“All’uomo, nella sua fragile barchetta, è dato il remo in mano proprio perché segua non il capriccio delle onde ma la volontà della sua intelligenza”
(J.W. Goethe, Massime e riflessioni)
Dopo gli incidenti di Roma e gli atti vandalici contro la fontana di Bernini, fioccano ovunque le frasi fatte da riproporre quando ricorrono insieme le parole calcio, tifosi, incidenti. Ecco allora “la città messa a ferro e fuoco”, “le pene da inasprire”, “è solo una partita di calcio”, “in Europa queste cose non succedono”. E questi evergreen del repertorio retorico si riproducono in una sorta di copia/incolla virale. Insopportabili.
Di fronte ad fontana danneggiata tutti diventano patriottici e forcaioli, perché è bello credere che la fontana sia un simbolo della cultura italiana universale e che contro gli attacchi alla cultura non si discuta. Non importa se chi parla non sa neppure chi abbia costruito la suddetta fontana né quale sia la sua datazione approssimata. Insomma, che abbia cent’anni o duemila è più o meno uguale. Taluni hanno anche faticato un po’ per capire che “la Barcaccia distrutta” non era l’ennesimo gommone affondato a Lampedusa.
Ma di tutte le scemenze sentite in questi giorni, la più strabiliante è senz’altro l’opinione che i danni materiali ora li debba pagare l’Olanda. È come pensare di chiedere un risarcimento alla Germania per i turisti che lordano il Garda o pretendere che sia io a pagare i buchi fatti dai proiettili dei marò sui pescherecci indiani. Eventualmente il danno andrà risarcito da chi l’ha materialmente arrecato, ma questa è un’altra storia.
Il top poi è la semplificazione che vorrebbe l’Olanda come soggetto con partita iva. “Deve pagare l’Olanda!” L’Olanda chi? Il Re? Il Ministero del Turismo? Van Basten?