Archive for gennaio 2016
Ciocapiàt
“Personaggio sbruffone con la tendenza a parlare molto e concludere poco. Di solito affibbiato ad individui che si vantano di particolari prodezze o agganci che in realtà non hanno”
(dal diz. Il Bolognese per tutti)
Nessuna volgarità, nessuna offesa, nessuna caduta di stile. Il segnale che Mantova è la vera capitale della cultura italiana sta tutta nello striscione dedicato a Renzi e alla sua visita. In una parola, elegantemente attinta dalla tradizione popolare e dialettale, c’è la sintesi di un sentimento diffuso.
Ciocapiàt, letteralmente “picchia piatti”, rimanda al rumoroso frastuono dei venditori ambulanti, capaci di attirare l’attenzione di tutti e di circuire chiunque con i loro annunci e i loro proclami. Robe che ti vien voglia di comprarle appena iniziano a raccontartele. Non necessariamente un ciarlatano o un mascalzone, ma un imbonitore da sagra, abilissimo a circuire capaci ed incapaci allo stesso modo.
Invidio l’ideatore di questo slogan, un genio indiscusso. Un po’ meno il destinatario del messaggio, sempre più vittima della sua esuberanza e della sua demagogia.
Piano, piano
Posted by Giullare in Cose di paese on 16 gennaio 2016
“È facilissimo trasformare le marionette in impiccati. Le corde ci sono già”
(S. Jerzy Lec, Pensieri spettinati)
Sui contenuti del Piano, e su ogni sostanziale precetto e previsione, ognuno può lecitamente prendere una posizione di sostegno o di opposizione, avallando o criticando le scelte prese nel recente passato dall’Amministrazione Adami. Al di là delle opinioni personali di ciascuno, però, la sentenza del TAR sulla validità del PGT mette in luce essenzialmente due aspetti di questa spinosa vicenda.
Il primo è l’acume, la dedizione e la chiarezza con cui il gruppo di Volta In Movimento ha spiegato questa annosa materia ai cittadini. Il lavoro inequivocabile e super partes del gruppo ha prodotto un messaggio di trasparenza e chiarezza che nessuna amministrazione e nessuna opposizione aveva mai saputo produrre prima. Non solo volontà di spiegare, ma anche grandi capacità di analisi e di sintesi. Ogni cittadino ed ogni amministratore dovrebbe avere la dignità intellettuale di riconoscerlo.
Il secondo aspetto da sottolineare è l’arroganza e l’ostinazione con cui alcuni soggetti hanno gongolato in attesa della sentenza, chiudendosi ad ogni dialogo e barricandosi dietro la boria e la superbia di certezze infondate. Tra costoro troviamo coloro che nutrono importanti interessi personali, necessariamente da perseguire e tutelare con determinazione, ma anche molti altri che legano l’asino dove vuole il padrone, che senza farsi troppe domande e senza entrare troppo nel merito sbandierano con veemenza un pensiero di altri. E sono proprio questi ultimi le vittime più struggenti, burattini inconsapevoli di un teatro grottesco pieno di comparse in cerca d’autore.
Nel regno animale
“Puoi conoscere il cuore di un uomo già dal modo in cui egli tratta gli animali”
(I.Kant)
Nella ridente Treviso, su denuncia di un’associazione ambientalista, i vigili vanno al mercato del pesce e sequestrano tre astici vivi adagiati sul ghiaccio. Come denunciare un fioraio perché tiene le petunie in un vaso d’acqua, o il pizzaiolo perché mette le pizze nel forno. Sembra una barzelletta, ma invece parte una segnalazione alla Procura della Repubblica per maltrattamento di animali. Nel frattempo i vigili si disfano probabilmente delle prove dando vita ad una catalana, annaffiata di abbondante prosecco.
Uno studio dell’Università di Pavia sulla fauna lombarda ha rilevato che nella provincia di Mantova c’è una nutria ogni due abitanti. Più nutrie che carabinieri, medici, infermieri e insegnanti messi insieme. La Coldiretti parla di emergenza, perché perforano gli argini e le sponde dei canali e devastano i campi, oltre a finire ammazzate dalle auto sulle strade. Per risolvere il problema occorrerebbe un piano nazionale di contenimento e una collaborazione interregionale, per eliminare almeno un milione e mezzo di nutrie. Anche qui gli animalisti insorgono.
Troppe volte per brandire la tutela dei diritti, ci si dimentica della differenza tra l’uomo e l’animale.
Je suis Charlie, a volte
“Sembra che io abbia una costituzione che non regge l’alcol e ancor di meno l’idiozia e l’incoerenza”
(J: Kerouac)
Ad un anno dagli attentati alla sede di Charlie Hebdo, le copertine del settimanale francese tornano a fare polemica. Stavolta dall’altra sponda del monoteismo. È la Conferenza Episcopale Francese a criticare l’inopportuna immagine pubblicata pochi giorni fa, dove si vede Dio col kalashnikov e la tunica insanguinata sotto la scritta “Un anno dopo – L’assassino ancora in fuga”.
Apriti o cielo, è il caso di dirlo. Ogni benpensante storce il naso di fronte a questa irriverente débâcle. Impertinente, sfacciata, in netta contrapposizione alla pace e alla distensione. Eppure l’anno scorso ricordo bene l’unanime appello al diritto di satira e l’insopportabile motto “Je suis Charlie”, scritto e sottoscritto ovunque. La coerenza a volte…