Archive for febbraio 2019
La democrazia di gufetta
“I depositari del potere esecutivo non sono i padroni del popolo, bensì i suoi funzionari; esso può nominarli o destituirli quando gli piaccia”
(J.J. Rousseau, Il contratto sociale)
Da oggi gli iscritti alla piattaforma Rousseau decreteranno se i senatori M5S dovranno votare l’autorizzazione a procedere per il Ministro degli Interni. Non si tratta di un’elezione, e non è neppure un referendum abrogativo. È un tipo di voto nuovo, un’evoluzione democratica. Tramite una società privata, gufetta99 e arnaldo58, senza aver letto uno stralcio di norma, senza conoscere una riga di diritto costituzionale, senza aver visto una pagina di relazioni da parte di commissioni ed addetti ai lavori, decideranno se il potere legislativo dovrà chiedere al potere giudiziario di giudicare il potere esecutivo. È tutto talmente semplice e lineare da sembrare quasi accettabile.
Carta Costituzionale scambiata per carta igienica. Con l’aggravante di una pretesa democratica, sempre più panacea di ogni male. In verità, in questa scelta di delega c’è la sintesi perfetta del momento: l’ignoranza, l’improvvisazione, la deresponsabilizzazione, la noncuranza del futuro. Gufetta99 dirà cosa devono fare i senatori, anche se non ha neppure l’età per candidarsi al Senato. È davvero una persona fortunata.
L’arte di improvvisare
“A volte funziona, a volte fallisce, ma è quello che succede quando abbiamo a che fare con l’improvvisazione”
(J. Garbarek)
Se non sai fare il caciucco alla livornese, ma inviti pomposamente gli amici a degustarlo e poi butti dei sofficini in una pentola di ketchup, c’è il forte rischio di deluderli. Allo stesso modo, se non distingui un condizionale da un congiuntivo, difficilmente vincerai il Pulitzer.
In alcuni ambiti l’arte di improvvisare, pur rappresentando un nobile esercizio di fantasia e una legittima pratica di adattamento, spesso non paga.
Il Governo italiano sta improvvisando la politica estera. Non gli manca solo la capacità, gli manca anche una vaga idea della direzione da intraprendere, gli manca un barlume di obiettivi da perseguire. E dunque improvvisa. Improvvisa quando non esprime una posizione chiara sulla crisi del Venezuela, non sapendo da che parte stare e raffazzonando dichiarazioni zoppe. Improvvisa attaccando apertamente la Francia, cioè usando il palcoscenico internazionale solo per alzare i toni della polemica interna e adescare qualche voto in vista delle regionali.
Il premier ha detto apertamente che “i Cinque Stelle hanno problemi di visibilità e hanno deciso di fare la guerra alla Francia”, mentre il vice-premier ha cercato invano alleanze con fantomatici sostenitori del golpe militare contro Parigi. Il risultato è ora una crisi diplomatica senza precedenti in Europa, che potrebbe avere ripercussioni economiche sull’export e che certamente avrà ripercussioni sulle relazioni tra i due paesi (appoggio internazionale, alleanze, accordi). Un altro passo verso l’isolamento europeo, tra stagnazione e recessione, un altro passo verso l’emarginazione dalle competizioni che ormai sono sempre più tra continenti e non tra singoli stati.
Il conto finale rischia di essere più salato del previsto. Ma nell’improvvisazione, per definizione, il “previsto” non esiste.