“Sempre pronto a una nuova idea e ad un antico vino”
(B. Brecht)
Questa volta il protagonista delle nostre irruzioni enologiche è stato l’Alto Adige. Terra amata per le montagne, per l’ordine, per la tranquillità e per i vini bianchi straordinari. Innanzitutto l’approdo alla magnifica cantina Elena Walch di Termeno, con il palazzo residenziale al centro del paese ed il suo curatissimo parco. Questo luogo sembra un villaggio nel villaggio. Una visita guidata, tra la tecnologia di ambienti e macchinari ultramoderni e i profumi e le suggestioni di luoghi ancestrali ed ammalianti. Da una parte i monitor touch screen permettono di controllare l’evoluzione di ogni singolo acino, dall’altra imponenti botti di rovere testimoniano la loro lunga vita con bassorilievi secolari e doghe che han visto passare la storia. Un connubio speciale che colpisce lo sprovveduto visitatore quale sono. Degustazione ottima e abbondante, immersi (è il caso di dirlo) tra l’aroma del gewürztraminer ed il calore del lagrein riserva. Sarà anche una cantina commerciale e dispendiosa, ma l’accoglienza ricevuta e la qualità assaporata ci hanno piacevolmente sorpreso.
La giornata è proseguita sulle rive del Lago di Caldaro, a pranzare sulla luminosa veranda dell’Hotel Leuchtenburg. Dopo una breve passeggiata, abbiamo visitato la cantina Haderburg di Salorno, di dimensioni decisamente più familiari.
Ringrazio i partecipanti per la bella giornata, che ci ha permesso di assaporare e apprezzare un altro Trentino, diverso e un po’ insolito.
Nota bene per i miei compagni di viaggio. La raffigurazione di Mosè con le corna e la sua spiegazione da parte di Anna è abbastanza vera. I corni sulla testa di Mosè rappresentano raggi di luce. Infatti nella Bibbia è riportato che Mosè scendendo dal monte Sinai aveva due raggi che partivano dalla sua fronte. In ebraico “raggi” si scrive “karen”, che però nelle varie traduzioni è stato trasformato in “keren” (corna) anche perché nel Medioevo si riteneva che solo Gesù potesse avere il volto pieno di luce. Le corna che si possono vedere sul capo della famosa statua del Mosè di Michelangelo derivano da un errore della Vulgata, la famosa prima versione latina della Bibbia, che interpretò come «corna» la voce ebraica che doveva essere rettamente tradotta «raggi di luce». Il passo è il seguente: «Ora Mosè, scendendo dal monte Sinai con le due tavole della testimonianza, non sapeva che dal suo capo uscivano due raggi a cagione del suo trattenimento familiare con Dio.» (Esodo, XXXIV, 29). Michelangelo si attenne alla versione corrente del suo tempo; ed anzi, prendendola alla lettera, diede al suo Mosè due corna ben visibili.
Per le scritte in gesso sui muri, invece, la spiegazione è la seguente: le iniziali C, M, e B ricordano effettivamente i tre magi Caspar, Melchior e Balthazar. Le due cifre di secolo ed anno indicano evidentemente la data. Il segno + fra le lettere e i numeri indica la croce cristiana e sottolinea la sacralità della scritta. Si tratta di un’usanza che si tramanda nel nord Europa nel periodo natalizio, per benedire le famiglie. La scritta è infatti anche l’acronimo latino di “Christus Mansionem Benedictat” cioè Cristo benedica questa casa.
Tutto questo… per la precisione.