“Impara ad esprimerti, non ad impressionare”
(J. Rohn)
Potrebbe davvero sembrare che io abbia un’ossessione per Salvini, oppure che nutra per lui un odio viscerale. Non è così. Il fatto è che il personaggio appare molto intrigante dal punto di vista della comunicazione politica, costituendo un caso senza precedenti nel panorama italiano. Miete consensi in ogni circostanza in cui apre bocca, ogni volta che pubblica un post o che risponde ad una domanda.
Populista professionista, certo. Ma in questo è riuscito a superare anche i Cinque Stelle, mantenendosi fortemente tale anche dopo essere approdato al Governo. È decisamente semplice essere populisti quando si sta all’Opposizione. Dagli scranni della Minoranza, senza responsabilità dirette di governo o di amministrazione, il gioco più facile e proficuo è quello di fare demagogia ad oltranza. Da governanti, chiamati a fare i conti con la realtà, con le promesse e con le scelte concrete, il gioco diventa più duro.
L’esempio riportato sotto è da manuale. Come non essere d’accordo? Come non elogiare ed acclamare una posizione così netta ed inequivocabile? E la chiosa contro i fantomatici oppositori è l’affondo finale di una comunicazione perfetta che centra il bersaglio.
In questa strategia è certamente avvantaggiato dai social, che consentono di esprimersi senza contradditorio, visto che tra le migliaia di commenti eventuali dissensi o contestazioni non avranno mai la medesima visibilità e dignità del post originario. Però Salvini è l’unico che osa così tanto e la tattica sembra premiarlo.
Non entra mai nel dettaglio dei problemi e probabilmente non è in grado di approfondire questioni complicate senza banalizzare attraverso gli slogan. Però questo è il mestiere che ha scelto: comunicare alla massa e raccogliere consenso.
Forse sarebbe ora che qualcuno lo sfidasse in un contradditorio serio ed impegnato su argomenti complessi (immigrazione, Legge Fornero), andando oltre i facili proclami e mettendo alla prova le sue effettive conoscenze e la sua reale capacità di analisi.
#1 by Erica at 24 giugno 2018
Come si misura la bravura di un politico?
Con Salvini pare che sia divenuta attuale una precisa teoria della bravura politica: un bravo politico è un politico che domina il dibattito, prende voti, e aumenta il proprio consenso a prescindere dalla qualità delle sue idee e della loro realizzazione.
È buffo, a pensarci bene, perché per nessun altro lavoro ci sogneremmo di dire che qualcuno è bravo solo perché sa destreggiarsi con le apparenze e la tattica. Non pensiamo che un medico che riesce a farsi nominare primario ma non sa curare i pazienti sia un bravo medico. Non pensiamo che un manager che guadagna un sacco di soldi ma fa fallire l’azienda sia un bravo manager. Non pensiamo che un attaccante strappato agli avversari a un prezzo esagerato ma che non segna un gol sia un bravo calciatore. Non pensiamo che un insegnante di matematica che riesce a farsi assegnare gli orari e le classi che vuole ma che non sa spiegare le equazioni ai suoi studenti sia un bravo insegnante.
Certo, nessuno tra quelli che ritengono sbagliate le idee che Salvini propone può dire che costui è un bravo politico, a meno che sia convinto che il lavoro di un politico consista solo nel prendere voti, invece che governare bene il Paese. Ma è curioso (e in ultimo nocivo) che gran parte del commento politico più brillante sia solo e soltanto una faccenda di tattica invece che di merito.
L’idea normativa che abbiamo della politica – l’aspirazione di ciò che la politica dovrebbe essere – dà forma in qualche misura a quel che la politica può fare. Ridurre il mestiere del politico all’arte dell’auto-promozione significa aver rinunciato già in partenza alla promessa della democrazia.
Da un articolo di Roberto Tallaria
#2 by Giullare at 24 giugno 2018
Il politico bravo è certamente quello che fa gli interessi della polis, è ovvio. Ed è anche banale ricordarlo. Sugli interessi della comunità, tuttavia, entra in gioco la soggettività di valutazione. Ciò che è desiderabile per me, può non esserlo per un altro cittadino. Quanto al medico, all’insegnante e all’attaccante… per me lì gli interessi da tutelare o conquistare diventano meno soggettivi.
In ogni caso, io intendevo dire che Salvini persegue in maniera efficace i suoi obiettivi, che non sono la costituzione di un mondo più equo e più solidale, ma in primis il consolidamento del proprio potere. Ed in questo sta dimostrando più di altri grande determinazione e capacità.
La mia non era una valutazione “politica” delle sue azioni, ma un riconoscimento delle sue doti comunicative che conquistano i suoi (non i miei, non i nostri) obiettivi.