggibilità (che sembra essere diventata una prerogativa esclusiva degli dei, e non degli uomini, e che imporrebbe a chi ha le mani sporche di non candidarsi al pubblico servizio), ma non posso non pensare che il minimo in questione siano le dimissioni dalla carica ricoperta. Chi può chiederle, le chieda; chi può darle, le dia. Si faccia appello al principio della moralità, ammesso e non concesso che ne sia mai esistita una. Purtroppo ho l’impressione che non sarà così.