“Ho una vasta collezione di conchiglie, che tengo sparse per le spiagge di tutto il mondo”
(S. Wright)
Ciascuno di noi, almeno una volta da bambino, ha sognato di giocare realmente in serie A. I primi calci nel campetto sterrato delle elementari, le prime partite in tv, le prime divise ufficiali negli esordienti… Il bello di essere piccoli è che non ci si vergogna di sognare l’insognabile e dunque appare più che lecito fantasticare sul magico e affascinante mondo del pallone.
Poi si cresce e si concretizza, capendo velocemente che i sogni sono un’illusione, mentre la realtà è ben altro affare. All’improvviso la serie A non è più un sogno: diventa un mondo lontano e impossibile, seppur contornato da un alone mitico e da una seduzione metafisica.
Ma tornando al sogno di giocare in serie A, una delle mie suggestioni più ricorrenti è sempre stata quella di collezionare le maglie degli avversari. Non fantasticavo di esordire a San Siro, di segnare contro la Juve o di vincere lo scudetto. Piuttosto, mi ha sempre intrigato quel nobile gesto di galateo agonistico, quel segnale di deposizione delle armi, quel cenno di pace fatta: lo scambio della maglia. Ho sempre fantasticato su una collezione di magliette di tutte le squadre e di tutti gli avversari più blasonati.
L’altro giorno ho scoperto sui social la strepitosa collezione di maglie di Spalletti. Non solo eroi del calcio mondiale, ma anche e soprattutto umili gregari. Campioni del calcio accanto a comparse anonime. Se ha un senso arrivare a quei livelli, per me è proprio su quello scaffale.