Malta fina


Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato
(E.A. Poe)

Me l’aspettavo diversa. Nel mio immaginario Malta doveva essere solo un’appendice della Sicilia, con le contraddizioni proprie dell’isola italiana, a pochi chilometri di mare dalle tipicità del nostro sud.

In effetti è un po’ così. Ha un mare stupendo, ottimo pesce ed ospitalità sconfinata. Ma le similitudini con la Sicilia finiscono qui. A Malta ci sono ordine e pulizia, trasporti ben regolati ed efficienza espansa. Il retaggio della colonizzazione britannica è evidente. Domina l’ambiguità tra le fortificazioni impenetrabili del passato e l’architettura snella della modernità, fatta di vetrate e verticalità. Da qui sono passati tutti e ciascuno ha lasciato il segno: Fenici, Greci, Romani, Bizantini, Arabi, Normanni, Aragonesi, Cavalieri e Inglesi. La piccola Malta è stata sia anfiteatro mussulmano che baluardo del cristianesimo.

Abbiamo visitato l’isola a bordo dei bus turistici a due piani, un’intera giornata nel nord ed una nel sud. In assenza di un’auto propria, rimane uno dei modi migliori per vedere il meglio dell’isola in tempi ristretti. Oltre a La Valletta (bellissimo il giardino Upper Barrakka), tante spiagge, baie, siti paleo-neolitici, villaggi di pescatori e soprattutto la città vecchia di Medina, antica capitale di Malta.

Insomma, un luogo consigliabile: abbinandoci il mare, non si fatica a trascorrerci una settimana.

Per mangiare, l’ideale è muoversi nella zona di Paceville, che pullula di ristoranti. Due nomi tra mille: da Fresco’s sul lungomare di Sliema e Sciacca Grill proprio a Paceville.

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