“Sogno, qualcosa di buono
che mi illumini il mondo
buono come te”
(Zucchero – il volo)
Il Sogno è uno di quei personaggi mitologici che hanno fatto la storia di Volta. Io lo ricordo da sempre, da quando faceva il calzolaio nella minuscola bottega di Sassello, in quella casa dove abitava anche il Renato Balì, altro personaggio in cerca d’autore.
Iniziai a frequentare la sua bottega fin dalle elementari, quando mia madre mi mandava a portare le scarpe da risuolare. “Vai dal Sogno e digli che gli metta i tacchi nuovi. Ma non chiamarlo Sogno, che non vuole! Chiamalo Angelo”, mi diceva ogni volta. L’origine di quel soprannome rimane per me un mistero assoluto.
Sempre mia madre mi raccontò che il Sogno zoppicava perché da giovane aveva subito un incidente in moto ad un passaggio a livello, ed il treno gli aveva tranciato di netto una gamba. La sua gamba di legno (che da piccolo credevo gli servisse da supporto per piantare i chiodi nelle suole), e la sua bottega ferma agli anni ’50 dall’aspetto estremamente sinistro, mi incutevano un certo timore ogni qualvolta mi recavo da solo a ritirare le scarpe. Mi divenne amico durante la caccia al tesoro del grest, credo attorno agli otto anni, quando riservò solamente per me un paio di anfibi numero 47, oggetto dell’ansiosa ricerca: la mia fu l’unica squadra a consegnare l’articolo.
Gli anni dopo, nel periodo delle superiori, iniziò a farmi i complimenti per la qualità delle scarpe che gli portavo e non capii mai se faceva un elogio al mio stile, oppure se le sue erano solo lusinghe prettamente commerciali, per imbonirsi il cliente.
Girava per il paese con un’apecar color carta da zucchero e mi “suonava” ogni volta che mi incrociava.
Dopo il trasloco della bottega nel garage di vicolo Ortaglia e dopo la definitiva chiusura, ho perso un po’ le sue tracce. Rimarrà sempre una figura unica ed indimenticabile della mia infanzia, un personaggio uscito da un romanzo noir, col volto austero del cattivo e l’animo gentile del protagonista buono.
#1 by Gianluca at 21 marzo 2011
Bravo.
Avrei scritto più o meno le stesse cose.
Lo conoscevo un po’ meglio perchè a volte, essendo lo zio di mia moglie, me lo ritrovavo a pranzo dai suoceri.
p.s. su quella degli anfibi n. 47 c’era il mio zampino…
p.s.2. altra citazione
(non è che le conosci solo tu)
Agli angoli dagli occhi
ci sono rami secchi
sono strade che ho tentato.
attraverso il mare
la notte che paure
sono arrivato fino qua.
Ma non lo so
se son felice o no
sai mi difendo bene
da questo mondo infame
poco fumo e poca realtà.
#2 by Cirano at 25 marzo 2011
Bravo “Giullare”, molto poetico!
Siete in gamva lì nella bassa! Mi ricordate un amico che è originario di quella parti, racconta sempre di fatti e personaggi del suo paese.. è una forza! Gli segnalerò il tuo blog.
Enzo, detto il “padano” si chiama così il mio amico, non riesce a staccarsi dalle andature di pianura, anche quando scia lo fa nella stessa posizione che si utilizza per andare in bicicletta…
#3 by Giullare at 26 marzo 2011
Non dire mai a uno di Volta che è “della bassa”. Anche se abitassi a Vipiteno, non dirgli mai che è della bassa. Potrebbe restarci male