Una volta, durante una partita che arbitravo in seconda categoria, capitò che un tifoso locale si rivolse con tono impetuoso al difensore centrale della sua squadra, reo, a suo dire, di scarso rendimento. Mi pare fossi dalle parti di Quistello e l’apostrofe fu più o meno così: “Sat gh’è mia oia ‘d sugàr, sta a casa a magnàr i turtèi ala domenica”. Il difensore uscì dal terreno di gioco e rincorse l’anziano tifoso, che nel frattempo s’era dato alla macchia. Espulso il primo, ancora latitante il secondo.
Non capisco perché domenica a Genova i cellerini non abbiano preso a manganellate sulle ginocchia quei quattro tifosi che hanno interrotto per un’ora la partita, pretendendo che la squadra locale si togliesse la maglia. Mistero della fede. D’altro canto la dice lunga il celebre striscione degli anni sessanta, esposto in occasione di un Mantova-Genoa: “Mantua me genuit: Mantua l’è mèi ca Genua”