“Sono ancora aperte come un tempo le osterie di fuori porta, ma la gente che ci andava a bere fuori o dentro è tutta morta.
Qualcuno è andato per età, qualcuno perché già dottore, e insegue una maturità, si è sposato fa carriera ed è una morte un po’ peggiore”
(F. Guccini, Canzone delle Osterie di fuori porta)
Secondo “Osteria tour” nel centro di Verona. Un pellegrinaggio in chiave allegorica, perdendosi nel centro storico con la scusa di un buon bicchiere. Chiacchiere, risate, spensieratezza… tutto quel che si confà ai buoni amici.
Ogni osteria, una stazione; ogni stazione, una foto; ogni foto, un’emozione. Come sempre, per ogni tappa ho annotato la sensazione che vino, luoghi e persone mi hanno trasmesso.
1 Le Piere – Primi schiamazzi e primi starnazzi: non è un’osteria, è un bar. Prosecco Bonfanti, per un’apertura leggera. Adagio… ma non troppo.
2 Osteria a la Carega – Lugana di facile beva, fagiana di facile bava. L’atmosfera s’accascia perché non c’è nulla da mangiare. Però nelle orecchie arriva un provvidenziale Van De Sfroos.
3 Osteria le Petarine – Ovvero la piacevole sorpresa. Qui il tempo si è fermato e varcata la soglia si cambia dimensione. Da trascorrerci pomeriggi interi.
4 Il carrarmato – Variazione al tema, con l’escursione in Sicilia. Etna di Planeta e tante ciarle. Probabilmente il vino migliore della serata.
5 Osteria al Duomo – Lunga attesa, dieci minuti per un Valpolicella Superiore di dubbia moralità.
6 Enoteca Dal Zovo – Ammaliati più dai racconti della cameretta di Sixty che dal fiacco Merlot Elena Walch.
7 Osteria del Bugiardo – Amnesia. Difficile ricordare.
8 Vini Zampieri la mandorla – Filosofia, ciance e tanti vaniloqui. Ed è subito sera.