Benvenuto al nord


Questo popolo di santi, di poeti, di navigatori, di nipoti, di cognati…

(E. Flaiano)

Sono tornato da un weekend da turista a Roma, colmo di disgusto. Amo Roma alla follia e non posso vederla soffocare tra i rifiuti e l’odore acre del piscio. Non posso vederla eternamente ostaggio delle sue buche, del suo caos e dei suoi chissenefrega. Non posso ascoltare le discussioni vuote sull’elezione del sindaco, consumate nella triste certezza che nulla mai cambierà. Non posso assistere a questo declino sempre più angosciante, che la fa sprofondare anche quando pensavi di aver raggiunto il limite più basso.

E in queste situazioni di disagio fisico, in questo trambusto primordiale, in questa totale assenza di regole… il mio istinto è quello di rinunciare alle bellezze e di andare verso nord, dove l’ideale di civiltà trova spesso pacato conforto.

La settimana scorsa sono stato per la prima volta a Lugano, per lavoro. Impeccabile, ordinata, fastidiosamente perfetta. Qua le macchine non sostano sulla strada in doppia fila. In strada non ci parcheggiano proprio. Marciapiedi lindi, che ti vien voglia di sdraiarti tra un lampione e l’altro. Non esistono i cartelli “vietato calpestare le aiuole”, perché son talmente belle che non ti sfiora neppure il pensiero di metterci un piede sopra. Bambini e ragazze che fanno jogging a tutte le ore. E tutti che salutano.

E di colpo mi sono sentito terrone. Perché c’è sempre qualcuno più a nord di noi (vedi inserzione sotto).

Lugano

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