“Più che vergognarti di confessare la tua ignoranza, vergognati d’insistere in una sciocca discussione che la rivela”
(E. Joceline, The Mother’s Legacy)
Una mia amica ha scritto “l’Isis mi fa paura, ma anche l’ignoranza non scherza”. Nella disarmante semplicità di questo commento trovo tutto il significato della reazione sociale dopo gli attentati di Parigi.
Ignoranza che dilaga, che infetta, che miete vittime. Tutti che disegnano trattati di geopolitica, tutti esperti di terrorismo, tutti che hanno letto Oriana Fallaci e che hanno capito cosa bisogna fare. Poco importa se confondono il terrorista dell’IS con il profugo senegalese o se collocano geograficamente la Siria “là in fondo”, nello stesso posto in cui posizionano il Vietnam, il Monzambico e l’Alaska. E poco importa se si documentano solo ascoltando Salvini o leggendo i tweet di Grillo. È l’ignoranza, che combinata con la pigrizia di capire e con l’indolenza di cercare, crea dei mostri acefali. Che a loro volta si riproducono.
Non se ne può più di questa faciloneria d’analisi. Chi non ha i mezzi, o la voglia, di capire le dinamiche di quanto è accaduto, di superare lo strato di superficialità propinata dalle informazioni di massa, meglio che taccia. Meglio apparire come silenziosi indifferenti che come portatori insani di demenza.
Nel nostro piccolo non possiamo evitare le guerre, non possiamo salvare le vite, né sconfiggere il terrore. Però possiamo leggere, ascoltare e cercare. Anche oltre le siepi dietro cui ci siamo relegati. Non salveremo il mondo, ma almeno potremo mettere la bandierina francese sul nostro profilo facebook con un briciolo di dignità in più.