“In molti paesi per vincere le elezioni la politica di sinistra ha capito che doveva diventare di destra”
(C.W. Brown)
Di ritorno dalle vacanze ho appreso una notizia terrifica, passata silenziosamente un po’ sotto l’uscio dei media. Il Governo italiano ha rifinanziato, aumentandone addirittura l’importo, gli stanziamenti alla Guardia Costiera libica.
Una Guardia Costiera che, come dimostrato dai report delle Nazioni Unite e da numerose inchieste giornalistiche, è composta e gestita da milizie criminali locali. Truppe di delinquenti che speculano sul traffico degli esseri umani attraverso i centri di detenzione. Una sorta di diga dell’immigrazione, che regola i flussi dei migranti in base alle esigenze del momento. Quando pagano i governi la diga si chiude, quando pagano i trafficanti la diga si riapre un po’. Nel mezzo violenze, detenzioni, abusi, torture, omicidi.
Dunque, se a destra la politica per l’immigrazione si fa sbraitando “porti chiusi”, a sinistra Pd e Cinque Stelle predicano ipocritamente l’accoglienza, nascondendo però la polvere sotto il tappeto. Ufficialmente i porti rimangono aperti, ma paghiamo i criminali perché facciano il lavoro sporco bloccando le partenze direttamente nei lager. Alla fin fine se occhio non vede, cuore non duole.
#1 by Lorenzo at 5 agosto 2020
Caro Silvio,
purtroppo non solo l’Italia, ma l’intera Europa è artefice di questa politica ipocrita, secondo cui ogni mezzo è giustificato pur di raggiungere il fine della riduzione dei flussi migratori.
L’aggravante per l’Italia consiste nell’osteggiare direttamente l’attività delle ONG che prestano soccorso nel Mediterraneo (mi riferisco ai vergognosi decreti “sicurezza”) e nel finanziare e collaborare con un soggetto come la guardia costiera libica.
Il tutto avallato da un accordo Italia-Libia stipulato nel 2017 (governo Gentiloni), mai discusso né approvato dal Parlamento e pertanto incostituzionale (cfr. art. 80 della Costituzione).
Vorrei ricordare quanto dichiarato dall’ASGI (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione), secondo la quale con questa strategia l’UE e l’Italia stanno “aggirando il dovere di accogliere le persone in fuga da persecuzioni e guerre con una politica estera in materia di immigrazione in gran parte basata su accordi e partenariati stipulati con governi dittatoriali, come il Sudan, la Libia, il Niger o totalmente incapaci di garantire l’incolumità dei propri cittadini, come l’Afghanistan”. Il principio di non refoulement è calpestato “in quanto questi accordi esigono che i Paesi terzi blocchino con l’uso della forza il passaggio di persone in chiaro bisogno di protezione internazionale. Ciò in cambio di competenze e attrezzature militari oltre che dei fondi per la cooperazione, ossia di quelle risorse economiche che dovrebbero, al contrario, essere destinate alla crescita e allo sviluppo dei Paesi terzi, ignobilmente degradate a merce di scambio”.
Buona estate,
Lorenzo